Ceccon e un Mondiale da tre medaglie: perché non è stata una delusione

Thomas Ceccon torna in Italia da Singapore con tre medaglie mondiali al collo. Due argenti e un bronzo. Eppure, sembra non essere abbastanza. C’è chi ha definito il suo Mondiale ‘deludente’. Non sono d’accordo. Pochi altri nuotatori tornano da un campionato del mondo con tre medaglie e, se non bastasse, questo è il terzo mondiale consecutivo a cui prende parte e in cui riesce a conquistare tre podi. Quello che ha fatto Ceccon è un qualcosa di raro, che – da una parte della ‘critica’ – viene ingiustamente poco apprezzato. Risultati a parte, Thomas è un nuotatore eccezionale e poliedrico, capace di variare dai 100 dorso ai 50 delfino, passando per i 100 delfino, i 200 dorso e la 4x100 stile libero ma il suo programma potrebbe essere sulla carta ben più ampio. Eccellere in tre stili indistintamente a livello mondiale è dote che in passato abbiamo visto solo in grandi campioni e campionesse statunitensi, sui quali ci interrogavamo sempre su come facessero a essere così polivalenti e a gestire programmi così intensi. Nella prima giornata di gare Thomas ha nuotato, nella stessa serata, semifinali dei 50 farfalla e finale della 4x100 stile, conquistando con D’ambrosio, Zazzeri e Frigo un argento. Il giorno seguente, semifinale dei 100 dorso e, venti minuti dopo – senza neppure potersi ‘sciogliere’ –, la finale dei 50 delfino, toccando terzo dietro solo a due specialisti che nei 100 hanno poi riscritto le classifiche all time. Tutto il mondo è rimasto stupito di ciò che è riuscito a fare. Il suo valore atletico come nuotatore e la sua polivalenza sono indiscutibili. La sua migliore qualità è l’acquaticità. Qualità difficile da spiegare a parole ai non addetti ai lavori ma evidente a occhio nudo anche per un ‘profano’. Quando entra in acqua sembra essere un tutt’uno con il fluido. Appena si immerge scivola. Plana. Galleggia. Senza compiere alcuno sforzo apparente avanza sotto o sopra l’acqua, quasi senza creare turbolenze, senza far vedere schizzi o bolle. Sono doti che si possono affinare, ma è un qualcosa di innato. Thomas Ceccon sente l’acqua come poche altre persone al mondo e riesce a percepire nettamente la velocità con cui il suo corpo si muove nell’acqua definendola in secondi e decimi, pronostici che spesso trasforma in tempi reali. Chi ha parlato di ‘delusione’ gli ‘rimprovera’ il mancato podio nei 100 delfino, in una gara che non aveva mai nuotato a un Mondiale e che ha visto cadere un record europeo e riscrivere la storia della distanza. C’è chi poi ha sottolineato come non sia riuscito a vincere nessun oro. Sì, è vero, è mancato l’acuto. È mancato quell’oro che tutti sognavamo e ci aspettavamo. Staffetta e gara individuale non sono equiparabili ma nella prima frazione della 4x100 mista ha nuotato un tempo inferiore a quello che gli sarebbe servito per prendere l'oro nei 100 dorso. Un dato che per certi versi aumenta il rimpianto, ma che conferma il suo valore. A volte il suo limite è quello di fare troppi ‘calcoli’: ragiona sui tempi di passaggio intermedio, sui tempi per passare il turno, sulla corsia in cui entrare in finale, mentre la gara richiede spesso istinti e automatismi per arrivare a un risultato massimale. Nei 200 dorso ha mancato la semifinale per un errore di calcolo, mentre nella finale dei 100 dorso, con una sua idea ben precisa di gara in testa, ha lasciato ‘scappare’ gli avversari nei primi 50 metri per poi recuperare nel ritorno su tutti gli avversari, tranne uno. Errori che possono capitare, il nuoto sta diventando sempre più uno sport di strategia e non è sempre facile capire come nuoteranno gli avversari, soprattutto se, come a Singapore, non li hai mai affrontati prima. Sono poche le occasioni internazionali in cui gli atleti si sfidano, non c’è un torneo ogni due settimane come nel tennis ed è sempre complesso studiarli, sapere come si sono preparati, se hanno cambiato strategia, migliorato la tecnica. È tutto molto più incerto che in molti altri sport. L’unica cosa che un nuotatore può sapere è il proprio potenziale, il resto è tutto da scoprire. E in questo Mondiale le cose da scoprire erano ancora di più. C’era un parco partenti totalmente cambiato rispetto agli anni precedenti e anche per questo Ceccon non è riuscito a capire quale potesse essere la tattica migliore da usare. Thomas è un ragazzo serio e meticoloso, studia e analizza ogni particolare, sono certa che saprà far tesoro di quanto accaduto. C’è poi chi ha poco apprezzato il suo atteggiamento nelle interviste. Ceccon dice sempre cose ben ragionate e logiche e a volte questo lo porta ad andare ‘controcorrente’. Lui è semplicemente sé stesso, non nasconde le sue ambizioni e ha una passione e una conoscenza di questo sport tale da saper analizzare in maniera precisa e puntuale ciò che fa lui e ciò che fanno gli altri, perché chiedergli di cambiare? Ha una personalità forte e, come tutte le persone che conosco con un carattere forte, vuole far valere la sua opinione. Poi, come spesso accade, è tra le righe che bisogna leggere per carpire la sua sensibilità. Uno sguardo al cielo, un silenzio più lungo, un sorriso accennato, come nella sua intervista al termine dei 100 dorso dove il suo silenzio iniziale aveva già raccontato in pochi istanti molto più di quanto le parole avrebbero mai potuto fare. È stata la prima volta che l’ho visto così emozionato. I grandi atleti sono così, sensibili e solitari nel trovarsi a essere i soli in grado di fare ciò che fanno. Può apparire sbruffone ma è un po’ una corazza, quasi un modo di proteggersi. Sì, non è arrivato l’oro ma quello di cui spesso ci si dimentica è che il primo a essere deluso è lui.

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Cristina Chiuso