La vittoria all'Open Championship è il culmine di un 2018 straordinario per Francesco Molinari, che grazie al lavoro del suo staff e al sostegno della famiglia è salito al numero 6 del mondo, mai così in alto in carriera
C’è un’unica buona ragione per perdere l’aereo per tornare a casa: vincere l’Open Championship, il primo torneo del Grande Slam della carriera. Francesco Molinari entra nella storia battendo la bestia Carnoustie e scavalcando Tiger Woods sulle seconde nove buche della domenica più importante della sua vita. Consapevolezza e fiducia che arrivano grazie a un lavoro costante con il suo staff, dal mental coach a chi ha lavorato con lui sul putt e sulla distanza in questo 2018. Ma anche grazie al sostegno della famiglia, con la moglie Valentina sempre al suo fianco in tutte le trasferte. Un anno che ha prodotto una serie di risultati inarrivabili per qualsiasi altro giocatore del Tour: a maggio la vittoria nel tempio del golf europeo, Wentworth; il secondo posto all’Italian Open sul lago di Garda ; il 25° posto nel secondo major stagionale, lo US Open sul terribile percorso di Shinnecock Hills. E poi di nuovo un successo, questa volta sul Pga Tour al Quicken Loans e un secondo posto al John Deere Classic giusto la settimana prima dell’Open Championship. Un trionfo in Scozia che arriva da un lungo viaggio cominciato a 8 anni a Torino e che oggi gli spalanca le porte del ranking mondiale: numero 6 del mondo, mai così in alto nella sua carriera. Numero 1 della Race to Dubai, l’ordine di merito europeo. La terza partecipazione in Ryder Cup alla fine di settembre nella squadra guidata da Thomas Bjorn si è trasformata in una certezza come la nomina a miglior giocatore dell’anno, il giocatore europeo più in forma del momento.