Il paradiso di Maxi Lopez si chiama Brasile: "Al Vasco da Gama sto da Dio"

Calcio

Matteo Moretto

L'attaccante argentino ha trovato l'America. In Brasile. A 34 anni, Maxi Lopez segna e si diverte con il Vasco da Gama, ricordando in questa intervista le tappe della sua carriera europea, dalla Champions vinta col Barça e gli allenamenti con Ronaldinho, fino al derby siciliano

Vasco da Gama, Rio De Janeiro. Ecco le coordinate della rinascita di Maxi Lopez, che in Italia abbiamo visto decollare e tramontare, ma oggi racconta di come in Brasile si sia ritrovato: “Qui sto da Dio. Gioco 90 minuti, segno e mi diverto. I tifosi mi vogliono bene. A 34 anni la mia carriera sta vivendo una seconda giovinezza. Devo ammettere che lasciare l’Europa mi ha permesso di uscire da una situazione in cui, inconsciamente, pur dando sempre il cento per cento, non riuscivo a focalizzarmi a pieno sul mio lavoro, su quello che ho sempre amato fare”.

Maxi ha trovato il paradiso: gol, gol, e ancora gol

Sono già 7 in 15 partite di brasileirao. Più 4 assist. Prima del suo arrivo il Vasco rischiava la retrocessione, adesso è quasi salvo. Il Brasile come punto di ripartenza, diciamo pure inaspettatamente. Maxi racconta: "Non pensavo di venir fin qui! Ma quando è nata questa possibilità ho accettato al volo. Il perché è abbastanza semplice: avevo bisogno di cambiare aria. Concentrarmi sul calcio. Pensare più a me stesso. Ho sempre gravitato intorno Milano per stare vicino ai miei bimbi ma negli ultimi tempi sono successe un po’ di cose per cui non potevo più vederli quanto volevo. Così ho deciso di dare una svolta radicale alla mia carriera, alla mia vita".

Rio de Janeiro, che paradiso: esperienza unica

Ma quanto è bella Rio? “Un paradiso. Ho vissuto un inverno con 30 gradi! Il clima è pazzesco, la gente ama il calcio, come, se non più che in Italia. La mia squadra, il Vasco, ha 40 milioni di tifosi! Sto vivendo un’esperienza unica”. Entusiasmo alle stelle. “È molto complicato farsi un giro tra la gente, qui sembra Napoli o Roma. Sono tutti pazzi per il calcio! Poi figurati, in questa città ci sono anche più squadre, dal Vasco e il Flamengo al Botafogo quindi davvero, la passione per il pallone raggiunge limiti del fanatismo. Se ti riconoscono, in 5 minuti sei circondato da 200 persone. A San Paolo invece la vivono più serenamente”.

Un argentino in Brasile: "Se fai bene ti adorano"

“Per noi argentini è sempre una sfida venire a giocare a calcio in Brasile. Se per caso t'infortuni e stai fermo per un po’ di tempo allora te lo fanno pesare dieci volte di più del normale, perché comunque la rivalità c’è sempre. Ma se fai bene ti adorano, ti amano, perché diventi l’argentino che ha conquistato la loro terra. Al Vasco mancava da troppo tempo una figura di spessore che potesse rappresentare il club. Me lo dicono tutti, dai tifosi ai dirigenti. Gli ultimi? Coutinho forse, Juninho Pernambucano”. Ora lui, Maxi Lopez. Oppure ‘El Galina’, soprannome ufficiale. “Nasce da Barcellona, perché dopo il mio gol al Chelsea - semifinale di Champions - ho esultato imitando una gallina. E ti dirò, mi ci ritrovo perché amo follemente il River Plate e i tifosi del River sono chiamati ‘le galline’. Quindi perfetto”.

Da "Gallina" a "Tractor"

Maxi Lopez in brasiliano suona diversamente: “El Tractor”. Il trattore. Che probabilmente sta per ‘macchina da guerra’. “Perché non mollo mai e faccio gol!”. Dopo averne fatti, tanti, al Monumental e al Camp Nou, Maxi ha lasciato il segno anche al Maracanà. “Che stadio allucinante! Già solo entrando si respira la storia del calcio. Nelle pareti ci sono tutte le foto degli avvenimenti che sono successi lì dentro, un’emozione indescrivibile. Pelle d’oca!”. Precisazione. Ha segnato tante reti, in tutti i modi, in 13 squadre diverse tra club e Nazionale ma Maxi non è un ‘malato’ del gol. Andiamo nello specifico. “Non mi ricordo tutti i gol che ho fatto! Quando sono arrivato a quota 100 neanche lo sapevo, me l’ha detto una persona che lavora nelle statistiche”.

Gara di ricordi: dalla Champions al derby siciliano

In carriera si è tolto tante soddisfazioni, soprattutto con la maglia del Barcellona addosso. "Ma quanto pesa la Champions League?”. Maxi ricorda: “Eh, abbastanza. E’ una bella coppa. Me la sono baciata mille volte! Ho avuto la fortuna di alzarla a 21 anni e me la sono goduta tantissimo. Ho realizzato il sogno di vincere il trofeo più importante del mondo a livello di club”. Ma in blaugrana chi vinceva le gare su punizione? “Nessuna gara, non c’era storia. Arrivava quel mostro di Messi e calciava! Finiva ancor prima di iniziare! E se non c’era lui allora Deco o Ronaldinho”. A proposito di mostri. “Dinho era qualcosa di illegale in quegli anni. Ho avuto la fortuna di godermelo nel suo momento più alto, quando era il più forte al mondo. Pallone d’oro. Spettacolare. Ricordo che faceva numeri, giochi e giochetti già in spogliatoio quando era tempo di cambiarsi prima di scendere in campo. Ma cose allucinanti te lo giuro. Alle volte lui Messi e Deco si mettevano seduti e si passavano la palla tra loro in tutti i modi, con noi, resto della squadra, lì a guardarli estasiati”. Adesso la domanda da un milione di dollari: “preferisci il gol al Chelsea in semifinale di Champions oppure la doppietta al Palermo nel derby con il tuo Catania?”. Maxi ride, indeciso. “Il primo sicuramente indimenticabile, ma che goduria quella doppietta! Al mio primo anno in Italia, nel giorno del mio compleanno. Difficile scegliere”. Tra Barcellona e Real ovviamente nessun dubbio, tant’è che un giorno ha pure ‘mostrato' il dito medio allo ‘stemma’ delle merengue. “Gira una foto su internet…”. Lui svuota il sacco. “E’ stato un gesto spontaneo, che mi è venuto dal cuore! Non sono un tipo che si esprime in quel modo ma è andata così. Alle volte bisogna anche ammettere i propri errori". Sincero. Spontaneo. Maxi Lopez. Il giramondo che a Rio ha trovato la felicità.