Alo e quell’onda di Mavericks che fa tremare Nazaré

La natura, un po’ come lo sport, spesso sa essere anticonformista, libera, ribelle. Soprattutto se lo sport in questione è il surf. Uno sport che di conformista ha ben poco. Se poi si stratta di quello su onde giganti, ovvero quello con onde superiori ai 6 metri, entriamo nel regno dell’imprevedibilità, dell’istinto, dell’adrenalina pura che, a tratti, può somigliare, e non poco, alla follia. Ecco, il giorno prima della Vigilia di Natale questo spirito ribelle è emerso in tutta la sua forza. In un posto, uno spot per la precisione, poco distante da San Francisco e che tradotto in italiano significa proprio anticonformista, ribelle, selvaggio. Parliamo di Mavericks. Uno dei tre spot più famosi al mondo per il surf su onde giganti, che insieme a Jaws alle Hawaii e Nazaré in Portogallo rappresenta una delle tre tappe della World Surf League di questi palazzi del mare. Il portatore di questo spirito ribelle però ha molto a che fare con l’Italia. Quanto meno per metà, grazie alla mamma, nativa di Ivrea. Parliamo di Alessandro ‘Alo’ Slebir, un ragazzo californiano di 23 anni che ama il nostro cibo, ma soprattutto il mare e il surf. Il 23 dicembre, per molti, sarebbe riuscito a surfare l’onda più alta di sempre. Un’onda da Guinness. La famosa onda da 30 metri tanto sognata da Garret McNamara. Un’onda ribelle che potrebbe riportare lo sport di Half Moon Bay in testa al libro del Guinnes dei primati. Relegando Sebastian Staudtner e Nazaré al secondo posto. Il segreto di questa onda sta sott’acqua: una rampa rocciosa sottomarina inclinata che rallenta la propagazione dell’onda verso la spiaggia che agevola la formazione di due ventri d’onda convergenti che permettono l’amplificazione. Quel giorno è stato un po’ come se la natura si volesse ribellare al dominio gigantesco delle onde di Nazaré. Ricordando a tutti come il mare, le tempeste, le onde sono quanto di più selvaggio e ribelle esista sulla terra. Così mentre a Praia do Norte si registra una delle stagioni più avare di grandi onde degli ultimi anni , a Moss beach e sulla costa californiana i surfisti stanno vivendo un periodo d’oro. La natura ha deciso di dare spettacolo in un giorno non proprio come gli altri per Mavericks. Come ricorda un memoriale sulla spiaggia, quello dedicato a Mark Foo, il surfista hawaiano travolto da una di quelle onde ribelli mentre provava ad alzarsi sulla tavola proprio il 23 dicembre del 1994 e trovato morto qualche ora dopo con un pezzo di tavola ancora attaccato alla gamba con il leash. Una tragedia terribile che ha aperto tanti interrogativi sulla sicurezza in mare. Nessuno dei surfisti in acqua si era accorto di nulla. Da lì in avanti, inoltre, sono cominciati i primi ragionamenti sulla necessità o meno dell’uso del leash per le onde giganti visto che la tavola in una situazione del genere può diventare un pericolo ulteriore per il surfista. 30 anni dopo quel giorno terribile la natura ha voluto regalare un sorriso, una scossa di pura adrenalina a Mavericks. Dopo 8 ore in acqua, Alo Slebir, trainato in modalità tow-in da Luca Padua, si è lanciato su un’onda unica. Sicuramente la più alta che abbia mai surfato, come lui stesso ha dichiarato e che ora verrà valutata con attenzione per capire se possa essere un’onda superiore a quella da 26,21metri cavalcata il 29 ottobre del 2020 dal tedesco Sebastian Steudtner a Nazaré. Qualche dubbio sembra averlo anche Alessandro Marcianò, surfista di onde giganti di stanza nello spot portoghese che a Mavericks ha surfato nel 2018 con il mitico Garrett MCnamara. “È uno spot che regge meno rispetto a Nazaré, nel senso che fa fatica a raggiungere grandi altezze. Quindi ci troviamo di fronte a qualcosa di eccezionale con misure fuori dal normale” dice Alessandro a Sky Sport Insider. “Ho visto le immagini, è sicuramente un’onda gigantesca che può ambire a diventare l’onda dei record. Ma non ho certezze. I criteri di valutazione sono spesso soggettivi e dipendono da prospettive e angolazioni di video e foto. E poi c’è ancora un’onda del brasiliano Lucas Chumbo di qualche anno fa da essere valutata. Quello che posso dire è che bisogna essere orgogliosi da italiani per l’onda surfato da Alo”. La misurazione dell’onda viene fatta attraverso l’analisi di video e foto dalle diverse angolazioni a disposizione. Si parte dalla determinazione dell’altezza del surfista sulla tavola. Una volta accertata, quella immagine del surfista viene usata in scala fino alla cresta dell’onda per arrivare alle dimensioni precise. Record o non record, questo lo scopriremo tra qualche mese, l’onda di Slebir resta qualcosa di straordinario, di selvaggio allo stato puro. Un vero e proprio spettacolo della natura. Gigantesca, magnifica e ribelle come il posto che l’ha vista protagonista. Un luogo magico dove più di una volta è capitato che surfisti, leoni marini e squali si siano incrociati e che ha ispirato anche un film nel 2012. Con tra i protagonisti Gerard Butler. ‘Chasing Mavericks- Sulla cresta dell’onda’. Pellicola incentrata sulla storia vera del surfista Jay Marioarity. La storia di un ragazzo anticonformista e ribelle, proprio come le onde di Mavericks.

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Luigi Vaccariello