Hockey paralimpico, addio all'azzurro Andrea Chiarotti: è morto a 51 anni

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"Ciaz", com'era chiamato dai compagni di squadra, si è spento all'età di 51 anni a causa di un brutto male. Il ricordo della Federazione e degli azzurri: "Un uomo capace di tirare fuori il meglio da tutti"

Una brutta notizia per lo sport italiano. Andrea Chiarotti, team leader storico capitano della nazionale italiana di Para Ice Hockey, è morto a 51 anni nella sua Torre Pellice, in provincia di Torino, sconfitto da un brutto male. "Ciaz" com'era soprannominato, era nato a Torino il 5 dicembre 1966 e si era avvicinato già giovanissimo all'hockey ghiaccio tra le fila dell'HC Valpellice, club in cui esordì in prima squadra nel 1982, all’età di 16 anni. Vittima nel 1990 di un tragico incidente motociclistico in cui perse la gamba destra, dal 1994 iniziò la sua carriera di allenatore, dapprima come tecnico delle giovanili e poi in A2 alla guida del Valpellice di cui poi fu anche secondo alle spalle di Massimo Da Rin. Titolo europeo nel 2011, vicecampione continentale nel 2016; ha preso parte a tre edizioni delle Paralimpiadi, da Torino 2006 a Vancouver 2010 fino a Sochi 2014, quando fu anche portabandiera. Dal 2017 ha chiuso la carriera di giocatore diventando così team leader della Nazionale con cui è giunto quarto nei recenti Giochi Olimpici di Pyeongchang 2018, miglior risultato di sempre a cinque cerchi della storia azzurra.

Nelle prossime righe il ricordo di Pietro Nicolodi

Se non ci fosse stato lui forse non avremo mai avuto una squadra di para hockey in grado di arrivare al quarto posto a Pyeong Chang. É stato letteralmente uno dei fondatori di questo sport nel nostro Paese, lo ha aiutato a crescere dalle fondamenta, fino a diventare il capitano e la bandiera della nazionale. La prima volta che lo vidi giocare al preliminare 2005 era il leader di una squadra con tanta buona volontà e con mezzi tecnici e tattici limitati. Ma già cinque anni dopo era tutta un'altra storia. Ebbi la fortuna di commentare l'esordio alle Paralimpiadi di Vancouver (le prime alle quali ci eravamo qualificati in pista). La sfida era contro il Canada, ai tempi squadrone inarrivabile, i veri maestri della disciplina. Ne venne fuori una partita leggendaria che fu vinta dai canadesi ma nella quale Ciaz e i ragazzi furono semplicemente strepitosi. Trascinati dalle parate di Santino Stillitano gli azzurri ebbero a lungo in scacco i padroni di casa, guadagnando la stima di tutto il competente pubblico di Vancouver.  Non dimenticherò mai l'emozione che mi diede quella telecronaca e non dimenticherò mai l'incontro con la squadra nella nostra sede.
Dopo aver fatto il portabandiera nella sfortunata avventura di Sochi, Andrea Chiarotti era in Corea in qualità di team manager, sempre pronto a dare mano ai ragazzi che con il suo esempio è la sua volontà aveva contribuito a formare. Una grossa perdita per tutto lo sport italiano, se ne va una personalità straordinaria, un uomo che aveva il sorriso stampato in volto, al quale era impossibile non voler bene.

Gabriele Araudo, amico e compagno di Nazionale: "Ciaz è stato una persona unica, un uomo capace di tirare fuori sempre il meglio da ciascuno di noi, trovando la parola giusta e ispirando positività in ogni situazione. La notizia della sua scomparsa mi lacera il cuore: oggi abbiamo perso tutti un amico sincero, dell’hockey, del para ice hockey e del mondo del ghiaccio. Gli dobbiamo tutti tantissimo, e in ogni caso il suo spirito resterà sempre con noi".

Gianluca Cavaliere, attuale capitano dell’Italia: Io ho avuto la fortuna di conoscerlo ben prima dello sledge, quando nel 1998 dopo il mio incidente mi ha dato grandissima forza, lui che per primo mi ha mostrato cosa fosse una protesi. Era impossibile non andare d’accordo con lui: insieme abbiamo vissuto questa avventura meravigliosa del para ice hockey combattendo per far crescere il movimento e conoscendo in questi anni tante persone fantastiche. Si dice sempre che se ne vanno i migliori ma che lui fosse il migliore lo sapevamo da tempo, ben prima di ieri".