Tutto lo sport (e ce n'è tanto) di Ritorno al futuro. Che oggi compie 40 anni

Marty McFly è uno sportivo vero. Lasciate stare il fatto che nella saga di “Ritorno al futuro” non lo si veda mai praticare un vero e proprio sport: quel che conta è che Marty ne incarna i valori, e siamo qui per dimostrarlo. Un breve ripasso per chi negli ultimi 40 anni avesse vissuto su un altro pianeta o in un’altra dimensione spazio-temporale: Ritorno al futuro, film cult del 1985 – oggi, 21 ottobre, i tanti maniaci ne festeggiano l’anniversario – è quel capolavoro del cinema diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Michael J. Fox e Christopher Lloyd che ancora adesso vanta schiere di fan in ogni angolo del mondo. Fan del genere che organizzano ritrovi, riempiono mensole con accessori e gadget legati alla saga o che recitano a memoria le battute del film e – “Grande Giove!” – fanno citazioni in mezzo ai loro discorsi. Non so se avete presente, ma se vi pare un’autodenuncia ci avete preso. “Ritorno al futuro” ha segnato l’infanzia di tanti ed è invecchiato benissimo, come dicono i giovani di oggi quando lo riscoprono, grazie alla semplicità del sogno condiviso che l’uomo coltiva da sempre e che sta alla base del film: l’idea di poter viaggiare nel tempo. È stato analizzato, discusso, studiato. Se ne è filosofeggiato, anche “pensando quadrimensionalmente”. Sì, ma in che modo ha a che fare con lo sport? Partiamo, banalmente, dalla costruzione di alcune delle scene madre del film, tutte sequenze d’azione girate da Zemeckis seguendo la “struttura” della gara sportiva, in modo da lasciare lo spettatore con il fiato sospeso. Pensiamo alla celebre fuga di Marty in skateboard a Hill Valley, in cui il nostro eroe fonde abilità tecniche e strategiche per avere la meglio su Biff e i suoi amici bulli; o al “duello” tra George McFly e Biff nel parcheggio della scuola, con un crescendo di tensione che sfocia nel pugno da ko dello sfidante sfavorito; o ancora, la corsa in auto per raggiungere le mitiche 88 miglia orarie necessarie per arrivare puntuale all’appuntamento con la scarica del fulmine, una vera e propria gara contro il tempo. In tutto il film Marty corre, salta, scappa, insomma: è in perenne movimento. Persino quando suona, lo fa dimenandosi sul palco . La componente sportiva dunque non manca: come detto, il giovane McFly è un maestro dello skate , tira di boxe , guida come un pilota provetto, se la cava alla grande nel tiro a segno , pare piuttosto portato anche per il lancio del disco . E poi corre. Corre tantissimo. Ma la sua corsa è soprattutto contro “avversari” invisibili – il tempo, il destino – ed ecco perché “Ritorno al futuro” è un film che ci parla di sfide, di obiettivi da raggiungere, di limiti da superare. Ci mancherebbe, direte voi: l’alternativa per Marty è rimanere bloccato per sempre in un’altra epoca, cambiando il continuum spazio-tempo e con la prospettiva di non poter più rivedere la sua famiglia, o almeno così come è abituato a conoscerla. Siamo sul pesante. Con il fardello della paura di fallire, Marty è mosso dalla stessa tensione che anima un atleta: in lui ci sono determinazione , coraggio , desiderio di raggiungere l’obiettivo. C’è ancora un po’ da lavorare sull’autocontrollo – basta dargli del “fifone” per innescarne la reazione da cartellino rosso – ma nell’arco della trilogia il ragazzo fa grandi passi in avanti anche sotto questo profilo. Ora, se Marty è “l’atleta”, Emmeth Brown non può che esserne l’allenatore. Saggio e visionario allo stesso tempo, sempre prodigo di consigli, “Coach” Doc non fornisce solo gli strumenti tecnici , non decide solo la “strategia” e il “piano gara” per rimandare Marty nel futuro ; Doc trasmette soprattutto fiducia. Anche quando l'obiettivo sembra veramente impossibile da raggiungere , anche lanciandosi giù dalla torre dell’orologio, se necessario, per non compromettere la prestazione del proprio pupillo. Ma, cosa più importante, Doc insegna a Marty a credere nelle proprie capacità e a non lasciare che il passato determini il futuro: è la stessa filosofia che guida ogni sportivo quando deve lasciarsi alle spalle una sconfitta o una prestazione negativa, per concentrarsi su ciò che sarà, che deve ancora venire. Non è un caso che il regista affidi a lui la “morale” del film: “Il vostro futuro non è ancora stato scritto, il futuro di nessuno è scritto”, dice a Marty e alla fidanzata Jennifer. “Il futuro è come ve lo creerete voi, perciò createvelo buono!”. Un concetto chiave che più “sportivo” di così non si può, che riecheggia ogni volta che un allenatore ripete che le partite vanno giocate, anche quelle sulla carta impossibili. “Ritorno al futuro”, come lo sport, insegna che il futuro si costruisce con le proprie azioni presenti e che non esiste delfino, pardon destino, scritto. Ognuno disegna la propria strada. Anche se poi i veri sognatori potrebbero obiettare che dove andiamo noi non ci servono strade.

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Tutto lo sport (e ce n'è tanto) di Ritorno al futuro. Che oggi compie 40 anni

Vanni Spinella