Il padel è uno show che non si ferma (quasi) mai. E Barcellona la sua casa

Siamo arrivati in città il martedì, due giorni prima del primo match della tappa finale del massimo circuito internazionale. Invitati da un noto marchio per il lancio della nuova scarpa dedicata al padel, ci siamo resi immediatamente conto di come la città aspettasse con grande trasporto l’evento: In qualunque parte del mondo sarebbe quanto meno improbabile che un tassista si lanciasse in una disamina tecnica su giocatori e giocatrici di padel, ad oggi ancora poco conosciuti al grande pubblico. Non in Spagna ovviamente. Qui è tutta un’altra cosa. Parliamo senza ombra di dubbio del Paese trainante per lo sport più in crescita su scala mondiale e il fatto che nessuno dei quattro Major di Premier Padel si svolga su territorio spagnolo ha reso pressoché obbligata la scelta di tenere qui lo spettacolo finale. Al massimo si sarebbe potuto trattare di un ballottaggio Madrid-Barcellona e la risposta sarebbe stata analoga anche nella capitale . Insomma, il posto è giusto e ci auguriamo che il Palau Sant Jordi, dall’alto del Montjuic, possa essere il palcoscenico delle Finals anche negli anni a venire ma, prima di passare agli spunti tecnici, esprimiamo un desiderio: perché non allungare lo spettacolo, proporre un format modello Atp Finals, così che il pubblico possa vedere in campo i propri beniamini un minimo di tre volte? Quest’anno, ad esempio, c’era grande attesa per la neo-coppia Lebron-Augsburger, ma il loro torneo è durato poco più di un’ora… Detto ciò, sul piano tecnico non si sarebbe potuto chiedere di più e la giornata dedicata alle finali ha regalato emozioni fortissime. La prima ce l’ha regalata la finale per il terzo e quarto posto del tabellone femminile, che ha coinciso con il passo d’addio della coppia più longeva del padel, a prescindere dal genere. Basti pensare che, quando Sky ha iniziato a trasmettere il World Padel Tour, nel settembre del 2020, Ariana Sanchez e Paula Josemaria già giocavano insieme e, nell’arco di questi 5 anni, sono diventate la coppia più forte al mondo: un perfetto mix di genialità e solidità che solo la necessità di trovare nuovi stimoli tecnici potrà separare. Per la cronaca, hanno chiuso con una vittoria contro Araujo-Ustero, mettendosi al collo un’altra medaglia. Dopo il successo di Stupakzuk-Di Nenno su Sanz-Navarro è arrivato il momento più atteso, quello in cui ci si giocava il titolo. Tra le donne è andato in scena il decimo confronto stagionale tra le n.1 del mondo Triay-Brea e le rispettive ex compagne Fernandez-Gonzalez che, pur nettamente distanziate nella race, arrivavano al Palau con l’incredibile risultato di 7 vittorie e 2 sconfitte negli head to head. Stavolta ci saremmo aspettati che Gemma e Delfi riuscissero a spuntarla, trascinate dall’ultimo traguardo da raggiungere in una stagione fantastica, fatta di ben 12 successi: battere la loro bestia nera per evitare che un passivo ancora più pesante potesse offuscare il primato mondiale. Beh, così non è stato e questa sconfitta farà certamente pensare le allieve di Rodrigo Ovide nei due mesi di stop . Dall’altro lato, Bea Gonzalez ha dimostrato di aver probabilmente fatto quell'ultimo salto in avanti per essere considerata la più forte. Lo è dal punto di vista fisico, lo è dal punto di vista delle soluzioni tecniche ma non lo è mai stato quanto a costanza di rendimento e freddezza nei momenti decisivi. Gli ultimi tre tornei ci hanno detto che forse ci siamo e il concetto è ben scritto in due numeri relativi alla finale: 34 vincenti e 12 errori gratuiti. I precedenti tra i quattro ragazzi saliti sul palco per il titolo maschile dicevano chiaramente che Galán e Chingotto, da quando sono diventati una coppia, hanno fatto cose straordinarie per provare a fermare lo strapotere di Coello e Tapia ma 19-9 è un dato difficilmente interpretabile. Sostanzialmente, se Tapia e Coello giocano dall’80% in su delle loro possibilità, vincono. Se uno dei due scende al 70%, vincono e se entrambi non vanno oltre questa cifra non è affatto detto che perdano. Tuttavia, dalla fine di settembre in poi, il conteggio degli scontri diretti era 3-3 per cui si poteva ambire a una finale equilibrata e il 7-6, 3-6, 7-6 che ci hanno regalato questo quattro campioni è stato molto di più. Sono state almeno tre partite all’interno della stessa, con rovesciamenti di fronte continui tra prodezze, scambi interminabili ed errori inaspettati con il pubblico che non sapeva più quale giocatore incitare o per quale giocata mettersi le mani nei capelli, incredulo e spiazzato di fronte a questo spettacolo. È stato il finale sognato da tutti e, al di là di ogni retorica, il trofeo lo ha alzato una sola coppia ma a vincere è stato il padel. Ora un po' di sano riposo e poi si riparte e non sarà una ripartenza banale… Nella conferenza post torneo, infatti, il presidente della FIP Luigi Carraro e il CEO di Premier Padel David Sudgen hanno illustrato alcuni cambiamenti molto interessanti a cui si sta lavorando. Il sistema antidoping verrà implementato per rendere più solido il sogno olimpico, verrà migliorata la tecnologia per consentire agli arbitri di avere tutti gli strumenti necessari per dirimere situazioni complicate , si sta studiando un sistema per incoraggiare le coppie a rimanere unite più a lungo e, soprattutto, il sistema di punteggio basato sui vantaggi sarà quasi certamente rivisto. Se il punto de oro è considerato da un lato eccessivamente a favore delle coppie sfavorite , dall’altro lato regala un pathos innegabile nel racconto televisivo e assicura partite di durata ragionevole, in un tempo in cui quasi più nessuno sembra amare gli spettacoli troppo lunghi. I vantaggi sono certamente più equi e veritieri ma mal si conciliano con uno sport che fa del ‘combined’ un credo. Ogni giorno si giocano partite femminili e maschili e le ragazze, soprattutto quando i campi non sono molto veloci, faticano a chiudere il punto con la conseguenza che un match di tre set si avvicina spesso alle tre ore di gioco. E allora la grande novità potrebbe essere un compromesso tra le due realtà che si usa molto a livello amatoriale: un primo vantaggio e poi il punto decisivo. Come a dire: manteniamo la struttura dei vantaggi ma evitiamo che un game possa durare 8-10 minuti perché al massimo i punti saranno 11. Dal nostro punto di vista, quello di chi racconta questo sport, non poteva esserci notizia migliore e ci piace molto che FIP e Premier Padel abbiano capito che la forza del padel sta nella sua storia breve e ancora tutta da scrivere. Le regole si possono cambiare senza essere accusati di lesa maestà. Buon riposo padel, ci rivediamo presto.

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Il padel è uno show che non si ferma (quasi) mai. E Barcellona la sua casa

Alessandro Lupi