Gimbo Tamberi non conosce la parola "impossibile": sarà al Golden Gala di Roma

Escluso l’impossibile, non resta che l’improbabile. Così si esprimeva Sherlock Holmes alla ricerca della verità, e il suggerimento del detective di Baker Street resta una buona ipotesi si lavoro. Salvo il caso di imbattersi in Gianmarco, per tutti 'Gimbo', Tamberi, nel qual caso anche l’impossibile deve essere tenuto in considerazione. A partire da lui stesso, che non è fatto della normalità una cifra stilistica, tutta la sua carriera è stata dettata dall’irrazionalità. Come a Montecarlo, nel 2016, quando in cinque minuti passa dall’estasi al dramma: salta 2.39, diventa il favorito per i Giochi di Rio, si spezza le ossa del piede provando 2.41. Lo operano una volta, non risolve, occorre un secondo intervento. Va meglio, ma i medici sono chiari: ragazzo, con lo sport hai chiuso. Non c’era l’improbabile, solo l’impossibile, se non puoi saltare non puoi neanche vincere. Come non detto: nove mesi dopo il crack nel Principato torna in pedana, conquista l’oro olimpico a Tokyo con l’amico Barshim, vince un titolo mondiale, due europei e porta a casa tre volte il trofeo della Diamond League. Impossibile anche quanto accade a Parigi, dove lo stesso Sherlock Holmes avrebbe escluso che uno vittima di due pesanti coliche in pochi giorni si presentasse su una pedana per superare un’asticella alta più o meno come una porta di calcio. Lui lo ha fatto, e pazienza se non ha vinto: disputare una finale olimpica per uno che avrebbe dovuto stare attaccato a una flebo in un letto d’ospedale era comunque da medaglia d’oro della testardaggine. Come impossibile era pensare che uno si presentasse in pedana rasato solo per una metà della faccia: mai dire mai. L’ultima conferma che l’impossibile va escluso solo se non si parla di Tamberi è arrivata nei giorni scorsi. Contro ogni previsione e programmazione il saltatore azzurro si presenterà al Golden Gala, sfidando il meglio del mondo. Notizie sugli allenamenti? Nessuna. Notizie sulle condizioni di forma? Nessuna. Notizie della preparazione? Nessuna. Solo un video con tre salti postato su Instagram, e un sondaggio tra i supporter per una decisione che lui aveva già preso. Debutto stagionale al Golden Gala, come una squadra di calcio che comincia la stagione direttamente dalla Champions League. Impossibile? Per chiunque si, per lui no: l’anno scorso aveva cominciato la stagione direttamente agli Europei di Roma, vincendo l’oro con 2.37. Nessuno al mondo nel resto della stagione avrebbe fatto meglio, e fa ancora più male pensare che a Parigi quel dannato calcolo ai reni poteva ben farsi gli affari suoi: qualche giorno dopo le Olimpiadi, con le trippe a posto, avrebbe vinto la Diamond League a Bruxelles, dimostrando chi era davvero il migliore nella specialità. Probabile che sia nata lì la voglia di continuare sino a Los Angeles, gestendo per tre anni un corpo che tra ossa, tendini, legamenti e muscoli è stato tartassato come nessuno: nel salto in alto si calcola che al momento dell’elevazione il piede di stacco sopporti un carico equivalente a 800 chili. Sappiamo che dopo l’ultima gara a Bruxelles ha staccato: lunga vacanza, poi niente allenamenti per un pezzo. Possiamo essere certi che dopo c’è stato molto basket, guardandolo in tv e pure giocandolo nel campetto che si è fatto costruire in casa, ma soprattutto ha dedicato tanto tempo per Chiara, che lo ha ripagato con la medaglia più importante: tra qualche mese ci sarà una bimba in più a tifare per quel papà un po’ matto ma certamente divertente. Mentre accadeva tutto questo si è interrogato, concludendo, certamente più d’istinto che di razionalità. che valeva la pena continuare sino in California. Lo farà osservando un percorso che seguirà una programmazione possibile solo a lui, come decidere all’improvviso di andare in pedana all’Olimpico per quel Golden Gala che è l’unica gara in carriera che non ha mai vinto . Tre stagioni sono tante per uno che ai Giochi di Los Angeles avrà 36 anni: nessuno a quell’età è mai stato competitivo nel salto in alto, e nessuno ha mai vinto due ori olimpici in questa specialità, l’unica in tutte le gare maschili nello stadio che non ha mai visto un bis ai Giochi. È stato impossibile per tutti. Ed escluso l’impossibile, non resta che Tamberi.

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