La storia di Bebe Vio: "La famiglia è la mia arma"
Altri SportIL RITRATTO. Intervistata da Emilio Carelli a "L'incontro", la campionessa paralimpica di fioretto ripercorre il 2016 tra Rio e Obama: "Se ho vinto è stato grazie alla mia famiglia, capace di essere sempre unita su tutto. Non mi pongo limiti. Il sogno? Far parte dei sogni degli altri"
Ospite a "L'incontro" Bebe Vio si racconta a Emilio Carelli, spiegando come sia possibile arrivare all'oro olimpico (è campionessa paralimpica di fioretto) e non solo. Nessun segreto, l'arma in più che serve per raggiungere i risultati è semplice: la famiglia. "Se sono riuscita a fare sport, a condurre una vita normale e a ottenere dei risultati è grazie alla mia famiglia. E' la mia squadra. Siamo compatti, siamo sempre d'accordo su tutto. Mi hanno aiutato a reagire e a vincere. Non è facile, appena perdi una partita la squadra si sfalda, invece è proprio nei momenti di difficoltà che bisogna fare squadra. Noi abbiamo sempre fatto così".
Art4sport - "Lo sport è fondamentale, sia per il fisico sia per la testa. L'associazione di cui faccio parte, art4sport, ha come obiettivo quello di fornire ai ragazzi i mezzi per fare sport, dando loro tutto ciò che gli manca. Protesi, handbike... qualsiasi cosa. Lo Stato aiuta più che altro chi ha già ottenuto risultati, ma i ragazzi prima devono avere l'opportunità di cominciare, di provare a diventare campioni...".
La meningite - "Sto lottando per far fare a tutti il vaccino, ai bambini e agli adulti. Mia madre si era informata per me e i miei fratelli quando avevo 9 anni, ma alla Asl ce lo hanno sconsigliato. Io dopo due anni ho avuto la malattia. Il 97% delle persone di meningite muore, di quel 3% molti sono depressi o chiusi in casa. Io sono la minima, minima parte di chi è riuscito a reagire".
Divertimento prima di tutto - "La mia vita è fatta di tante cose, ma alla base di tutto c'è sempre lo stesso elemento: il divertimento. Ecco, dovendo descrivermi con poche parole 'sono una che si diverte...' Jovanotti? Un fratello, mentre il mio modello è il Dream Team della scherma".
Rio 2016 - "Il ricordo più bello di Rio è stato il 16 settembre, con la gara a squadre. La tensione era altissima: rappresentavo l'Italia, ero all'ultimo atto, avevo tutti gli occhi addosso. Avrei voluto restare in quell'attimo per sempre. Dovevo chiudere e ce l'ho fatta, e a quel punto sono esplosa, ho abbracciato tutti... E' un ricordo pazzesco. Stavo vincendo con tutta la mia squadra, questo era bellissimo".
Obama - "Un consiglio, per chi debba fare visita al Presidente degli Stati Uniti: fate attenzione ai camerieri. Quelli di Barak Obama (memorabile l'incontro alla Casa Bianca a ottobre) erano in realtà tutti uomini dei Servizi Segreti, bisogna essere bravissimi nello schivarli. Sembrava impossibile ma ho insistito così tanto che alla fine lui ha preso il cellulare, ha cercato di nasconderlo e ci siamo fatti il selfie".
Nuova vita - "Oltre ad essere un'atleta sono una grafica: ho iniziato a lavorare in un'agenzia di comunicazione, Fabrica, con studenti provenienti da tutto il mondo. E' una squadra incredibile. Vado anche a vivere da sola, sono stra contenta. E tra poco ho l'esame di teoria della patente.".
Futuro - "Il mio sogno è quello di far parte dei sogni degli altri. Come Giovanni Bruno, che nel suo ufficio (proprio dov'è ambientata l'intervista, ndr) ha autentici pezzi di storia dello sport. Se gli sono stati donati c'è un motivo speciale, dietro. Ecco, vorrei fare la sua vita. E nel 2028 essere presidente di Coni e Ipc, essere un po' Malagò e un po' Pancalli. La vita mi ha regalato tanto, ma da atleta non riesco a pensare di essere arrivata. Sento sempre vivo in me il desiderio di migliorarmi e raggiungere ancora tanti nuovi obiettivi. Bisogna farlo sempre, questo è quello che vogliamo far capire ai ragazzi con la nostra associazione: non bisogna porsi limiti, bisogna voler sempre superarsi".