Gabriel Jesus, l'altro Gabigol che sembra Ronaldo

Premier League

Francesco Giambertone

Gabriel Jesus è nato a San Paolo il 3 aprile 1997. Alle Olimpiadi ha segnato 4 gol, ora incanta il City (Foto Getty)
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Lo paragonano al Fenomeno per esplosività e classe. Pagato dal City 32 milioni di euro in estate, a 19 anni ha esordito in Premier con 3 gol in 3 partite. Tutto casa e chiesa, poteva andare all'Inter ma ha scelto Manchester grazie a una telefonata di Guardiola. E ora il Brasile sogna, mentre suo "fratello" Gabigol non decolla

Agosto 2011. Gennaio 2017. In mezzo sei anni, agli estremi due fenomeni. Al City of Manchester Stadium la storia si ripete. Sul terreno di gioco, al centro dell'attacco dei Citizens, c'è un giovane venuto dal Sudamerica. Gli basta poco per far impazzire i tifosi: appena 3 partite, quanto impiega per segnare 3 gol e offrire un assist a un compagno. Sei anni fa il protagonista di questo debutto da sogno era Sergio Aguero, che oggi dalla panchina guarda un suo compagno compiere le stesse gesta e (forse) togliergli il posto da titolare: in campo oggi c'è Gabriel Jesus, il predestinato.

Debutto da sogno - Nemmeno i più ottimisti si aspettavano tanto dal ragazzino comprato l'estate scorsa per 32 milioni di euro dal Palmeiras ma sbarcato a Manchester solo a gennaio. Tutto un altro clima rispetto a San Paolo dove è cresciuto: “Mi sento come nel film Cool Runnings”, disse Jesus appena sceso dall'aereo. Come un giamaicano su un bob: e già si temeva per l'ambientamento nel campionato inglese. Invece questo 19enne col sorriso da bambino ha spaccato la Premier League in pochi minuti. La sua carriera al City è una breve storia felice: entra col Tottenham a 8 minuti dalla fine e segna, ma l'arbitro annulla per fuorigioco. Poco male: debutta dall'inizio col West Ham e fa un gol e un assist. La domenica dopo contro lo Swansea è già alla prima doppietta. Guardiola ride, Conte osserva con sospetto. Il calcio inglese e il Brasile hanno trovato un fenomeno.

Gabriel Jesus e Gabigol, gemelli... diversi - È stato Pep a fargli scegliere il City. “Aveva tante opzioni – ha raccontato Cuca, l'allenatore del Palmeiras che ha trasformato Jesus da esterno d'attacco in centravanti-. Poteva andare all'Inter, al Real Madrid, al Barcellona”. Ma Guardiola è stato l'unico allenatore a telefonargli. “Mi ha chiamato e mi ha detto che sarei stato importante per il suo progetto. Così non ho più avuto dubbi”. Era l'agosto del 2016. Il 18enne Gabriel era nel suo Paese, in Brasile, con la Nazionale Olimpica. Lì ha vinto la medaglia d'oro al fianco di Neymar. E di Gabigol, l'altro Gabriel pagato a peso d'oro dall'Inter che invece l'Europa la sta soffrendo eccome. Jesus no: per lui è stato tutto facile. Forse per quel carattere che Zé Roberto, ex Bayern e suo mentore al Palmeiras, racconta così: “Nella mia vita ho visto tanti ragazzi talentuosi, ma lui è diverso: è più maturo, è concentrato solo sul calcio”.

Niente vizi e notti brave - Uno che si chiama Gabriel Jesus e porta il numero 33 non poteva che essere uno serio. Ha quattro idoli, di cui almeno un paio ultraterreni: “Dio, mia madre, Ronaldo e Ronaldinho”. Alla mamma Vera Lucia dedica ora le sue esultanze in cui mima di telefonarle. Per esplosività e rapidità di gambe lo paragonano al Fenomeno. Come lui ha imparato a giocare per strada, nella favela Jardim Peri a nord di San Paolo. La porta tatuata sul braccio destro: un bambino con un pallone la osserva dall'alto e sogna un campo da calcio. Il primo su cui Jesus si è fatto notare era di terra battuta. Ci ha passato 7 anni, dagli 8 ai 15: “Era pieno di buche, così ho imparato a controllare il pallone e a reggere i contrasti fisici”. In Inghilterra non guasta.

Dal campo in terra a Manchester, sola andata - Lui tifava Corinthians, ma a 15 anni lo prese il Palmeiras. In un anno di giovanili segnò 48 gol in 54 partite e firmò un contratto da professionista prima ancora di debuttare, nel 2015. La prima squadra del Palmeiras non girava, i tifosi erano impazienti di vederlo. Al punto che uno di loro durante una partita litigò con l'allenatore Oswaldo De Oliveira: “Questo tizio gridava come una fan dei Beatles degli Anni 60, urlava: “Gabriel! Gabriel!”, voleva a tutti i costi che lo mettessi in campo. Lo feci, ma non perché me lo chiese lui: era già programmato”. Da allora il giovane Jesus non è più uscito. Ha vinto una Coppa del Brasile e poi il campionato Paulista: 28 gol (quasi tutti bellissimi) in 79 partite. Poi l'addio tra le lacrime al centro dell'Allianz Parque e una frase per i tifosi: “Non dimenticatevi di me, perché io non vi dimenticherò”. Infine il volo per l'Inghilterra e l'inizio di un'altra storia. Quella del nuovo fenomeno del calcio europeo. Per adesso, il Gabriel giusto.