Well done, Jannik Sinner. Come in 12 mesi "the nicest guy" è diventato l'ultimo livello

“It’s hard to beat the nicest guy”. È difficile battere il ragazzo più gentile. È questa la frase che accompagna la vittoria di Jannik Sinner agli Us Open. Il suo sponsor lo dipinge così, il ragazzo più carino nei modi di fare, quello che provate a batterlo se ci riuscite. La stagione degli Slam è finita nello stesso modo in cui è iniziata, con la vittoria dell’azzurro. Mentre è cominciata la parte finale dell’anno solare tennistico, la trasferta asiatica, è utile ripercorrere gli ultimi dodici mesi del nicest guy, il ragazzo che un anno fa abbandonava gli Stati Uniti con il morale sottoterra e un’altra eliminazione al quinto set in bacheca, agli ottavi di finale contro Alexander Zverev. Quella sconfitta è diventata uno spartiacque, la premessa per la trasformazione, il passaggio da “il ragazzo si farà” a “il favorito”. In patria, diventa un caso nazionale la sua scelta di non partecipare alla fase a gironi della Coppa Davis; dall’altra parte del mondo cominciano le vittorie grandi, contro avversari fino a quel momento intoccabili. Come è successo anche prima del torneo di New York, anche l’anno prima a Pechino, quando intorno al suo nome comincia una tempesta, lui indossa il cappellino e chiede soltanto di poter entrare in campo a giocare. Per dimostrare senza parole di essere dalla parte della ragione. È il 3 ottobre 2023, China Open, in semifinale si affrontano Sinner e Alcaraz, lo spagnolo è testa di serie numero 1, l’azzurro la numero 6. Finisce 7-6, 6-1 contro pronostico, il vero scoglio però lo affronta il giorno dopo ed è Daniil Medvedev, l’avversario contro cui non ha mai vinto. In Asia, però, qualcosa accade, si infrangono vecchi tabù. Vince 7-6, 7-6 l’underdog, che due anni prima aveva dovuto assistere alla scena in cui il russo gli sbadigliava in faccia, come a dire: “che noia, che sonno”. Quel titolo vinto dopo la delusione americana è stato come l’accesso ad un nuovo livello del videogioco del tennis, in quel momento Jannik Sinner è numero 4 del mondo, ma si intuisce che è avvenuto un upgrade, gli si sono spalancate davanti le porte di un nuovo mondo, un mondo che più in alto di così non si può. Tornato in Europa, a Vienna, sempre nel mese di ottobre e sempre in finale, sconfigge di nuovo Medvedev. Poche settimane dopo, alle Finals di Torino è pronto per l’ultimo nemico del videogame, il più cattivo perché il più forte: Novak Djokovic. Vince anche contro di lui nel round robin, prima di perdere in finale e prima di ribatterlo ancora, nelle Finals di Davis Cup. Step by Step. La strada per il successo, per la cima del mondo, il superamento di tutti i livelli, è costellata di cadute, sconfitte, delusioni, partite perse che servivano per imparare a vincere. Niente è scontato nella parabola tennistica di Jannik Sinner, ogni passo in avanti è documentato dal gioco prima ancora che dai risultati, dai tie-break vinti e dai miglioramenti al servizio, dalle scelte di campo e dai dettagli dietro le quinte, ore e ore a massacrare il braccio degli sparring partner per diventare l’uomo che colpisce meglio la pallina in tutto il circuito. Il rapporto causa effetto, dall’Asia in poi, ha cominciato a funzionare come un ingranaggio perfetto. “Dovevo ancora smettere di crescere”. Così diceva il numero uno del mondo dodici mesi fa, dimostrando di avere piena consapevolezza del suo percorso. Nessun segreto, nessun colpo di fortuna, le motivazioni sono forse le più banali: lavoro, pazienza, lavoro. Oltre alla dedizione, bisogna però aggiungere la fiducia, il coraggio nelle scelte, non solo dentro il campo e prima di un match point ma anche fuori dalla tua comfort zone quando il mondo ti vorrebbe strapazzare e tu dici no grazie, quando non rispondi alle provocazioni oppure rispondi alla grande, nicest guy e cappellino in testa, ma la testa sempre alta, replicando alle polemiche con un “Io devo pensare soltanto alla mia, di storia”. A ventidue anni e qualche mese, eccolo Jannik Sinner, pronto per il mondo degli adulti. Di nuovo in trasferta dall’altra parte del mondo, questa volta in Australia, e forse per la prima volta in anticipo rispetto al programma - rispetto a questa missione che dura da una vita e che era destinata al trionfo fin dagli inizi, ma provateci voi a mantenere la promessa di diventare il più forte sulla faccia della terra. Eccolo, dunque, il primo Slam, conquistato battendo di nuovo i soliti due, Djokovic e Medvedev, quest’ultimo domato in rimonta, da due set a zero sotto, dimostrando che quando cominci a vincere, diventa difficile perdere, se sai come ci sei arrivato in quella condizione. È vero anche il contrario, e per questo bisognerebbe chiedere conferma agli altri due. Nel 2024 Jannik Sinner ha vinto per il momento 55 partite perdendone 5. In totale sono 6 i titoli conquistati, 2 gli Slam. La race per Torino testimonia una stagione non vinta, ma dominata, con 9000 punti and still counting. Il secondo qualificato per le Finals, Alexander Zverev, è a quota 6.115 punti. Non esiste un ulteriore livello del videogame, è diventato lui il next level. Tutto è cominciato dall’Asia, dodici mesi fa. Questa volta a Pechino l’azzurro scenderà in campo come testa di serie numero uno. È passata un’era geologica nel ranking, nel tennis e nella testa di Sinner, in campo e fuori dal campo. In Cina il cerchio si chiude per riaprirsi subito dopo. Questo impone la legge del Tour: torni nei posti che ti hanno reso campione, ti guardi un attimo indietro, ti ricordi dov’eri e dove sei ora, forse pensi wow, o forse neanche, perché devi andare a giocare, sapendo che i numeri uno sono avversari più appetitosi, e che il ragazzo dai modi carini è diventato l’avversario da battere. Dopo l’esordio, la conferma. Prima, giusto una pausa di riflessione sui 12 mesi appena trascorsi: Well done, nicest guy.

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