Dal tatami alla vita: Scutto e Bellandi tra ori mondiali, sogni, fede e voglia di ispirare

La vita di alcuni sportivi, come i calciatori o i piloti di F1, cambia drasticamente dopo la vittoria di un Mondiale, come è cambiata la vostra vita nel quotidiano dopo la vittoria del Mondiale? Scutto: “In realtà la mia vita non è cambiata molto, sono tornata ad allenarmi come prima. Non penso ai risultati che ho ottenuto fino ad ora, sono concentrata su quelli che devo ancora raggiungere”. Bellandi: “È più personale che globale la cosa. Anche la mia vita non è cambiata molto. Ho ripreso ad allenarmi come prima, ma sicuramente ho nuove consapevolezze ed emozioni. Ma credo che quando sei nel pieno della tua carriera devi lasciare alle spalle qualsiasi risultato per raggiungerne di nuovi e ancora più grandi”. Siete le prime donne italiane ad aver raggiunto il primo posto del ranking mondiale nella vostra categoria, qual è il prossimo record che sognate di battere? Scutto: “Il mio è quello di superare ancora di più i record che abbiamo fatto. Voglio confermarmi ogni anno come campionessa del mondo e vorrei vincere anche io l'Olimpiade, come ha fatto Alice”. Bellandi: “I record mi vengono detti quando li battiamo, spero di continuare ad avere queste sorprese quando scendo dal podio. Credo che entrambe abbiamo ancora tanto da poter vincere, non mi interessa tanto dei record, mi interessa di raggiungere i risultati che abbiamo in mente”. Bellandi è l’unica atleta del judo italiano capace di vincere l’oro in un’Olimpiade e in un Mondiale, mentre Scutto è l’unica atleta del judo italiano ad aver vinto quattro medaglie in un Mondiale: questi traguardi vi mettono più pressione o più fiducia? Scutto: “Più fiducia, perché sono giovane e ho già conquistato molto. Non mi mette pressione, sono già a un buon livello e posso solo prendere quello che ancora mi manca”. Bellandi: “Credo che ogni percorso sia a sé. Non sento la pressione, questo è uno sport individuale e come tale siamo soli sia nelle vittorie che nelle sconfitte. Tu devi fare il tuo percorso, i risultati arrivano se sei in equilibrio, se sei integro come atleta e guardi solo al tuo percorso”. Qual è la prima immagine o il primo ricordo che ti viene in mente se pensi al Mondiale di Budapest? Scutto: “Appena sono atterrata a Budapest ho trovato un bracciale con una croce e da lì mi sono sentita come se fossi accompagnata in quella trasferta. Subito dopo ho fatto delle gite con il dottore e ho esplorato tutta Budapest”. Bellandi: “Credo di aver vissuto questa gara in maniera completamente diversa da tutte le gare che ho fatto nella mia vita. Tutto quello che ho fatto è il contrario di quello che avevo fatto nelle gare precedenti. Uno dei ricordi più belli di questa gara è averla vissuta con serenità, tranquillità e con il sorriso”. Qual è l’ultima cosa che avete fatto nello spogliatoio prima di entrare sul tatami per la finale? Avete una routine fissa o qualche gesto scaramantico? Scutto: “Io ho pregato con il mio allenatore, Antonio Ciano. Lo faccio prima di ogni incontro, soprattutto prima di ogni incontro importante”. Bellandi: “Io non ho gesti scaramantici, faccio quello che mi sento. Abbiamo lo stesso allenatore, lui mi ha dato una bella botta di consapevolezza e motivazione prima della finale e poi anche noi abbiamo pregato prima di iniziare”. A chi sentite di dover dire grazie per questa vittoria? Scutto: “Molte persone hanno contribuito a questa vittoria. Sicuramente il coach deve essere ringraziato perché ci allena ogni giorno ed è grazie a lui se siamo arrivate a certi livelli. Ma anche il nostro gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, che ci ha sempre finanziato e sostenuto in ogni richiesta. E poi ovviamente la Nazionale e la Federazione, che ci permette di partecipare alle gare e che ci finanzia in ogni richiesta”. Bellandi: “Concordo in tutto, perché il nostro percorso è parallelo. Antonio, le Fiamme Gialle, la Nazionale… poi ovviamente più vai in alto e meno sono le persone strette che hai vicino a te e quelle vanno ringraziate tutte. Sono da ringraziare anche la famiglia, gli amici e le persone più strette”. In alcune precedenti interviste avete affrontato diversi temi importanti, come i problemi alimentari. Sapete di essere un riferimento anche in questo senso? Scutto: “Sì, sento di essere un riferimento e un modello per molte persone. Ricevo molti messaggi da ragazze e anche ragazzi che vogliono consigli su come affrontare alcune situazioni e alcuni momenti no della loro carriera. Alcuni mi chiedono consigli anche sulla fede, su come avvicinarsi di più a Dio. So che per la posizione che abbiamo raggiunto siamo modelli che vengono presi come esempio e dobbiamo comportarci come tali”. Bellandi: “Credo che abbiamo una grande responsabilità, le nostre medaglie hanno un grande peso e vanne utilizzate nella maniera corretta. Sicuramente hanno anche una funzione sociale per dare voce a chi non ne ha e per dare una mano a chi è in difficoltà. Credo che entrambe tocchiamo temi importanti e trasversali, tanti ci passano nella vita e credo che questa sia una grande cosa. Le medaglie servono a questo, non a tutto il resto”. C’è una judoka o un judoka che ha ispirato il vostro percorso? Scutto: “Io mi ispiro un po’ alle leggende del momento e al judo giapponese. Adesso mi ispiro ad Uta Abe, mi piace la sua sicurezza sul tatami e il suo modo di combattere. Mi rivedo un po’ in lei…”. Bellandi: “Penso Kayla Harrison, è stata una delle più grandi leggende del judo e ha avuto una storia di vita tutt’altro che facile. E ancora oggi, nonostante non sia più nel judo e pratichi un altro sport, è un idolo per tanti. Il suo modo di essere rispecchia quello che io sto cercando di fare con i miei risultati, ovvero essere uno strumento sociale e dar voce a tematiche molto importanti”. Fuori dal judo c’è uno sportivo che ammirate particolarmente? Scutto: “No, io seguo solo il judo e i judoka”. Bellandi: “Io credo che LeBron James sia stato uno di riferimento. Ho iniziato a seguire un po’ anche il pugilato, ho letto la biografia di Mike Tyson, credo sia un modello pur nella sua particolarità. Dice cose veramente importanti sulla vita”. Sapete di avere un soprannome sul tatami? La ‘Leonessa d’Italia’ e ‘l’Oro di Napoli’ , vi piacciono? Scutto: “Sì, conosco questo soprannome ma nessuno sa che noi abbiamo altri soprannomi, io sono ‘Angelita’ e lei è ‘Maldita’ . Mi piace di più questo di soprannome”. Bellandi: “Noi siamo diametralmente opposte ma parte di uno stesso insieme e noi ci chiamiamo così. So che mi chiamano ‘Leonessa d’Italia’ perché è il simbolo della mia città, Brescia. Me lo hanno dato quando ero piccola mi sembra. Però ‘Angelita’ e ‘Maldita’ sono al primo posto ”. Cos’è per voi lo sport? Il vostro modo di vivere è simile al vostro stile di vita? Scutto: “È molto simile. Io sono molto concentrata, cerco di fare quasi tutto alla perfezione e questo me lo porto anche fuori dal tatami. Rispecchio molto quello che sono fuori sul tatami, ma sul tatami sono la versione completa di me stessa. A volte vorrei avere la sicurezza che ho sul tatami anche fuori”. Bellandi: “Io credo che fare sport a questi livelli è un qualcosa di totalizzante. Per ottenere grandi risultati ti devi buttare a capofitto. Poi con il tempo e con l’età ho capito anche quali sono gli equilibri che mi fanno star bene e performare al meglio, ma soprattutto stare bene fuori dal tatami. Noi siamo la stessa persona che va sul tatami, anche se la gente tende a dimenticarlo. E siamo prima persone e poi atleti”. Prima della gara come preparate il borsone? Siete ordinate e precise o fate tutto all’ultimo momento? E questo modo di preparare la borsa rispecchia la vostra personalità? Scutto: “Io preparo la borsa in modo molto preciso, ho anche una lista per non dimenticare nulla. Credo rispecchi molto la mia persona, perché io cerco sempre di fare le cose in modo molto preciso e ordinato per non trovarmi in difficoltà”. Bellandi: “Penso che questo rispecchi molto anche i nostri soprannomi. ‘Angelita’ è tutta perfetta, io – ‘Maldita’ – la borsa la faccio all’ultimo momento la sera prima di partire. Non trovo le tute, non trovo niente… alle Olimpiadi non avevo la cintura per fare la gara. Non mi definirei confusionaria, il mio ordine ha un suo perché. Io trovo le cose nel mio disordine ”. Immaginate di avere la bacchetta magica, cosa cambiereste della vostra carriera? Quale torneo e quale gara? Scutto: “Sicuramente vorrei rivivere l'Olimpiade di Parigi dell’anno scorso con la persona che sono adesso, perché penso che con la maturità che ho adesso il risultato sarebbe cambiato. Però non vorrei cambiare quella gara, perché è stata proprio quella gara a cambiare me stessa. Vorrei solo riviverla con questa mentalità e vedere il risultato che avrei ottenuto, ma non la cambierei”. Bellandi: “Non cambierei nessuna gara perché la persona che sono adesso è il risultato delle sconfitte che sono arrivate. Le sconfitte sono importanti nella vita di un’atleta, ti fanno maturare, essere completa e rimettere a posto le cose. Serve tutto, la strada per il successo non è piana. Per questo non cambierei nulla”. Cosa ruberesti all’altra del suo carattere? E cosa dal punto di vista tecnico? Scutto: “Le prenderei la parte del suo carattere che mi manca, quell’aspetto di ‘Maldita’. A volte vorrei essere anche io un po’ più spensierata. Sul lato tecnico, le ‘ruberei’ tutti i suoi tiri a sinistra, che è il suo punto forte e l’aspetto che a me manca”. Bellandi: “Io credo che a me serva un po’ la pazienza di ‘Angelita’ e un po’ più di ordine. Ogni tanto sicuramente mi servirebbero. Dal punto di vista tecnico, gli attacchi a destra sono il suo punto forte che sicuramente a me manca”. Alice è nata a Brescia, mentre Susy è cresciuta a Scampia: cosa vi portate oggi dentro della città in cui siete nate? Scutto: “Porto con me ancora oggi il senso di sacrificio, perché nella palestra a Napoli ho sentito tanto il mio sacrificio. E poi anche il fatto di non avere nulla, che alimenta la voglia di ottenere qualcosa”. Bellandi: “Brescia è una realtà molto piccola, mi allenavo tre volte alla settimana ed era difficile venir fuori da una realtà del genere. Soltanto il talento che il Signore mi ha dato mi ha aiutato. Porto con me il senso di rivalsa e la voglia di uscire da un posto in cui ormai nessuno avrebbe più scommesso su di me. Questa è stata la mia storia: voler rinascere quando nessuno ormai credeva più in me”. Che ruolo ha occupato la fede nella conquista di questa medaglia d’oro e in generale nella vostra vita da atlete? Scutto: “È al primo posto. Senza la fede non riuscirei in nessun’altra cosa. Io confido in Dio in ogni cosa che faccio, dalla più banale, come trovare parcheggio, alla più grande, come il vincere un Mondiale o un’Olimpiade. Per me occupa la prima posizione”. Bellandi: “È la stessa cosa anche per me. Ho intrapreso questo percorso da meno tempo di Susy, ma lei, Antonio e tutto il nostro gruppo mi hanno aiutato a trovare questo genere di elevazione. Io credo che se nel mondo più persone credessero nel Signore, vivremmo in un mondo migliore di quello attuale. Come ho detto prima, non cambierei nulla della mia vita perché credo che tutto quello che è successo sia il piano che il Signore aveva per me. Se tu confidi e ti fidi, non ci sono momenti difficili e duri, perché Lui cammina al tuo fianco”. E la famiglia invece che ruolo ha ricoperto nella vostra crescita? Scutto: “Se non avessi avuto il sostegno della mia famiglia, che ha sempre creduto nel mio sogno, adesso non sarei qui. A volte molte persone non riescono a seguire il proprio sogno perché i genitori non credono nel progetto che noi atleti già vediamo. Avere una famiglia alle spalle è molto importante”. Bellandi: “Io credo che dopo la fede ci sia la famiglia. Qualsiasi cosa accada, sono le uniche persone che non ti guardano come ‘Alice Bellandi’ o ‘Assunta Scutto’, ma come la bambina che hanno cresciuto. Non ci sono vittorie né sconfitte, c’è solo il bene che provano per te come persona. Quando ho compiuto 18 anni mi hanno lasciato andare e hanno fatto tanti sacrifici per potermelo permettere. Credo che la famiglia sia davvero fondamentale, come supporto emotivo e anche pratico”. Se non avessi fatto la judoka, cosa avresti fatto nella vita? Scutto: “Avrei sicuramente provato qualche altro sport. Forse la ginnastica artistica, mi piace molto e penso di avere anche le doti fisiche per farlo”. Bellandi: “Non lo so. Vengo da una famiglia di insegnanti e mia madre ha sempre voluto che studiassi. Da bambina mi è sempre piaciuta la medicina e mi sarebbe piaciuto diventare dottoressa. Però mi sarebbe piaciuto tanto anche giocare a basket”. Come ti vedi tra 20 anni? Scutto: “Spero sposata e con dei bambini e magari anche insegnante, chi lo sa”. Bellandi: “Penso vivrò una vita diversa, con dei bambini e forse sposata. Non lo so… vediamo, un passo alla volta”. Cosa vorreste dire agli amici di Sky che vi seguono tutto l’anno? Scutto: “Non smettete mai di seguirci, siete essenziali!”. Bellandi: “Seguiteci sempre! Vi faremo sognare e divertire ma continuate a seguirci, sempre di più. Portate anche amici ”.

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Ivano Pasqualino