Un pomeriggio a Sky Sport24 con Flavio Briatore. Con lui tanti gli argomenti affrontati, non solo la Formula 1 che lo ha visto protagnista in passato. Dal Derby d'Italia agli stadi di proprietà, dall'economia cinese al destino di Bernie Ecclestone
Il calcio - Briatore oggi è stato ospite del Milan nel centro sportivo rossonero: "Un vero sogno... Servirebbero più spettacolo e più sicurezza. Il calcio è uno sport bellissimo, la gente ne discute ovunque nel mondo. E' fantastico".
"Mio figlio a Donnarumma..." - Briatore ha portato con sé a Milanello suo figlio, il piccolo Nathan Falco: "Ha incontrato Donnarumma, per lui un gigante. Cosa gli ha detto? Di non andare alla Juventus".
Sul Derby d'Italia - "Higuain o Icardi? Scelgo quello che segna di più. Un giocatore si giudica almeno per le ultime tre stagioni e quindi dico Higuain. Ma alla fine quelli che segnano sono sempre gli stessi".
L'esperienza al QPR - "Conte e tutti gli altri italiani in panchina in Premier hanno fatto bene. Gli inglesi allenano tutti allo stesso modo. Io da presidente del Queens Park Rangers ne ho licenziati cinque. Conte è un grande motivatore, il 50% dei risultati del Chelsea è merito suo. La squadra è rimasta più o meno la stessa".
Stadi di proprietà - "Gli stadi costano. E' facile dire 'Fai lo stadio', senza pensare che si tratta di investimenti di centinaia di milioni. Quello della Juventus ha tutto e riesce ad avvicinare i tifosi. Poi la capienza è contenuta. Però non è questo il punto. Altrimenti in Inghilterra, dove gli stadi sono tutti di proprietà, dovrebbero vincere. La Juve ha fatto qualcosa in più. In Italia la burocrazia fa faticare gli investitori. Lo stadio lo puoi fare qui, certo, ma servono anni. I bianconeri hanno avuto un momento di determinazione fortissima nel creare uno stadio bellissimo".
I cinesi nel calcio italiano - "Arrivano in un momento propizio in Italia, dove ci sono pochi gruppi forti. In Inghilterra sarebbe più difficile. Ora resta da capire chi li possa seguire. Certo che in Cina stanno frenando le spese che sono state eccessive. Fatto così, non mi sembra possa essere un grande successo, anche perché di grandi giocatori cinesi io per ora non ne ho visti".
Su Bernie Ecclestone - "Lo sento ogni giorno. Diventare presidente onorario è una di quelle cariche che può andare bene a un politico che deve prendere un gettone di presenza, non a un imprenditore che ha fatto quello che ha fatto lui. Sono quelle cariche da fare gli scongiuri. Lui ha 86 anni e deve rilassarsi. Restare in un posto dove non conti niente e dove sei stato il proprietario, non è un granché per la sua carriera. Liberty Media cercherà di cambiare le cose, ma non ha comprato tutta la F1. Io tra i papabili per essere loro consulente? E' una di quelle parole che non contano nulla. Nn posso lavorare per qualcuno. Sono uscito dalla F1, ho creato la FOTA per fare in modo che il pilota fosse al centro dell'attenzione. Ne parlavo con Domenicali (ex team principal Ferrari, ndr) qualche giorno fa. Uno che guarda la tv non vuole sapere se il motore può andare sulla luna o sulla strada. Non frega a nessuno".
Su Ross Brown - "Lui l'uomo giusto per il cambiamento? Abbiamo lavorato assieme per 8 anni. Era uno sport per gladiatori, le regole le discutevamo noi. Ora invece.... Per rimettere il pilota al centro della scena devi avere le macchine più o meno con la stessa performance. Con la GP2 tentammo di fare così".
Il futuro della Ferrari - "Il team è sempre lo stesso. Forno, panettieri e qualità del pane sono sempre gli stessi. Vedo cambiamenti favorevoli alla Red Bull. Andiamo sempre nella direzione degli ingegneri che hanno voglia di far vedere che la perfomance possa migliorare, ma purtroppo il vantaggio della Mercedes è incolmabile e hanno un pilota (Hamilton, ndr) che l'anno scorso si è divertito a fare il dj oppure a sciare, ma quest'anno non si comporterà allo stesso modo".
Su Max Verstappen - "Se consideriamo come ha guidato in Brasile, cosa che non vedevamo dai tempi del piccolo Senna, lui diventerà campione del mondo".
Alonso per il dopo Rosberg - "No, non sono mai stati vicini Alonso e la Mercedes. Stop".