Fiona May: "Spero che mia figlia Larissa batta il mio record. Razzismo? Non è una malattia ma qualcosa che si impara"

Atletica

L'ex campionessa di salto in lungo parla in esclusiva a Sky della sua nuova avventura a teatro e non solo: "Il teatro e l'atletica sono uguali, se sbagli è finita. Voglio vedere qualcuno battere il mio record, magari mia figlia Larissa. Non mi considero un'icona dello sport. Razzismo? E' una cosa che si impara. Bisogna educare"

Fiona May corre per una nuova sfida. Sta girando l’Italia con lo spettacolo Maratona di New York, un testo di Edoardo Erba tra i più rappresentati nel teatro contemporaneo. In scena, Fiona May e l’attrice Luisa Cattaneo corrono per tutta la durata dello spettacolo, un grande impegno fisico da aggiungere alla recitazione.  Un impegno a cui Fiona si è dedicata con il suo solito entusiasmo. L’abbiamo incontrata per parlare di questa esperienza e non solo.

C’è differenza tra i riflettori di uno stadio e quelli di un teatro?
"E’ uguale. Se sbagli è finita, non puoi dire stop e rifare tutto. Anche il mio nervosismo è simile a quando gareggiavo. Per il debutto non ho mangiato…"

Faresti una maratona, visto che è questo il tema dello spettacolo?
"No. Non fa per me, assolutamente no. Una 5 km o una 10 km forse, ma non sono a quel livello".

Tempo fa hai detto cose molto dure sulla crisi dell’atletica italiana, è cambiato qualcosa?
"Qualcosa non funziona, ma credo che i giovani ora sono più forti, non è colpa loro. Assomigliano un po’ alla nostra generazione, è come se si fosse saltata una generazione ed ora questa è più tosta".

Come ti giudichi come mamma?
"Sono severa. Nessuno ti da niente sul piatto, te lo devi conquistare, ma nel modo giusto e con rispetto. Ma 16 anni sono un’età difficile, è complicato avere sempre le cose giuste da dire in ogni situazione".

A proposito, pensi che tua figlia Larissa possa battere i tuoi record?
"Lo spero, io voglio vedere qualcuno in Italia che batta il mio record, voglio vedere un progresso per la nostra atletica. Larissa può ottenere qualsiasi cosa, ma deve stare attenta…c’è sua sorella Anastasia..anche se è ancora troppo piccola e dovrà aspettare".

Il razzismo è più ignoranza o paura?
"Tutti e due. E’ una battaglia difficile da combattere ma non è impossibile. Dobbiamo educare. Il razzismo non è una malattia, non è qualcosa che arriva appena nati. E’ qualcosa che si impara. E’ questa la cosa importante da capire. Io vado spesso nelle scuole, frequento tante persone. Non mi guardano come una di colore".

Nella tua carriera hai vinto i mondiali, hai vinto medaglie olimpiche nel salto in lungo. Ti consideri un’icona dello sport italiano?
"Non mi considero un’icona, la cosa mi imbarazza anche un po’. Essere un’icona è un peso, sinceramente. Io sono Fiona May. Una persona che ha fatto qualcosa per l’Italia, una persona positiva. Cerco di avere rispetto per il prossimo. Ognuno di noi è diverso".