Garzelli: "Caro Di Luca a me mancherà una tappa, a te il Giro"

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Le tre maglie del Giro: verde, ciclamino e rosa. Per Garzelli Di Luca con un pizzico di lucidità in più avrebbe potuto portare a casa anche quella di Leader
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PIER AUGUSTO STAGI intervista la maglia verde che tira le orecchie all'abruzzese: "Se qualcuno avesse corso con maggiore lucidità e serenità... Quando Danilo tornerà a casa, e ripenserà serenamente a questo Giro del Centenario, si renderà conto dell’occasione che avrà gettato alle ortiche"

di PIER AUGUSTO STAGI
direttore Tuttobici
da Anagni (Fr)



Settimo in classifica generale, con una maglia verde di miglior scalatore sulle spalle. Stefano Garzelli ha il volto disteso e sereno di chi sa di aver fatto tutto il possibile e anche qualcosa di più. Combattivo come pochi, capace di infiammare il Giro non appena la strada si alzava sotto i pedali. Caparbio, determinato, lucido per lo meno quanto la sua crapa pelata.

Il Golfo di Napoli risplende davanti ai suoi occhi. Il popolo di Napoli lo abbraccia come uno di loro. Se il Blockhaus lo ha respinto dopo lo «sgarbo» a Di Luca, il Vesuvio lo coccola, giustamente, come uno dei grandi protagonisti di questo Giro del Centenario.
«Io sono davvero soddisfatto per come ho corso - spiega il varesino con residenza spagnola -. Mi sento bene, sono in crescendo, anche se ieri sul Vesuvio ho faticato parecchio, perché la gamba non era quella dei giorni migliori. Però tutto sommato mi ritengo più che soddisfatto. Ho una maglia importante sulle mie spalle, ho un posticino nella top ten e poi penso di aver dato spettacolo in più di un’occasione: con un pizzico di fortuna avrei anche potuto vincere una tappa. Forse questa è l’unica cosa che mi manca».

Cosa le è mancato per vincere una tappa?

«Forse davvero solo un pizzico di fortuna».

Solo fortuna?
«Beh, diciamo che se qualcuno avesse corso con maggiore lucidità e serenità, forse io oggi potrei avere in carniere una vittoria di tappa e qualcun altro la maglia rosa».

Eccoci al punto: Di Luca non ha corso benissimo
«Danilo secondo me è stato il più forte di tutti in questo Giro d’Italia, ma in più di un’occasione si è fatto prendere dalla foga di rincorrere questo e quello, in una logica che di logico non aveva niente».

Si riferisce a quando lei e Basso eravate in fuga nella tappa di Faenza, e Danilo vi ha inseguito?
«Anche, quell’azione è stata macroscopica. In quel momento, sia io che Ivan, abbondantemente in ritardo rispetto alla maglia rosa e lo stesso Di Luca, potevamo fare il suo gioco. Le castagne dal fuoco, invece di farle togliere a Menchov, le ha tolte direttamente lui come se fosse il più leale dei gregari del russo. Poi di queste situazioni se ne sono create tantissime, non ultima sul Vesuvio. Pellizotti che attacca, una due tre volte, e Danilo che risponde ad ogni allungo: perché? Quando Danilo tornerà a casa, e ripenserà serenamente a questo Giro del Centenario, si renderà conto dell’occasione che avrà gettato alle ortiche».

Lei non ha mai pensato di fare classifica?
«No, e penso di aver fatto bene. Non sono più un ragazzino, vado per i 37 e so quello che posso dare in un grande Giro, anche se questo è stato un Giro di velocità, non durissimo ma per questo molto difficile da interpretare. Un Giro logorante soprattutto dal punto di vista nervoso. Nel complesso, però, un bel Giro».

Chi l’ha delusa?
«Hanno reso meno del previsto Gibo Simoni e Damiano Cunego, ma non per questo mi hanno deluso».

Chi l’ha impressionata?

«Armstrong per come riesce a correre a 38 anni dopo tre di inattività e una frattura alla clavicola rimediata a marzo. Poi Menchov, per la grande serenità e lucidità, in ogni frangente della corsa: lui è chiaramente il più forte. Poi Di Luca, perché ha corso in ogni caso un grande Giro, ha lottato su tutti i traguardi, forse pure troppo. Bravissimo anche Sastre, perché è venuto qui per dare spettacolo e spettacolo l’ha dato vincendo due tappe. Bravo Pellizotti, che è riuscito a salire sul podio. Bravo anche Ivan Basso che con grande umiltà ha cercato di fare la propria corsa, poi si è messo al servizio della squadra: cose da grande campione».