Il tennis del futuro: l'importanza della qualità nella risposta

atp finals
Angelo Mangiante

Angelo Mangiante

©Getty

Le Atp Finals continuano a offrire contenuti tecnici sempre più proiettati al futuro. In particolare un elementi emerge sempre di più: la crescita della qualità nella risposta al servizio. "In punta di volée" è l'analisi del tennis attraverso i magnifici 8 di Torino. Angelo Mangiante è stato un tennista professionista: n° 708 della classifica mondiale Atp in singolo e n°732 in doppio come best ranking, maestro federale e International Coach (ha allenato anche la n.3 del mondo Amanda Coetzer)

C'è un futuro tecnico e anagrafico già scritto dentro i mille risvolti onirici delle Atp Finals. Tra i magnifici 8 presenti a Torino c'è un solo ultratrentenne, Djokovic 34 anni. Dietro di lui, ben sette under 25. Anagraficamente il ricambio è già cominciato, ammettendo nell'elite dorata anche Sinner e  Berrettini. Mai nella storia del tennis italiano ci era stato concesso il privilegio di chiudere l'anno con due tennisti italiani contemporaneamente tra i primi 10

Ricambio generazionale ed evoluzione tecnica

Un ricambio generazione accompagnato da un'evoluzione tecnica. In questo scenario è cresciuto a dismisura l'importanza di un colpo: la risposta al servizio. Mai come in queste Atp Finals avevamo visto aumentare così tanto la qualità della risposta come antidoto ai grandi battitori. Allenamenti pre e post partita alle Atp Finals incentrati sull'addestramento specifico della risposta. Come fosse un'uscita dai blocchi. Si lavora per ipnotizzare servizi che viaggiano a medie ben oltre i 200 km all'ora. Un allenamento visivo con utilizzo di video analisi alla ricerca di un timing sempre più perfetto. Step in avanzamento studiati in modo chirurgico, fino alla perfezione di nome Nole Djokovic.

L'esempio Djokovic

L'uomo che ha spinto tutti gli altri a lavorare ancora di più sulla risposta. Andando ben oltre la macchina lanciapalle del padre padrone di André Agassi. Allora il kid di Las Vegas aumentava i riflessi nella risposta con l'ossessione della macchina manovrata dal padre per soarargli addosso milioni di palle ogni giorno. Un incubo racchiuso magistralmente nella sua autobiografia. I tempi sono cambiati, per fortuna. Ora non c'è nessun odio recondito, ma solo un trattamento scientifico. Una cura più evoluta per sconfiggere la violenza del servizio. L'ultima frontiera: saranno i grandi ribattitori a mettere paura ai giganti del servizio. Non viceversa. Saranno spazzati sempre più via i vari Isner e Opelka. La risposta al futuro è adesso, a Torino