Il miracolo italiano di Oracle: navigare come una Ferrari

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Il team di Oracle festeggia la vittoria in Coppa America
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Il triestino Michele Stroligo è l'ingegnere del team americano che ha sviluppato le componenti determinanti per la vittoria in rimonta nell'ultima Coppa America. "Abbiamo portato la Formula Uno nella vela, così abbiamo aumentato la velocità della barca"

Non solo gli appassionati di vela, ma tutti gli amanti dello sport ricorderanno per sempre la vittoria di Oracle nell'ultima Coppa America. La rimonta da 1-8 a 9-8 sarà tramandata come una delle più grandi imprese sportive di tutti i tempi. Quel miracolo, però, non è stato solo frutto della bravura e della determinazione della squadra. Una grossa parte del successo parla italiano. "Abbiamo portato la Formula Uno nella vela, questo è stato il segreto". A dirlo è Michele Stroligo, triestino e ingegnere di Oracle.

NAVIGARE COME UNA FERRARI - A 29 anni Stroligo è un punto fermo della squadra di ingegneri a servizio del team americano.  A lui è stato affidato lo sviluppo di scafo, appendici, derive e timoni, le componenti che hanno permesso a Oracle di completare la rimonta. "Abbiamo subito pensato di vedere la piattaforma come il corpo di una vettura di F1. Ci siamo resi conto della velocità con cui l'aria avrebbe raggiunto la piattaforma. Questa è stata una delle cose che ci ha fatto vincere la Coppa America", ha spiegato Stroligo.

LE DIFFICOLTA' - L'ingegnere italiano ha spiegato l'inizio traumatico della competizione: "Abbiamo avuto un problema nel primo giorno di navigazione di barca 1, quando abbiamo rotto una delle derive, e questo ci ha provocato un mese di ritardo, poi abbiamo distrutto praticamente l'ala, quando la barca ha scuffiato al suo ottavo giorno di navigazione, e abbiamo dovuto aspettare di avere disponibile barca 2".

UNA BARCA FUTURISTICA - Risolte le difficoltà tecniche, Oracle ha potuto mettere in acqua tutto il potenziale sviluppato dagli ingegneri: "Ogni regata migliorava la parte tecnica, la capacita' dei velisti di portare al meglio la barca e l'idea di non mollare mai ha fatto il resto. La cosa sorprendente è che questa e' una classe zero, e' una barca appena nata, e c'e' un numero ridotto di persone che la conoscono. Di sicuro abbiamo sviluppato tecnologie che forse tra dieci o venti anni si troveranno nella nautica comune"