Scioperi, serrate & proteste: quando lo sport si ferma
Altri SportIL CASO. Quello del calcio francese è solo l'ultimo: da 30 anni a questa parte il professionismo spinto ha portato al blocco di campionati, partite e corse. Negli Stati Uniti i casi più famosi in Nba, Nfl, Mlb. E l'hockey si fermò per un'intera stagione
di Lorenzo Longhi
Tecnicamente non è uno sciopero, ma una serrata. Certo, il sindacato calciatori appoggia la protesta, ma di fatto la decisione presa dall'Ucpf (Unione dei club calcistici professionistici francesi) che bloccherà la 15esima giornata di Ligue 1 e la 16esima di Ligue 2 programmate nel weekend del 30 novembre è a tutti gli effetti una serrata. Le società protestano contro il “contributo eccezionale di solidarietà” deciso dal governo Hollande, l’imposta straordinaria sui grandi salari che prevede un carico fiscale del 75% sulla parte eccedente 1 milione di euro. E che sarà a carico non degli atleti, ma dei club. Stadi aperti ma senza partite, allora.
Il precedente francese - Si tratta di una scelta epocale, perché per la prima volta lo sport si ferma per contestare una legge voluta dallo Stato, e non - come è accaduto sinora - per motivi di spartizione della torta economica fra le varie componenti o per cambiare i regolamenti interni. C'è un precedente, nel calcio francese, ma per tutt'altre motivazioni: nel 1972, il sindacato calciatori, guidato allora da Philippe Piat (il Campana francese, poi divenuto presidente del sindacato calciatori internazionale), boicottò una giornata di campionato per contestare la disciplina contrattuale decisa allora dai presidenti. Saltarono alcune gare, e i calciatori vinsero la battaglia.
Altrove: minacce e stop - Altre minacce di sciopero, negli anni, sono seguite anche in Francia, senza realizzarsi. In Italia la situazione è stata simile: tanti scioperi minacciati, sino a quando, nel 2011, per la prima volta saltò la prima giornata di campionato per il mancato accordo fra Lega e Assocalciatori in merito ad alcune modifiche sul contratto collettivo. Tecnicamente, anche quella però fu una serrata, più che uno sciopero. Sempre nel 2011, minacciò lo sciopero per tutta l'estate anche il calcio spagnolo, ma non ci fu mai.
Lockout & strike - Lo sport statunitense, l'apogeo del professionismo, non si è fatto mancare nulla, soprattutto negli ultimi vent'anni. Nel 2011 fu la Nba ad essere bloccata per oltre cinque mesi, e si trattò del quarto lockout in 17 anni, dopo quelli del 1995, 1996 e 1998-99, quest'ultimo il più lungo, con i suoi 204 giorni senza gare. La Nfl, dal canto suo, si è fermata tre volte: 57 giorni nel 1982 e 24 nel 1987 (sciopero dei giocatori), 136 giorni nel 2011, un lockout in questo caso. Uno sciopero e tre serrate nell'hockey Nhl dal 1992 in poi, con un'intera stagione (2004-2005) persa, unico saso nello sport professionistico Usa. Che, anche nell'amatissimo baseball, ha vissuto di numerose dispute: 3 serrate e 5 scioperi, con quello del 1994-95 - oggetto della disputa il salary cap - che durò 232 giorni e fece saltare 938 partite.
Scioperi su ruota - I piloti di MotoGp, sempre nel 2011, si dissero compatti nella loro intenzione di non correre a Motegi, in Giappone, temendo per la sicurezza: troppa era, secondo loro, la vicinanza con Fukushima. Corsero tutti. Simile il discorso nella Formula 1 dove, a fronte di tante minacce (l'ultima prima del Gp del Nurburgring, con Raikkonen che si sfilò: "Io corro comunque"), mai si è arrivati allo sciopero. Il ciclismo visse la protesta più eclatante durante il Tour del 1998, con la neutralizzazione della 17esima tappa Albertville-Aix les Bains (29 luglio) e l'abbandono della corsa da parte di tre squadre. Fu una protesta contro gli arresti della gendarmeria, figli dello scandalo doping. Molto più recentemente, lo scorso settembre, al Giro di Toscana femminile metà della atlete, fra cui le big, hanno lasciato la corsa non prendendo parte all'ultima tappa, lamentando scarse condizioni di sicurezza sulle strade.
Tecnicamente non è uno sciopero, ma una serrata. Certo, il sindacato calciatori appoggia la protesta, ma di fatto la decisione presa dall'Ucpf (Unione dei club calcistici professionistici francesi) che bloccherà la 15esima giornata di Ligue 1 e la 16esima di Ligue 2 programmate nel weekend del 30 novembre è a tutti gli effetti una serrata. Le società protestano contro il “contributo eccezionale di solidarietà” deciso dal governo Hollande, l’imposta straordinaria sui grandi salari che prevede un carico fiscale del 75% sulla parte eccedente 1 milione di euro. E che sarà a carico non degli atleti, ma dei club. Stadi aperti ma senza partite, allora.
Il precedente francese - Si tratta di una scelta epocale, perché per la prima volta lo sport si ferma per contestare una legge voluta dallo Stato, e non - come è accaduto sinora - per motivi di spartizione della torta economica fra le varie componenti o per cambiare i regolamenti interni. C'è un precedente, nel calcio francese, ma per tutt'altre motivazioni: nel 1972, il sindacato calciatori, guidato allora da Philippe Piat (il Campana francese, poi divenuto presidente del sindacato calciatori internazionale), boicottò una giornata di campionato per contestare la disciplina contrattuale decisa allora dai presidenti. Saltarono alcune gare, e i calciatori vinsero la battaglia.
Altrove: minacce e stop - Altre minacce di sciopero, negli anni, sono seguite anche in Francia, senza realizzarsi. In Italia la situazione è stata simile: tanti scioperi minacciati, sino a quando, nel 2011, per la prima volta saltò la prima giornata di campionato per il mancato accordo fra Lega e Assocalciatori in merito ad alcune modifiche sul contratto collettivo. Tecnicamente, anche quella però fu una serrata, più che uno sciopero. Sempre nel 2011, minacciò lo sciopero per tutta l'estate anche il calcio spagnolo, ma non ci fu mai.
Lockout & strike - Lo sport statunitense, l'apogeo del professionismo, non si è fatto mancare nulla, soprattutto negli ultimi vent'anni. Nel 2011 fu la Nba ad essere bloccata per oltre cinque mesi, e si trattò del quarto lockout in 17 anni, dopo quelli del 1995, 1996 e 1998-99, quest'ultimo il più lungo, con i suoi 204 giorni senza gare. La Nfl, dal canto suo, si è fermata tre volte: 57 giorni nel 1982 e 24 nel 1987 (sciopero dei giocatori), 136 giorni nel 2011, un lockout in questo caso. Uno sciopero e tre serrate nell'hockey Nhl dal 1992 in poi, con un'intera stagione (2004-2005) persa, unico saso nello sport professionistico Usa. Che, anche nell'amatissimo baseball, ha vissuto di numerose dispute: 3 serrate e 5 scioperi, con quello del 1994-95 - oggetto della disputa il salary cap - che durò 232 giorni e fece saltare 938 partite.
Scioperi su ruota - I piloti di MotoGp, sempre nel 2011, si dissero compatti nella loro intenzione di non correre a Motegi, in Giappone, temendo per la sicurezza: troppa era, secondo loro, la vicinanza con Fukushima. Corsero tutti. Simile il discorso nella Formula 1 dove, a fronte di tante minacce (l'ultima prima del Gp del Nurburgring, con Raikkonen che si sfilò: "Io corro comunque"), mai si è arrivati allo sciopero. Il ciclismo visse la protesta più eclatante durante il Tour del 1998, con la neutralizzazione della 17esima tappa Albertville-Aix les Bains (29 luglio) e l'abbandono della corsa da parte di tre squadre. Fu una protesta contro gli arresti della gendarmeria, figli dello scandalo doping. Molto più recentemente, lo scorso settembre, al Giro di Toscana femminile metà della atlete, fra cui le big, hanno lasciato la corsa non prendendo parte all'ultima tappa, lamentando scarse condizioni di sicurezza sulle strade.