Ciclismo, Rebellin rompe il silenzio: "Doping? Non c'entro"

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Davide Rebellin si proclama innocente rispetto alla positività all'Epo Cera riscontratagli alle Olimpiadi di Pechino
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Il corridore, argento agli ultimi Giochi Olimpici di Pechino, ha ribadito la sua innocenza rispetto alla positività riscontrata il 5 agosto del 2008: "Ci sono troppe anomalie, io non ho mai chiesto al mio fisico di andare oltre e non ho preso Epo Cera"

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"Qui non c'è nulla da confessare. Non ho mai preso il Cera. Voglio dimostrare che non ho mai chiesto al mio fisico quello che non può dare". Davide Rebellin rompe il silenzio. Argento agli ultimi Giochi di Pechino, il corridore italiano si è visto ritirare la medaglia alla luce della positività al Cera, annunciata lo scorso aprile. "Ci sarà sempre qualcuno che penserà che mi sia dopato - continua in un'intervista alla "Gazzetta dello Sport" - lo rispetto, ognuno deve dire quello che pensa. Però vado a testa alta. Con i miei avvocati abbiamo scoperto troppi misteri nella vicenda, qui sta venendo fuori una cosa enorme, regole non rispettate, principi calpestati. Ancora adesso non mi rendo conto di essere stato trovato positivo, è impensabile per me".

Rebellin non si dà per vinto, proclama la sua innocenza e si dice pronto a tornare in bici, "anche a 41, 42 anni, per dimostrare che non ho mai preso niente. Io con il doping e il Cera non c'entro". Il corridore italiano cita alcune anomalie. "Nei verbali del Cio consegnati durante l'istruttoria, i campioni che mi si attribuiscono risultano prelevati in "data imprecisata" - racconta - Solo nella sentenza del 17 novembre compare la data del 5 agosto. E c'è un'altra anomalia: mi vengono attribuiti sette campioni. Ma come può essere se ho fatto tre controlli? Il numero deve essere pari. Mai una risposta".

Adesso aspetta che il Tas gli renda giustizia. "Ho fatto 33 mila chilometri quest'anno e l'ultima gara ad aprile, la Liegi - aggiunge - Ho simulato corse in allenamento. Sono pronto a correre da un giorno all'altro".