Wimbledon, il terzo round fra Bartoli-Lisicki vale la corona
TennisNel 2007 vinse la francese, quattro anni dopo la tedesca si prese la rivincita, ma nessuna delle due arrivò in fondo al torneo. Stavolta in palio c'è il primo titolo Slam in carriera: ecco chi sono le aspiranti regine
Quel che è certo, ormai dai quarti di finale, è che Wimbledon incoronerà una nuova regina Slam: né Marion Bartoli né Sabine Lisicki, infatti, hanno mai conquistato uno prova del grande Slam in carriera, e solo la francese ci è andata vicino nel 2007, proprio a Londra.
Bartoli, l'anti-Sharapova - La finale che si giocherà sul Centre Court sulla carta somiglia più a un incontro di boxe: la Bartoli, numero 15 al mondo, è una delle giocatrici con i colpi più "pesanti" del circuito, gioca a due mani sia il rovescio che il diritto, si carica come nessuna tra un punto e l'altro e sottolinea ogni 15 (anche in caso di errore dell'avversaria) con pugnetto e "Allez", non sempre rivolgendosi al proprio angolo. Angolo nel quale siedono spesso il capitano di Fed Cup Amelie Mauresmo, il padre-allenatore a intermittenza (cacciato dalla stessa Bartoli durante un match, abbandonato professionalmente, poi ripreso dopo un periodo nerissimo) e lo sparring partner monegasco, Drouet, che fu di Tomic e al quale il padre dell'australiano spaccò il naso con una testata: uno che ama il rischio, insomma. Marion, nel tennis sempre più pizzi e merletti delle "-ova" rappresenta una specie di pugile "brutto, sporco e cattivo", che torna in finale a Church Road dopo sei anni e sa di avere l'occasione della vita, all'interno di un torneo che ha visto cadere una dopo l'altra le favorite e nel quale la francese è andata avanti d'esperienza, senza entusiasmare ma senza nemmeno perdere un set.
Sabine, 14 anni dopo Steffi - All'altro angolo ci sarà Sabine Lisicki, tedesca, numero 24 del ranking mondiale a rendere questa finale una delle più improbabili della storia. Sabine riporta la Germania femminile in finale dopo Steffi Graf e lo fa al termine di un percorso minato dalle teste di serie Stosur (14), Williams (1, ma praticamente fuori categoria) e Agnieszka Radwanska (4 e finalista un anno fa). Per lei si tratta della prima finale Slam in carriera, senza nemmeno aver mai raggiunto l'atto finale di un Premier Mandatory. Servizio bomba, grande profondità di colpi ed accelerazioni che hanno impallinato anche l'intoccabile Serena basteranno contro la solidità e l'esperienza della Bartoli?
Parità a Wimbledon - I precedenti sono a favore della tedesca, che ha vinto 3 volte su 4 incontri, ma come si sa a Wimbledon i numeri hanno un valore relativo: è l'unico torneo importante che si gioca su erba, all'occorrenza anche indoor e in un clima diverso da ogni altro campo centrale del mondo. Relativamente ai Championships i precedenti dicono 1-1: il primo incontro, nel 2008, lo vinse la francese in due set mentre nel 2011 fu la tedesca a prendersi la rivincita in tre set, ai quarti, dominando l'ultimo parziale.
Bartoli, l'anti-Sharapova - La finale che si giocherà sul Centre Court sulla carta somiglia più a un incontro di boxe: la Bartoli, numero 15 al mondo, è una delle giocatrici con i colpi più "pesanti" del circuito, gioca a due mani sia il rovescio che il diritto, si carica come nessuna tra un punto e l'altro e sottolinea ogni 15 (anche in caso di errore dell'avversaria) con pugnetto e "Allez", non sempre rivolgendosi al proprio angolo. Angolo nel quale siedono spesso il capitano di Fed Cup Amelie Mauresmo, il padre-allenatore a intermittenza (cacciato dalla stessa Bartoli durante un match, abbandonato professionalmente, poi ripreso dopo un periodo nerissimo) e lo sparring partner monegasco, Drouet, che fu di Tomic e al quale il padre dell'australiano spaccò il naso con una testata: uno che ama il rischio, insomma. Marion, nel tennis sempre più pizzi e merletti delle "-ova" rappresenta una specie di pugile "brutto, sporco e cattivo", che torna in finale a Church Road dopo sei anni e sa di avere l'occasione della vita, all'interno di un torneo che ha visto cadere una dopo l'altra le favorite e nel quale la francese è andata avanti d'esperienza, senza entusiasmare ma senza nemmeno perdere un set.
Sabine, 14 anni dopo Steffi - All'altro angolo ci sarà Sabine Lisicki, tedesca, numero 24 del ranking mondiale a rendere questa finale una delle più improbabili della storia. Sabine riporta la Germania femminile in finale dopo Steffi Graf e lo fa al termine di un percorso minato dalle teste di serie Stosur (14), Williams (1, ma praticamente fuori categoria) e Agnieszka Radwanska (4 e finalista un anno fa). Per lei si tratta della prima finale Slam in carriera, senza nemmeno aver mai raggiunto l'atto finale di un Premier Mandatory. Servizio bomba, grande profondità di colpi ed accelerazioni che hanno impallinato anche l'intoccabile Serena basteranno contro la solidità e l'esperienza della Bartoli?
Parità a Wimbledon - I precedenti sono a favore della tedesca, che ha vinto 3 volte su 4 incontri, ma come si sa a Wimbledon i numeri hanno un valore relativo: è l'unico torneo importante che si gioca su erba, all'occorrenza anche indoor e in un clima diverso da ogni altro campo centrale del mondo. Relativamente ai Championships i precedenti dicono 1-1: il primo incontro, nel 2008, lo vinse la francese in due set mentre nel 2011 fu la tedesca a prendersi la rivincita in tre set, ai quarti, dominando l'ultimo parziale.