I Chicago Bulls vincono nuovamente contro Boston 97-111 e mettono una seria ipoteca sul passaggio del turno, guidati da Jimmy Butler (22-8-8) e da un redivivo Rajon Rondo, che si ferma a un rimbalzo dalla tripla doppia
Al TD Garden subito dopo la palla a due, sembra essere finalmente la serata buona: i primi sette punti e soprattutto i primi quattro rimbalzi portano tutti la firma di un giocatore dei Celtics; l’auspicio migliore per lasciarsi alle spalle tutte le difficoltà dei primi giorni di playoff e soprattutto la bruciante sconfitta di gara-1. L’illusione però dura poco, visto che i Bulls piazzano prontamente il parziale da 20-4, volando anche oltre la doppia cifra di vantaggio e iniziando a controllare il match senza lasciare a Boston la possibilità di rimettere il naso avanti. I Celtics infatti non sono mai in partita, perdono tutti e quattro i quarti e scivolano anche sul -19 nell’ultima frazione di gioco, durante la quale rinunciano ad abbozzare un tentativo di rimonta. “Non sono sorpreso dei risultati che stiamo ottenendo – commenta un più che soddisfatto Jimmy Butler da 22 punti, 8 rimbalzi e 8 assist -, la squadra è molto coinvolta. Tutti stanno facendo la loro parte, studiando i dettagli durante le sessioni video e lavorando sul proprio gioco. Con questo tipo di convinzione possiamo battere chiunque”. Non era mai successo infatti nella storia NBA in una serie al meglio delle sette che la testa di serie n°8 vincesse le prime due partite in casa della prima classificata in regular season. L’ultima volta c’erano riusciti i Lakers nel 1993, avanti 0-2 dopo le due sfide in casa dei Suns. In quel caso però la serie era al meglio delle cinque e vincere fu la squadra dell’Arizona, in grado di ribaltare il risultato.
Differenza d’approccio
Un precedente che può confortare i Celtics, che per riuscirci però devono provare a resettare quanto successo ed arginare il gap evidente manifestato nelle prime due uscite. Differenza d’approccio prima ancora che tecnica, di voglia prima ancora che fisica. Una predisposizione totalmente diversa tra le due squadre, come dimostra quanto accaduto prima del match. Quando si giocano partite del genere infatti, di solito la squadra viaggia dall’hotel al palazzetto su due bus diversi: il primo che accompagna i rookie e lo staff in anticipo, in maniera tale da poter fare una sessione di tiro aggiuntiva; il secondo, con tutti i giocatori della rotazione e l’allenatore. Dwyane Wade e Jimmy Butler hanno preferito salire sul primo, pur di non lasciare nulla al caso: “Giochi 82 partite di regular season per riuscire a conoscere meglio te stesso e gli altri – commenta il numero 3 dei Bulls -. Quello che ho imparato è che questa squadra riesce a unirsi attraverso le avversità, a uscire più forte dalle situazioni difficili”. Stesso concetto, ma con risultati opposti quello raccontato da Avery Bradley, che rifiuta ogni tipo di scusa, evitando volutamente di appellarsi alla situazione emotivamente complessa di Isaiah Thomas e di tutto il resto della squadra: “Dobbiamo riuscire a essere più duri e motivati nel nostro gioco, non importa nient’altro. Abbiamo affrontato tanti problemi e sapevamo che non sarebbe stato facile. Le squadre migliori superano qualsiasi tipo di avversità”.
Rimbalzi, ma non troppo
Una delle chiavi della serie e delle ragioni per cui Chicago sta riuscendo nell’impresa di battere la testa di serie n°1 è la capacità di controllare i tabelloni, nonostante la partenza nel febbraio scorso direzione Oklahoma City da parte di Taj Gibson, che aveva trasformato i Bulls da primi della classe in una squadra poco al di sopra della media. Sul 106-102 di gara-1 erano pesati come un macigno quelli offensivi che avevano garantito a Chicago un secondo possesso nel 45.5% dei casi. Un aspetto su cui i Celtics hanno lavorato, perdendo di misura la sfida sotto canestro (43-38) e limitando lo straordinario Bobby Portis di gara-1 a soli tre punti. Chi invece ha fatto la differenza è stato Rajon Rondo, protagonista con una partita completa: 11 punti, 14 assist, 9 rimbalzi e 5 recuperi, alla guida di un quintetto che chiude tutto in doppia cifra, con Wade a quota 22 con ¾ dalla lunga distanza. “ Rondo è stato la chiave, soprattutto a inizio partita perché ha costruito degli ottimi tiri che ci hanno permesso di prendere sicurezza e confidenza con la gara sin dalla palla a due”, commenta soddisfatto coach Hoiberg, che non più tardi di due settimane non avrebbe mai scommesso sulla possibilità di avere lo stesso numero di vittorie ai playoff di Brad Stevens, il quale con il record 2-10 conquista il non invidiabile primato di allenatore più "perdente" in post-season tra quelli che hanno allenato almeno dieci partite di playoff. “Wade, Butler, Lopez, Rondo… ci hanno travolti”, commenta scuotendo la testa l’ex allenatore di Butler, consapevole di non poter chiedere di più a un Thomas da 20 punti, palesemente distratto da altro. I Bulls adesso in casa hanno sostanzialmente il match point per chiudere la serie: "Gara-3 sarà soltanto un'altra partita, di certo non la più importante della nostra stagione", commenta Rondo, provando a stemperare l'attesa che potrebbe trasformare difinitivamente il bilancio sulla stagione di Chicago.