NHL, il fascino della Stanley Cup

Sport USA

Danilo Freri

Questa notte si gioca gara 1 tra Colorado e Tampa Bay, in diretta alle ore 2.00 su Sky Sky Sport Uno e Sky Sport Arena. La finale NHL assegna la Stanley Cup, uno dei trofei più antichi e affascinanti nel mondo dello sport. Questa è la sua storia

NHL, LA GUIDA ALLA STANLEY CUP

E’ il Sacro Graal dell’hockey. La coppa che tutti sognano e che in qualche modo concede l’eterna giovinezza, nel senso che la fama che garantisce non morirà mai. Porta su di se il peso della storia, il legame con la tradizione e tutti i nomi dei vincitori. La Stanley Cup ha un fascino innegabile e magnetico. Tra alcuni giorni sarà il capitano della squadra vincitrice a sollevarla. Quindi Steven Stamkos (Lightning) o Gabriel Landeskog (Avalanche). 

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Una coppa che viene da lontano

Frederick Arthur Stanley, meglio conosciuto come Lord Stanley of Preston fu nominato Governatore del Canada dalla Regina Vittoria nel 1888. Lui e i suoi figli scoprirono presto il nuovo sport che faceva impazzire i canadesi: l’hockey ghiaccio. Soprattutto i figli diventarono giocatori appassionati. Il 18 marzo del 1892, ad una cena della Ottawa Amateur Athletic Association, viene proposto a Lord Stanley di mettere in palio una coppa da assegnare alla squadra vincitrice di una sfida. Non una coppa definitiva, ma da riassegnare anno dopo anno ai vincitori. Lord Stanley ne approfittò per codificare alcune regole e dare un primo regolamento a quel nuovo gioco. Fu acquistata una coppa d’argento che costò 10 guinee (equivalenti a circa 1.500 dollari di oggi). La Stanley Cup fu realizzata a Sheffield in Inghilterra. I primi vincitori furono i giocatori della Montreal Amateur Athletic Association nel 1893. Lord Stanley non vide mai una gara in cui fu assegnata la sua coppa perché tornò in Inghilterra alcune settimane prima della sfida del 1893. Ma i suoi figli fondarono l’Ontario Hockey Association che ha di fatto iniziato l’organizzazione dell’hockey moderno. La NHL non esisteva ancora, la prima volta in cui fu assegnata dalla nuova lega fu nel 1917.

Quante avventure!

Alla coppa è capitato di tutto, come ai primi pionieri dell’hockey ghiaccio. Le prime partite si giocavano senza balaustre, c’erano già alcune migliaia di spettatori e i giocatori finivano sullo slancio tra il pubblico, spesso i tifosi li maltrattavano un po’ prima di restituirli alla pista….Nel 1905 la squadra di Dawson City viaggiò per 23 giorni, anche su slitta per arrivare a giocare la sfida. La coppa è sempre stata abbinata a festeggiamenti ad alto tasso alcolico. I giocatori di Ottawa, ubriachi, buttarono la coppa nel canale Rideau e la ripescarono il giorno dopo. Spesso è stata dimenticata sul luogo dove avevano organizzato la festa per la vittoria. E’ stata perfino rubata con tanto di richiesta di riscatto. Ha resistito ed è arrivata fino a noi. Ma è stata sostituita da una replica fatta nel 1963, l’originale d’argento era ormai troppo fragile e sottile ed è conservata nella Vault Room della Hockey Hall of Fame di Toronto. Quindi quella che viene consegnata dal 1964 in poi è una Presentation Cup, che ha anche una sua replica pronta a prendere il suo posto in bacheca. Perché la Stanley Cup è l’unico trofeo al mondo che durante l’estate viene consegnato ad ogni giocatore della squadra vincente per un giorno per poterlo mostrare a casa sua ad amici e parenti. Perché viaggia per circa 200 giorni l’anno per partecipare ad eventi, per apparire in show televisivi. E’ una star, la Stanley Cup. Ha anche i suoi personali account sui social. Ha anche dei responsabili che la curano e non la perdono mai di vista. Perché, appunto, le può capitare di tutto. La tradizione di bere champagne dalla coppa sembra sia stata iniziata nel 1896 dai Winnipeg Victorias. Poi l’hanno imitata in tanti, con tutte le coppe e in tutti gli sport. Ogni tanto però è andata peggio. Ed Olczyk (New York Rangers) nel 1984 l’ha portata alle Belmont Stakes e ha ci fatto mangiare il cavallo vincitore del Kentucky Derby di galoppo. Non si contano i giocatori che l’hanno usata come scodella per far mangiare i loro amati cani. Abitudine antica…ma non troppo. L’hanno fatto anche Sean O’Donnell nel 2007 e Nick Bonino dei Penguins in anni molto recenti. 

Una forma speciale

La Stanley Cup è famosa anche per la sua forma, dovuta alla tradizione di scrivere i nomi dei vincitori sulla coppa che diventa così un albo d’oro delle finali, o forse darebbe meglio dire d’argento…I primi tentativi sono stati maldestri, a volte incisioni fatte con un coltellino, a volte si scriveva solo il nome della squadra, altre tutti i nomi dei giocatori. Ma l’abitudine è diventata presto una tradizione. Sulla coppa vanno scritti i nomi dei giocatori e dello staff. Si è creato presto un comprensibile problema di spazio per ospitare tanta gloria. Risolto aggiungendo anelli alla base della coppa in modo da poter incidere altri nomi sulla fascia d’argento che veniva aggiunta. L’ultimo anello è stato inaugurato nel 2018 dai Washington Capitals e ospiterà i vincitori fino al 2030. Ma queste basi non possono portare tutti i circa 3.300 nomi che sono stati scritti in 129 anni di sfide. Le fasce d’argento vengono progressivamente tolte e conservate nella Hockey Hall of Fame, lasciando solo i nomi più recenti. La squadra che l’ha vinta più volte sono i Montreal Canadiens (24). Il giocatore che ha inciso il suo nome più volte è Henri Richards di Montreal: l’ha vinta 11 volte. Ma nome che appare più volte è quello di Jean Beliveau: 17 volte, 10 come giocatore e 7 come dirigente.

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Il giro di pista

L’altra tradizione legata alla Stanley Cup è che viene consegnata al capitano della squadra vincitrice ed è lui a fare il primo giro di pista alzando la coppa sopra le spalle con entrambe le mani, viste le dimensioni. Una scena che è diventata uno degli atti celebrativi più iconici nello sport. Ma che è un’invenzione abbastanza recente. La prima volta che fu consegnata sul ghiaccio subito dopo la partita fu nel 1932. E solo nel 1950 Ted Lindsay, capitano dei Detroit Red Wings, pensò di alzarla sopra la testa e di fare un giro di pista per farla vedere da più vicino ai tifosi. Buona idea. Da allora si è sempre fatto così e la coppa è sempre stata consegnata al termine della finale (prima non avveniva tutti gli anni…). Solo tre capitani hanno ceduto l’onore del primo giro di pista ad altri giocatori. Perché rappresentava una rivincita. Wayne Gretzky nel 1987 la consegnò a Steve Smith, accusato l’anno precedente di aver fatto perdere gli Oilers e Guy Carbonneau nel 1993 la diede a Denis Savard che molti a Montreal avrebbero voluto mandare altrove in qualche scambio per liberarsene. Nel 2001, anno dell’ultima vittoria dei Colorado Avalanche che quest’anno tornano in finale, Joe Sakic ha ceduto il trofeo a Ray Bourque, giocatore leggendario che era arrivato a vincere finalmente la Stanley Cup dopo 22 anni di carriera e che aveva già annunciato il ritiro.

Ray Bourque e Joe Sakic
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La NHL su Sky Sport

Gara 1 tra Colorado Avalanche e Tampa Bay Lightning è questa notte alle ore 2.00 su Sky Sport Uno e Sky Sport Arena. Gara 2 nella notte tra sabato e domenica sempre alle 2.00 su Sky Sport Uno e Sky Sport Action. Si gioca al meglio delle 7 partite. Il vantaggio del campo spetta agli Avalanche che hanno avuto un migliore record il regular season. Tampa Bay ha vinto il titolo nelle ultime due stagioni, Colorado ha vinto l’ultima volta nel 2001.

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