Sofia Goggia e Federica Brignone: tutta la magia delle regine dell'Olimpia

Cortina d’Ampezzo ha una lunga storia, una storia di meraviglie e ridenti bellezze inserite nel territorio del Cadore. Analizzando il suo nome, risalente ai primi anni mille con anche origini latine, Cortina equivale a una piccola corte, dove corte è anche feudo e/o luogo recintato e Ampezzo deriva da Ampio , aperto… un luogo aperto che dà ‘respiro’, ma anche coperto e difeso. E noi aggiungiamo anche bello, una bellezza da mozzare il ‘respiro’… una perla, tanto bella da farle risparmiare la guerra, la seconda, solo sfiorata e che ha dato successivamente un’immediata ripresa, che poi è culminata nella sua massima esposizione: i Giochi Olimpici del 1956, i primi trasmessi in diretta dalla TV pubblica. Per la prima volta il pubblico a casa accese uno strano cubo e vide, immagini in regolare bianco nero, le gare di sci… non sapendo che manovali e operatori avevano portato in braccio salendo su seggiovie e impianti le pesanti ed ingombranti telecamere, una fatica enorme culminata da quella luce rossa che identificava la diretta. Ora, tra postazioni fisse, droni, microcamere, bracci tv, steadycam e tanto altro non si perde nulla di nulla di una discesa. Ci siamo esaltati a vedere le imprese, nel vero senso della parola, di Sofia Goggia e di Federica Brignone, la prima in discesa e la seconda in SuperG. Superbe, regali, maestose… le parole si sprecano per descrivere quello che hanno fatto… Insomma, vere e proprie Regine della velocità. Sofia ha portato a 4 i suoi successi in discesa raggiungendo la fenomenale Isolde Kostner che però aggiunge alle 4 libere anche un SuperG. Per rimanere nell’ambito statistico, un bel gioco di memoria, assai lontane sono la mitica statunitense Lindsey Vonn con 6 vittorie in discesa e 6 in SuperG e Renate Goetschl, austriaca, che ha 5+5. Quello che però ha evidenziato nelle prove della Goggia la sua ritrovata sicurezza e soprattutto, memore dei suoi numerosi incidenti, cerca di non esagerare negli angoli e nel tirare le curve. Studia di più la pista, attenta e precisa specie nelle prove cronometrate, no stop, tanto da non farsi sorprendere poi, come è avvenuto al cancelletto di partenza, un contrattempo ti fa innervosire e perdere centesimi e pazienza. Quel che è certo è che lo sci azzurro può realmente contare sulla bergamasca in tutte e tre le sue discipline, dove il gigante pone reattività nei cambi, il superG ti dà velocità nelle curve e la Discesa scarichi tutto il tuo potenziale… Forza Sofia, obiettivo mondiale e poi i Giochi. A proposito, non dimentichiamo che a Cortina si è anche consumata la ‘preolimpica’ e che su di una pista ostica ha finalmente trovato il feeling giusto Federica Brignone. Primo podio in libera e prima vittoria in SuperG che la proiettano a numeri altissimi di trionfi, un primo assoluto nella nostra storia al femminile ma soprattutto la celebrano come stagione dove ha vinto in tutte e tre le specialità: Discesa, Gigante e SuperG. Un nome pesante: Olimpia delle Tofane. E' stata pista olimpica con data di nascita 1956 ma sarà una prima volta al femminile… infatti ai Giochi di Cortina si esibirono gli uomini con il trionfo di Toni Sailer, fuoriclasse austriaco che poi vinse pure l’oro in gigante e slalom, tre medaglie che furono replica solo e unicamente nel 1968 dal doganiere francese Jean Claude Killy. Le donne nel 1956 si giocarono le medaglie sulla pista Canalone, in libera fu doppietta svizzera oro e argento, Berthod e Daenzer, quarto posto per Giuliana Minuzzo a un secondo dal podio, ma la giovane di Valtournenche, Cervinia, passò alla storia per essere stata la prima sportiva a pronunciare il giuramento degli atleti ai Giochi. Sesta si piazzò Carla Marchelli, genovese trapiantata a Cortina, sorella di Maria Grazia, anche lei in gara ed ideatrice della rivista specializzata SCI, undicesima Anna Pellissier, anche lei di Cervinia, e 29esima la più giovane dell’Olimpiade Vera Schenone, appena 15 anni e mezzo. Il peso della storia può solo inorgoglire Federica. Scendere su di una pista che ha fatto la storia sin dalla prima edizione di Coppa al femminile, 1974, trionfo di una certa Anne Marie Moser-Proell in discesa e successivamente 1993 supergigante, Ulrike Maier, non è altro che un termine di paragone con dei veri e propri monumenti del discesismo. La tofana di mezzo ha regalato da sempre emozioni e spettacolo a un parterre di intenditori, una vera e propria perla… quella perla ampezzana, pregiata e luccicante, un po' sofistica, incorniciata e protetta dalle dolomiti per un motto che ci narra: Modo vivo ac tuta quiesco. Cortina: Vivo con parsimonia e riposo protetta.

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