Back in the Usa. Il tennis americano è entrato nel futuro

A Flushing Meadows quest’anno si è festeggiato il come back. Dopo ventidue anni due beniamini di casa sono tornati in finale allo Us Open, Jessica Pegula nel tabellone femminile e Taylor Fritz nel maschile: non accadeva dal 2002. Guardando soltanto gli uomini, l’ultimo campione born in Usa era stato Andy Roddick nel 2003. Da quel momento in poi, il vuoto. Gli Stati Uniti hanno fatto la storia del tennis dentro e fuori dal campo: da Bill Tilden ad Arthur Ashe, a cui è dedicato il campo principale dello Us Open, da John McEnroe alle sorelle Williams. Sono stati loro a portare i gesti bianchi in un nuovo mondo, più colorato e meno ortodosso . Ma l’american style ha influenzato il tennis anche dal punto di vista tecnico. Il servizio di Pete Sampras e la risposta di Andre Agassi sono l’ultimo emblema di questo dominio. Negli anni Settanta 30 giocatori tra i primi 100 al mondo erano di nazionalità statunitense, tra di loro, in media, 3 erano in top 10. Nel 1974, ad esempio, il numero uno era Jimmy Connors, il numero 7 Arthur Ashe, il numero 8 Stan Smith. Nel 1982, la top 3 era così composta: McEnroe, Connors e Lendl, quest’ultimo ceco di nascita ma yankee nel passaporto. In quella stagione, in top 20, soltanto 9 giocatori erano nati fuori dai confini a stelle e strisce. Gli anni ’90 hanno fatto la storia di questo sport. Andre Agassi e Brooke Shields: la fidanzatina d’America che sceglie lo sportivo, Hollywood sbarca a Wimbledon, il tennis diventa spettacolo. Campi in terra rossa e antiche cattedrali inglesi a parte, è dall’altra parte del mondo che si fa la storia, l’Europa rimane a guardare, come è successo quasi ovunque si lascia colonizzare, il total white si arrende di fronte ai colori, il "silence please" che viene sconfitto dal rumore degli spalti newyorchesi. Con la fine del millennio comincia però una nuova era. I Big 4 spostano gli equilibri. La fine del ‘900 rappresenta il tramonto americano e la rinascita dell’Europa. L’arrivo della Golden Age cambia di nuovo la cartina geografica. L’impero diventa periferia. I nuovi padroni arrivano dal Vecchio continente, con gli States sempre più lontani dalla vetta del ranking. Con un’unica eccezione, Andy Roddick, che però intorno a sé non ha mai avuto un movimento, una squadra, è sempre stato, fino all’anno del suo ritiro nel 2012, una bandierina in mezzo al deserto, al vuoto lasciato dal passato. L’assenza di grandi nomi ha influito anche sul movimento di base, che dal 2009 al decennio successivo non ha fatto altro che perdere tesserati. Ciò che succede tra i top players è il riflesso di ciò che accade nel movimento di base e viceversa. Il passato è stato una condanna per i tennisti degli Stati Uniti, a sostenerlo è la fondatrice della rivista 'Racquet'. "La nostra rinascita è avvenuta quando è trascorso abbastanza tempo dal ritiro dei grandi nomi. Il nuovo dream team americano è composto da tanti giovani, uomini e donne, che non vivono più con il fardello rappresentato dagli ex campioni. Lo si può notare quando giocano: Taylor Fritz, Frances Tiafoe, Tommy Paul quando scendono in campo non pensano mai alla storia che li ha preceduti, ed è per questo che sono così coraggiosi e anche così diversi". Il nuovo dream team born in Usa è troppo giovane per ricordarsi delle finali tra Pete Sampras e Andre Agassi proprio a Flushing Meadows. Pur onorando le leggende la nuova generazione è riuscita a liberarsene. E di nuovo ha senso fare il paragone con il numero dei tesserati della Usta, la federazione di tennis americana. Mentre nel 2019 il numero dei giocatori era di circa 17 milioni e 680 mila, dodici mesi dopo i tennisti sono diventati oltre venti milioni e sono stati quasi 24 milioni nel 2023. In parallelo, nel 2022, Taylor Fritz ha vinto il suo primo titolo a Indian Wells, diventano il primo americano dopo Andre Agassi nel 2001, Frances Tiafoe ha giocato la sua prima semifinale agli Us Open nel '22, diventando il primo dai tempi di Roddick nel 2006. Con la sua prima finale Slam in carriera, il ventiseienne Taylor Fritz riscrive la storia, una storia liberata, una storia nuova, una storia del nuovo millennio.