Ross Edgley e le imprese di sport più incredibili di sempre

Nel 1990 il Cavaliere del Lavoro Filippo Giardiello, imprenditore del mondo dell’orologeria e ideatore del marchio Sector, inventa ‘No Limits’, la massificazione del concetto di avventura legata agli sport estremi e il forte credo di realizzare imprese alla ricerca dei propri limiti. Agli eventi del Team che si lancia oltre i limiti dell’essere umano partecipano atleti che diventeranno autentici divi e miti di discipline fuori dall’ordinario e riservate realmente a pochissimi eletti supereroi. Della squadra fanno parte free-climbers, base-jumpers, apneisti, snowboarder, speleonauti, deltaplanisti. Uomini e donne dell’impossibile, fra i quali i più amati e indimenticati nell’immaginario collettivo resteranno Umberto Pelizzari, Viviane Wegrath, Victoria Murden, Hans Kammerlander, Gerard D’Aboville, Maurizio ‘Manolo’ Zanolla, Francisco ‘Pinin’ Ferreras e quel Patrick de Gayardon, inventore della tuta alare, capace di saltare dalla cascata di Salto Angel o da un elicottero o di gettarsi in volo orizzontale nel Grand Canyon. È purtroppo scomparso il 13 aprile 1998 nei cieli delle Hawaii durante un banale lancio di prova, dopo avere apportato una modifica alla sacca del paracadute. Al tramonto del ‘Sector No Limits’ il testimone del settore passò a un’azienda austriaca, fondata alla metà degli anni ’80, dedita alla produzione e commercializzazione di bevande energetiche e soft drink, nata grazie all’intuizione di Dietrich Mateschitz e Chaleo Yoovidhya. L’impulso dato da Mateschitz fu fortissimo e subito orientato al mondo dei motori in particolare, nel quale dapprima con i piedi di piombo e poi con prepotenza entrò sempre con più investimenti e con più forza la ‘Red Bull’. Fino ad approdare in Formula 1 e decidere di diversificare i propri interessi nel settore sportivo non solo rivolgendosi ai più classici motociclismo, calcio, hockey, ciclismo, ma anche aprendo una divisione dedicata alle discipline estreme e a quell’antico concetto di avventura che era tanto caro al cavalier Giardiello. In chiave più moderna e con incursioni ben oltre la sfera terrestre. Prova ne sia il celebre salto dello skydiver austriaco Felix Baumgartner che, avvalendosi di un top team formato da scienziati, ingegneri e medici, affrontò e portò termine lo straordinario e ancora oggi incredibile ‘Red Bull Stratos’, ben tredici anni fa, il 14 ottobre 2012. Fu un lancio in caduta libera dall’altezza di 24 miglia , alla velocità stimata di 833,9 miglia orarie in quattro minuti e ventidue secondi, attraverso il quale Felix stabilì il record di altezza massima raggiunta da un pallone aerostatico con equipaggio, l’altezza maggiore di un lancio da un pallone aerostatico e la velocità massima mai raggiunta da un uomo in caduta libera, infrangendo la velocità del suono . Fu quello il momento in cui la ‘Red Bull’, ricorrendo a fondi pressoché illimitati, ottenne un vero e proprio ‘boom’ mediatico, persino superiore a ogni attesa, dal quale prese slancio la successiva attività che ancor oggi spazia fra cieli, terra e mare. Ultimo gioiello della scuderia di superuomini della ‘Red Bull No Limits’ è il nuotatore e avventuriero britannico Ross John Edgley, nato nel Lincolnshire, a Grantham, la stessa cittadina che diede i natali a Margaret Hilda Thatcher, Premier del Regno Unito del 4 maggio 1979 al 28 novembre 1990. Edgley è uno sportivo a tutto tondo, convinto da sempre che “Il corpo umano è molto più potente di quanto le nostre menti spesso ci inducano a credere”. E per mettere alla prova il proprio, di corpo, Edgley non si è certo mai risparmiato. Facilitato di certo dalla genetica, derivante probabilmente dall’essere nato in una famiglia di atleti: la mamma era una velocista, il papà un istruttore di tennis, anche la sorella fa sport. Ma già il nonno era un militare ed era un maratoneta, come la nonna del resto. A quattordici anni, Ross conosce da vicino l’elemento nel quale si sentirà come a casa, l’acqua. Pratica il nuoto a buoni livelli e poi la pallanuoto, fino ad arrivare a giocare per il Campionato britannico maschile e anche in Nazionale. Una volta appesa la calottina al chiodo decide di intraprendere l’attività di preparatore e si trasferisce a nord-ovest, nel Cheshire, al confine con la Grande Manchester. Qui allena fra le altre ai loro esordi la dorsista pluri medagliata Gemma Mary Spofforth, Dai Greene e anche la due volte campionessa olimpica Jade Jones. E per mantenersi lavora anche per delle agenzie pubblicitarie come modello e partecipa a un reality show della BBC, ‘Tough Guy or Chicken?’. Intanto studia all’università di Loughborough, nel Leicestershire, dove si laurea in scienze sportive. Appassionato di ricerca, attraverso i giusti contatti si offre come esperto di fitness per diverse pubblicazioni editoriali e inizia a firmare articoli specializzati. Lo fa per ‘Cosmopolitan’, ‘Men's Health’, ‘GQ’, ‘The Daily Telegraph’, ’Men's Fitness’. Quindi, avendo oramai ottenuto una certa notorietà presso il pubblico ed essendo molto apprezzato riesce a strappare un contratto con Sky, per cui realizza e conduce il programma ‘Welcome to the Fight Club’. Senza tuttavia mai smettere di allenarsi e di progettare nuove sfide per il fisico umano e in particolare per il proprio fisico. Nel 2016 Askmen.com gli riconosce di essere uno dei massimi esperti di forza mentale, capacità fisica e capacità lavorativa e lo inserisce nella ‘World's 50 Top Fittest Men’. A gennaio tuttavia deve fare fronte a diversi problemi familiari e per solidarietà -e anche per un senso di partecipazione molto forte e molto pressante- decide di iscriversi a una maratona di beneficenza a favore della lotta contro il cancro. In realtà si tratta della maratona più difficile del mondo. E Ross decide di affrontarla come si conviene preparandola con otto mesi di training intensivo di quattordici ore al giorno. Maratona… a traino Il giorno della corsa, il 22 gennaio 2016, sul glorioso circuito automobilistico di Silverstone, la gara parte sulla lunghezza delle 26,2 miglia . Ma non è -come detto- una maratona normale. Ross Edgley infatti la affronta correndo lungo il tracciato trascinandosi dietro una Mini Cooper Countryman del peso di 1400 kg. Una tre cilindri usata come un cilicio, per fare pratica di penitenza e -probabilmente- invocare una o più grazie. Superando il traguardo dopo aver percorso l’ultimo metro, Ross dirà: “La mia famiglia e i miei amici hanno concordato che correre una maratona sarebbe bastato, ma secondo me correre una maratona trainando una macchina sarebbe stato meglio. Avevamo bisogno di qualcosa che nessuno aveva mai fatto. Le persone hanno corso maratone in armature di cotta di maglia, con frigoriferi sulla schiena e simili. Ma nessuno l'aveva fatto trainando un'auto da 1,4 tonnellate”. Un’impresa completata sotto la pioggia e in 19 ore, 36 minuti e 43 secondi, alla massima velocità di 3 miglia all'ora. Un successo personale, un gran ritorno mediatico e anche un ottimo risultato per la ricerca e per la causa. Nuova impresa Un anno dopo Ross Edgley decide di spingersi oltre e si prepara per un’arrampicata con le corde. Riesce a completarne una, ma non è una semplice come si potrebbe pensare. È l'arrampicata di corda più lunga del mondo: in 19 ore tocca l'altezza dell'Everest . Ma ancora non basta. Ross si prepara così sulla distanza di 1.100 miglia pensando di affrontarla alternando un pezzo di distanza di corsa e l’altro pezzo in bicicletta: una sorta di biathlon. Ma per non rendere la cosa troppo facile, decide di percorrere i lunghi tratti a piedi, come Abebe Bikila, il mitico maratoneta etiope vincitore della prova di Roma nel 1960. Però portando sulla schiena -a differenza di quello- uno zaino da 50 chili e viaggiando per la durata di un mese. Fatto il biathlon, il passo successivo è il triathlon, del resto Ross proviene dal nuoto e basta aggiungerlo a corsa e ciclismo. Si dà come sempre uno scopo benefico: raccogliere fondi per attività di carattere ecologico. Poi progetta la sua personalissima sfida sull’isola caraibica di Nevis, la seconda della federazione comprendente anche Saint Kitts. E parte. E da quel momento, sull’isola dell’Atlantico della ‘terra delle belle acque’ , anche il triathlon non sarà più lo stesso. Ross Edgley porta a termine l’ennesima impresa, ma lo fa trasportando per tutto il percorso un tronco d'albero di 45 chili. La notizia arriva anche dalle parti di Buckingham Palace, a Londra, dove -sorseggiando un the- all’allora ventitreenne principe Harry scapperà di domandare al fedelissimo ciambellano di corte, Lord William conte Peel III: “Ma è vero che qualche pazzo sta correndo ancora qui intorno con un tronco sulla schiena?”. Eh sì, perché la passione per gli alberi non era svanita con quella sfida in Ross, ma gli era ritornata in autunno, quando -portato a termine il suo personalissimo "tree-athlon", ecco la nuova geniale idea: una bella nuotata di 100 chilometri nel mare caraibico, con sulle spalle lo stesso tronco da 45 chili. Magari, viste le correnti sfavorevoli, spezzata in due percorsi. Ma solo per via delle correnti, sia chiaro. In quel periodo Ross arriva a correre fino a trenta maratone in trenta giorni per dimostrare come forza e resistenza, cardio e massa muscolare possano coesistere. Raccontare le imprese E nel 2018 dopo ben dieci anni di gestazione, apre il fatidico cassetto e tira fuori il suo primo libro . È maggio quando vede la luce ‘The World’s Fittest Book’, un compendio di consigli, schede, lezioni e trucchi su come allenarsi per andare oltre i propri limiti, prendendo spunto anche dai ‘Quaderni segreti e dagli appunti’ di affermati campioni mondiali e olimpici, di detentori di primati e di glorie militari. Nel Regno Unito il volume diventa in poco tempo un vero e proprio ‘Sunday Times Bestseller’, viene tradotto e pubblicato in oltre 100 Paesi e insegna al mondo dei suoi adepti come “…allenarsi per tutto, ovunque e dappertutto, per diventare la bibbia di ogni appassionato di fitness. Il manuale d'uso completo del corpo, che diventerà la risorsa principale per imparare tutto quello che c'è da sapere su come costruire muscoli, perdere grasso, mangiare dolci e liberare il proprio potenziale fisico sovrumano”. A questo punto è naturale che ci sopraggiunga una domanda e non è necessario vestire i panni del giornalista e conduttore televisivo Antonio Lubrano per porsela. Antonio Lubrano, per la cronaca, era noto negli anni ’90 per la frase tormentone che rivolgeva ai propri telespettatori, “... a questo punto, una domanda sorge spontanea...”. E su Ross Edgley un quesito viene da buttare sul tappeto: dove mai, cioè, trovasse e trovi ancora il tempo per fare tutte queste cose e tutte così bene. Senza avere risposte, tocca rivalutare il premio attribuitogli da Askmen.com nel 2016, che per primo ne riconobbe per l’appunto “forza mentale, capacità fisica e capacità lavorativa”. E difatti, sempre nel 2018, Ross Edgley si concede, giusto per festeggiare, l’inizio dell’anno, una nuotatina di 48 ore senza sosta presso il Royal Marines Commando Training Center di Devon, intorno alla penisola di Cornovaglia, a un’oretta di distanza dallo splendido villaggio di pescatori di Port Isaac, che fa da sfondo alle avventure televisive di Martin Clunes nel panni di Doc Martin. Anche se la sua impresa migliore risale a giugno, ai primi dell’estate, quando Ross diventa il primo uomo a circumnavigare la Gran Bretagna a nuoto, compiendo quello che verrà denominato il ‘Great British Swim’. La prova Il gran giorno Ross si presenta a Margate, piccola città marinara dell’isola di Thanet sulla costa del Kent, fra fanfare, amici, autorità, familiari. È il 1° giugno 2018. Il tempo di scaldarsi un po', di seguire il cerimoniale di circostanza e poi il tuffo nelle acque gelide del Canale della Manica. Ross lascia la terraferma con una speranza: “Che la gente ricordi il Great British Swim come esempio o esperimento di forza fisica e mentale”. Dividendo il tragitto che lo separa dal traguardo dell’impresa in due sedute giornaliere, Ross segue la sua tabella di marcia di sei ore più sei ore, per un totale di dodici ore di bracciate quotidiane, scandite da pause, durante le quali l'atleta riposa su una nave, anche in caso di tempesta. Nelle prime settimane una brutta irritazione al collo lo tormenta fortemente, Ross capisce presto che dovrà conviverci fino alla fine, poiché non è possibile intervenire con i farmaci. Il passaggio continuo di imbarcazioni nel Passo di Calais, poi, gli rende complicato domare il moto ondoso. Almeno seicento navi al giorno transitano in tutte le direzioni e alterano il verso delle correnti. Dopo una ventina di giorni anche la salinità dell’acqua incomincia a far danni e a sgranargli la superficie della lingua. Il collo peggiora e diventa rugoso, come quello di un rinoceronte, accumulando tessuto fibroso fra la cervicale e la dorsale, nella parte più alta della schiena. Quando Ross impara a domare le onde è passato circa un mese e il suo ritmo di nuotata è costante. Dopo trenta giorni diventa il primo uomo ad aver percorso a nuoto l’intera costa meridionale dell’Inghilterra. Forse batte anche il record di punture ricevute dalle meduse. Alla fine dell’impresa sarà stato urticato per trentasette volte. A poco meno di due mesi dal tuffo di Margate, nel golfo di Bristol, risalendo a sud ovest, le onde del mare sono così violente da frustarlo letteralmente e lasciargli i segni addosso come se fosse stato torturato. Costringendolo, a fine prova, a curare più di una lesione sul dorso. Il 14 agosto, due mesi e mezzo dopo, il suo nuoto assistito a fasi multiple è già il più lungo della storia senza pinne o pagaie a mano. Supera così il record che apparteneva a Benoît Lecomte, nuotatore franco-americano, stabilito nell’Oceano Atlantico nel 1988. Un primato, quello di Lecomte, che però è rimasto oscuro per via di molti resoconti inesatti, al punto che il Guinness dei Primati ritenne controversa la questione, avendo il nuotatore percorso a tappe il lungo tratto da Hyannis a Quiberon facendo una sosta di una settimana alle Azzorre in un arcipelago portoghese. E completando il suo viaggio di 73 giorni, lungo 5.980 km accompagnato da una barca a vela di 12 metri dotata di un campo elettromagnetico di profondità per tenere lontani gli squali. In realtà Ross Edgley è adesso già a metà della sua avventura. Solo che a lui lo squalo si avvicina. E lo costringe non solo a cambiare maschera, ma anche a modificare lo stile di nuoto per dissimulare ed evitare essere scambiato per una prelibata foca. È un momento d’oro per Edgley, che batte anche il record di Sean Conway, ironman britannico nato ad Harare, nello Zimbabwe che era rimasto in acqua per 135 giorni e nel 2013 aveva nuotato tra Land's End e John o' Groats, dal sud-ovest al nord della Gran Bretagna, mettendoci solo 62 giorni. Alla sedicesima settimana di sfida, Ross Edgley strappa dal calendario la pagina del suo centesimo giorno in mare. In realtà è in ritardo sulla sua tabella di marcia, ma due tempeste lo hanno rallentato, costringendo l'equipaggio ad attraccare. Il maltempo arriva puntuale proprio mentre Ross compie il suo trentatreesimo compleanno. E la festa si tiene a bordo. Al ritorno sulla terraferma Ross avrà passato 157 giorni in acqua intorno alla Gran Bretagna senza toccare terra, percorrendo 2.883 km, alla ricerca di un record ai limiti dell’impossibile, compiendo qualcosa di straordinario. Una performance ininterrotta, per stabilire il record mondiale per la tappa di nuoto assistita in mare e continua più lunga della storia. Affrontando correnti oceaniche, temperature gelide, condizioni meteo estreme per più di cinque mesi consecutivi, senza l’uso di pinne o pagaie a mano, battendo tutti i limiti precedenti e con la certezza che avrebbe potuto persino fare di meglio. Come nuotare da Milano a Palermo e ritorno. Un’impresa che non è solo di resistenza fisica ma è anche testimonianza di ciò che può fare la mente umana quando si spinge oltre i propri limiti. Il 4 novembre 2018, quattrocento persone, parte del corteo pronto ad accoglierlo al suo ritorno, saltano nell'acqua ghiacciata per nuotare insieme a lui l'ultimo mezzo chilometro, e così Edgley ritorna finalmente a Margate, da dove era partito otto mesi prima, mettendo piede sulla terraferma alle 8.30 ora locale. Il suo viaggio, interamente documentato come serie internet settimanale ovviamente dai canali Red Bull, Edgley avrebbe bruciato all’incirca 505.219 calorie, mangiato 610 banane e sviluppato una velocità di punta di 16 km/h, diventando il primo uomo ad aver circumnavigato a nuoto la Gran Bretagna. Come Aquaman, il ‘Protettore degli Oceani’ partorito dalle geniali menti di Mort Weisinger e Paul Norris, Ross Edgley è riemerso dalle acque della Manica, neanche fosse l’Arthur Curry figlio di un guardiano del faro e di una regina di Atlantide, tornando alla terraferma. Oggi ha quarant’anni e scrive libri, si allena, insegna fitness e ancora pensa a come stupire il mondo. Perché, e lui stesso dice quanto sia fondamentale , “La vita non dovrebbe essere un viaggio verso la tomba con l'intenzione di arrivare sani e salvi in un corpo grazioso e ben conservato, ma piuttosto di sbandare di traverso in una nuvola di fumo, completamente consumata, totalmente esaurita, e di proclamare a gran voce 'Wow! Che corsa!’”.

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Ross Edgley e le imprese di sport più incredibili di sempre

Lucio Rizzica