Julio Velasco: la leggenda che ha trasformato lo sport in una lezione di vita

Perché leggere questo articolo? Se ami lo sport, se cerchi ispirazione o vuoi scoprire come un uomo possa trasformare la pallavolo in una scuola di vita, non puoi perderti il nuovo podcast della serie Federico Buffa Talks con Julio Velasco: non è solo il più grande allenatore della storia del volley italiano, è un maestro che ha cambiato il modo di pensare allo sport, unendo filosofia, leadership e successi memorabili. Julio Velasco si racconta al Talk di Federico Buffa, con il direttore di Sky Sport Federico Ferri: dall’Argentina allo storico oro conquistato a Parigi con la Nazionale italiana di volley femminile. Gli esordi, le vittorie, le rivincite e i tormenti. Una lezione sulla complessità del ruolo di allenatore-educatore. Un lungo e fitto dialogo in più episodi, verso nuove sfide e nuovi progetti. Cosa scoprirai? Gli inizi in Argentina: come un giovane filosofo cresciuto nella La Plata della dittatura militare ha trovato nello sport un’ancora di salvezza. L’epoca d’oro in Italia: i successi con la Panini Modena e la "generazione di fenomeni", che ha portato l’Italia ai vertici mondiali. Il trionfo olimpico: il coronamento di una carriera straordinaria con l’oro a Parigi 2024. Il suo approccio unico: una filosofia che ha ispirato atleti e persone in tutto il mondo. Julio Velasco: la storia che devi conoscere Nato nel 1952 a La Plata, Velasco è cresciuto in un contesto di contrasti, segnato dagli orrori della dittatura e dal sogno di un futuro migliore. Dopo essersi scoperto pallavolista quasi per caso e poi formato come allenatore in Argentina, approda in Italia nel 1983 e inizia una carriera straordinaria. Con la Panini Modena trasforma una squadra di club in una leggenda. Nel 1989 prende le redini della Nazionale maschile italiana, vincendo 3 Europei, 2 Mondiali e 5 World League. E nonostante l’argento olimpico di Atlanta 1996, Velasco non si è mai fermato, insegnandoci che il vero valore sta nel percorso, non solo nel risultato. Il trionfo di Parigi 2024 Dopo decenni di successi, Velasco torna alla guida della Nazionale femminile italiana e conquista il primo oro olimpico della storia del volley azzurro. Un’impresa che lo consacra definitivamente come una figura unica nello sport mondiale. Ascolta il podcast esclusivo per Sky Sport Insider! Scopri la vita e la filosofia di un uomo che ha fatto dello sport una metafora della vita. Una storia di sfide, vittorie e insegnamenti universali che non puoi perdere. Recordman del volley mondiale, campione olimpico con le donne e del mondo con gli uomini, Julio Velasco ha scritto pagine indimenticabili della storia della pallavolo italiana. Per ripercorrere la sua incredibile carriera, si racconta nella decima puntata di Federico Buffa Talks, la produzione originale firmata Sky Sport, con Federico Buffa e il direttore Federico Ferri. Appuntamenti di visione La decima puntata di Federico Buffa Talks con Julio Velasco sarà disponibile anche in tre episodi televisivi. Da venerdì 24 gennaio, ora disponibile on demand FEDERICO BUFFA TALKS – VELASCO: L’ANTEPRIMA Alle origini di un mito. Un viaggio nella vita di un grande allenatore, campione del mondo e olimpico: Julio Velasco a dialogo con Federico Buffa e Federico Ferri. Anteprima Pt.10 [26’] Da venerdì 31 gennaio FEDERICO BUFFA TALKS – VELASCO: EPISODIO 1 Tra vittorie storiche, nuove ripartenze e sfide continue, il C.t. di volley azzurro più vincente di sempre racconta retroscena e complessità della “scuola Velasco”. Pt.10 Ep.1 [54’] Da venerdì 7 febbraio FEDERICO BUFFA TALKS – VELASCO: EPISODIO 2 Da allenatore di una squadra di provincia a Campione del Mondo con la squadra maschile del XX secolo. Parte da Jesi il viaggio di Velasco verso uno storico oro olimpico. Pt.10 Ep.2 [54’] A lezione da Julio Velasco: uomo, maestro, cittadino del mondo. ll filosofo dello sport che ha cambiato la pallavolo Cosa rende un uomo un maestro? È la domanda che ci si pone guardando alla vita di Julio Velasco, figura che ha ridefinito il ruolo dell’allenatore, portando lo sport a diventare una metafora della vita. Per comprenderlo davvero, però, bisogna partire da lontano: dall’Argentina, terra di contrasti e di sogni, dove Velasco nasce e si forma come uomo e come pensatore. La Plata, 1952: le origini di una leggenda Julio Velasco nasce il 9 febbraio 1952 a La Plata, in Argentina, una città affacciata sul Rio de La Plata, simbolo del fermento intellettuale e politico del Paese. È figlio di un agronomo peruviano e di una madre di origini anglosassoni, insegnante d’inglese, che con dedizione cresce lui e i suoi fratelli, Luis e Raul, in un’Argentina che si trasforma rapidamente. Quando Julio ha solo sei anni, la morte del padre segna profondamente la sua infanzia, lasciando alla madre il compito di trasmettere ai figli un’educazione che unisce rigore e apertura e i valori con cui cresceranno. La Plata, con la sua università prestigiosa e un clima culturale vivace, è il luogo ideale per alimentare il giovane Velasco, che si avvicina sia alla filosofia sia alla pallavolo e, da studente universitario, milita nei movimenti studenteschi, affascinato dall’idea di giustizia e cambiamento. Ma è anche un luogo di profonde ombre: la dittatura militare del generale Jorge Videla trasforma l’Argentina in una terra di violenza e paura. La repressione lascia ferite indelebili nella vita di Velasco, che vede scomparire amici e conoscenti, incluso suo fratello Luis, rapito per un mese e mezzo, tornato a casa torturato dai militari e distrutto nel corpo e nello spirito «Quando Luis tornò, non era più lo stesso. E nemmeno noi lo eravamo», ricorda Velasco, a sottolineare come quelle esperienze abbiano forgiato il suo carattere e la sua visione del mondo, prima ancora che dello sport. Gli inizi: una guida e una passione Il primo incontro di Velasco con la pallavolo avviene grazie a Jorge Taboada, un giornalista sportivo e allenatore del Club Universitario La Plata. Taboada non è solo un tecnico, ma una figura paterna per Julio, che lo introduce a un modo di intendere lo sport come disciplina globale, non solo tecnica. «Jorge non era solo un tecnico, ma un maestro che mi ha mostrato una visione del gioco e della vita che non avevo mai considerato. Mi ha insegnato a vedere il volley come un gioco in cui si risolvono problemi, non solo un insieme di fondamentali», dirà Velasco. Comincia la carriera da allenatore nel 1975 nel Club Estudiantes de la Plata - della cui squadra di calcio è tifoso da sempre - insieme al suo carissimo amico Raul Lozano. Il Club Defensores de Banfield gli permette di continuare la carriera da allenatore quando è costretto a lasciare La Plata per nascondersi dalla repressione militare. Dopo aver iniziato ad allenare i giovani del Club Gimnasia y Esgrima e del Ferrocarril Oeste, Velasco ottiene il primo incarico importante come tecnico della prima squadra del Ferro, portandola a vincere quattro campionati nazionali consecutivi. Nel 1982, come vice-allenatore della Nazionale argentina, contribuisce al terzo posto nei Mondiali disputati in casa. Un risultato storico per il volley argentino, in un contesto totalmente cambiato, rispetto a quello che solo quattro anni prima, nel 1978, vedeva i militari sfilare in parata per presentare i Mondiali di calcio: «Nel Mondiale ‘82 di pallavolo ancora c’erano i militari. La differenza è stata che dopo Malvinas la gente già cantava: “Chi non salta è un militare… se va, se va a cavar la dittatura militare”. Completamente diverso dall’inaugurazione del Mondiale ‘78, dove molta gente applaudì quando entrò la giunta militare allo stadio...». Questi anni lo formano come tecnico e come uomo, insegnandogli che il ruolo dell’allenatore non è solo tecnico, ma profondamente educativo: «Un allenatore deve insegnare a vivere e a competere con dignità», dirà più tardi. L’arrivo in Italia e la rivoluzione del volley Nel 1983, in un’Argentina che comincia a ritrovare la democrazia, Velasco accetta l’offerta di allenare la Tre Valli Jesi, squadra neopromossa in A2. È l’inizio di un’avventura che lo porterà quasi per caso a Modena, dove con la Panini diventerà protagonista dell’epoca d’oro della pallavolo italiana. Tra il 1985 e il 1989, con una squadra composta da giovani talenti come Andrea Lucchetta e Luca Cantagalli, Velasco vince quattro scudetti consecutivi, tre Coppe Italia e una Coppa delle Coppe. Modena diventa il laboratorio del suo metodo, basato su un approccio che unisce tecnica, strategia e una profonda attenzione all’aspetto umano. È qui che inizia a lavorare con giovani che segneranno la storia del volley mondiale: Andrea Lucchetta, Luca Cantagalli, Lorenzo Bernardi, Fabio Vullo e Franco Bertoli. Inizia qui ad applicare la sua filosofia: armonizzare le diversità individuali, trasformando talenti grezzi in una squadra coesa e vincente. La Nazionale e la “generazione di fenomeni” Nel 1989 viene chiamato a guidare la Nazionale maschile italiana. È l’alba della “generazione di fenomeni”. Tra il 1989 e il 1996, Velasco trasforma l’Italia in una potenza mondiale, vincendo 3 Europei , 2 Mondiali e 5 World League . Il vero successo, però, non sono solo i trofei. Velasco trasforma il concetto di allenatore: non è più solo un tecnico, ma un leader, un educatore, un motivatore. «Un allenatore deve insegnare ai suoi giocatori a prendere decisioni autonome. Deve insegnare, non imporre. Il mio compito è aiutare i giocatori a trovare la loro strada, non a percorrere la mia». Nonostante i trionfi, l’oro olimpico resta un sogno sfiorato: nel 1996 l’Italia conquista l’argento ad Atlanta, un episodio significativo della sua carriera. «Non è giusto che quell’argento non sia stato valorizzato. È stato un traguardo importante, anche se non era l’oro», dice Velasco, sottolineando il valore del percorso, oltre che del risultato: «Anche una sconfitta può essere un traguardo, se vissuta con la giusta prospettiva». Un cittadino sotto ogni cielo Dopo il 1996, Velasco lascia la Nazionale maschile italiana per affrontare nuove sfide. Guida la Nazionale femminile italiana per la prima volta, per due anni; fonda il Club Italia per sviluppare i giovani talenti - dove si forma anche Paola Egonu, medaglia d’oro da M.V.P. ai Giochi Olimpici 2024 a Parigi - e guida diverse squadre internazionali, tra cui Repubblica Ceca, Spagna, Iran e Argentina. Ovunque vada, porta la sua filosofia: «L’allenatore è prima di tutto un educatore. Deve comprendere che ogni atleta è diverso e trovare il modo di motivarlo con la sua motivazione, non con la propria». Velasco è un cittadino del mondo, un uomo capace di adattarsi a culture e contesti diversi, senza mai rinunciare ai suoi principi. La sua continua ricerca del cambiamento lo ha portato a tornare in Italia nel 2019 come direttore tecnico del settore giovanile maschile, guidando i giovani azzurri a una serie di successi internazionali. Parigi 2024: il coronamento di una carriera Nel 2024, a 72 anni, Velasco torna sulla panchina della Nazionale femminile italiana, chiudendo il cerchio iniziato anni prima. Alla guida di un gruppo di atlete straordinarie, conquista la Volleyball Nations League e, infine, l’oro olimpico a Parigi, il primo dell’Italia e della sua storia. Un risultato che lo consacra come il più grande allenatore di sempre nella pallavolo italiana, dopo essere stato già nominato miglior allenatore del XX secolo: «Ho sempre pensato che il vero trionfo non sia vincere, ma crescere. Questa vittoria è il frutto di un percorso di crescita collettiva» Un’eredità senza confini Julio Velasco ha lasciato un segno indelebile nello sport mondiale, ma soprattutto nella vita delle persone che ha incontrato. Le sue parole, come la citazione di Clint Eastwood, «Non voglio lasciare entrare il vecchio», riassumono il suo spirito: una continua ricerca di rinnovamento e crescita. È questa voglia di migliorare, di crescere, di ispirare che lo rende un’icona senza tempo. Non è solo un allenatore. È un filosofo, un educatore, un uomo capace di trasformare lo sport in una lezione universale. La sua storia ci insegna che la grandezza non sta solo nei trofei, ma nell’impatto che si lascia negli altri. È un cittadino del mondo che ci lascia con una lezione che va oltre il campo: qualunque sia la sfida, la vera vittoria è vivere con passione, dignità e umanità. Non è forse questo che rende un uomo un maestro?

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Julio Velasco: la leggenda che ha trasformato lo sport in una lezione di vita

Sara Cometti