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Da allenatore di flag-football a protagonista del Super Bowl: la storia di Eric Weddle

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Massimo Marianella

©Getty

Fra le tante storia nella storia del Super Bowl 2022 fra Cincinnati Bengals e Los Angeles Rams (kick off nella notte tra domenica 13 e lunedì 14 febbraio alle 24.30 italiane, liveblog su skysport.it) c'è quella di Eric Weddle: da papà a tempo pieno a protagonista della partita più seguita al mondo in poco più di un mese. Massimo Marianella l'ha incontrato per noi

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Il Super Bowl! E’ da sempre la partita delle stelle e delle storie. Degli atleti e degli uomini. La sintesi perfetta di questo è Eric Weddle. Fino a poco più di un mese fa era un ex giocatore che faceva il papà a tempo pieno e insegnava il football ai bambini in un angolo della California. Domenica vestirà la maglia #20 dei Los Angeles Rams nel Super Bowl 56 e sarà uno dei punti di forza in difesa nel ruolo di free safety titolare.

Una telefonata ti cambia la vita

Solare, sereno, conscio e grato dell’incredibile opportunità arrivata dal cielo quando Jordan Fuller e Taylor Rapp si sono infortunati alla vigilia dei playoff. Incontrarlo, conoscerlo, intervistarlo ed assorbire la sua determinazione, il suo ottimismo la sua personalità è stato un privilegio. “Mio padre è un grande appassionato di football e per anni quando giocavo mi ha proposto di andare assieme al Super Bowl (trovando io i biglietti però) ma gli ho sempre detto di no perché ci sarei andato solo a giocarlo. Cosa che pensavo ormai non sarebbe mai più accaduta nella mia vita. Una mattina, senza sapere che i pianeti si stavano allineando in maniera irreale per me, sono andato a prendere i bambini a scuola e li stavo portando a giocare a volley quando è squillato il cellulare. Era Sean McVay, il mio ex e nuovo allenatore al tempo stesso, che mi chiedeva se tra 5 giorni avessi voluto giocare il Monday Night con i Rams. Ho detto di sì con entusiasmo, ma…” 

Il sorriso della gente

“Due anni a casa mi hanno costretto a lavorare durissimo. In tutti quei mesi avevo perso tutto fisicamente. Mi sono chiuso in palestra ogni giorno col preparatore dopo la fine degli allenamenti con la squadra e ho rimesso su 5/6 chili di muscoli per essere la versione migliore di me stesso e tornare a chiedere al mio fisico cose che erano normali prima, ma che non sollecitavo da 24 mesi. La cosa più difficile è stata trovare l’equilibrio tra il voler recuperare la condizione con una mole di lavoro importante, ma senza compromettere le chance di giocare. Me lo ha ricordato subito al primo match il sentire una punta di fastidio all’adduttore”. Parla a ruota libera, ma ad un certo punto guarda tutti i giornalisti davanti a lui e… “Ehi siamo all’aperto e tutti ad una distanza corretta, ragazzi perché non levate la mascherina? Mi piace vedere il sorriso della gente e questa è un’occasione gioiosa”. 

Il migliore possibile

Ecco traspare la gioia, l’entusiasmo del momento in lui e come non capirlo. Infatti è lui che continua a sorridere: “Una volta detto basta col football ho fatto il papà e il marito cercando di essere il miglior marito possibile e miglior papà perché nella vita ho sempre aspirato ad essere il migliore possibile. Che si trattasse di essere giocatore, padre, amico, studente, marito. In tutto. Ci vogliono volontà, lavoro e dedizione, altrimenti sei uno dei tanti e per me non è accettabile” L’impegno familiare ha significato anche in questi due anni di stop allenare la squadra di flag-football del figlio: “Siamo arrivati in finale e vinto quel match. Questo mi ha dato orgoglio, ma anche la possibilità di vedere, se pur ad un livello diverso, il gioco da un’altra prospettiva solo che non mi sarei mai aspettato che mi sarebbe stato utile in campo e cosa più strabiliante per arrivare in finale anche io”.  

Rams favoriti, Bengals preferiti

Un match nel quale i suoi Rams sono favoriti e anche per questo sembra che la gran parte dell’America neutrale tiferà per i Bengals: “Non m’interessa onestamente e non incide sul match. Così come i vestiti con cui scenderemo dal bus, chi canta l’inno, l’half-time show, chi è sorteggiato team di casa (curiosamente i Bengals in questo caso), se giochi con la prima o la seconda maglia. Tutte cose, belle e curiose, ma che non hanno impatto sul match. Io il Super Bowl lo giocherei anche sul campo di una high-school senza niente di tutto questo. Solo per amore del football e della storia di questa partita”. 

Una seconda vita

Rams davvero favoriti però? “I pronostici li fanno altri, noi giochiamo e faremo bene a fare attenzione perché affrontiamo una squadra di grande talento. Loro hanno ricevitori straordinari quindi il compito domenica, qualsiasi strategia adotteranno, per me e tutta la difesa sarà durissimo. Ja’Marr Chase è esplosivo, verticale e dopo la ricezione molto fisico. Higgins è altrettanto straordinario perché ha una presa incredibile. Pochi hanno una ricezione così naturale come la sua”. Quindi chi vince? “Io credo che vinceremo noi, ovvio! Siamo una squadra fatta soprattutto di veterani e questo è importante perché al di là del campo si sa apprezzare meglio un momento come questo senza dare nulla per scontato. Prendete me, io domenica sera, comunque vada, torno a quella che è stata la mia vita nei passati due anni, ma queste settimane sono state un grande regalo. Una seconda vita agonistica”.

Il paradiso può attendere

Una storia meravigliosa la sua. Da ex giocatore ad allenatore di flag-football e a protagonista del Super Bowl. Beh, in fondo “Il Paradiso può attendere” è un film che parla dei Rams. Ah, quando glielo ho detto mi ha risposto che non lo conosceva, ma promesso che lo guarderà prima di domenica.