Juventus, il bilancio del primo anno di Gonzalo Higuain

Calcio

Dario Vismara

A un anno di distanza dal suo arrivo in bianconero, tracciamo un bilancio della prima stagione di Gonzalo Higuain a Torino. Dal trasferimento storico dal Napoli ai tanti gol pesanti della sua annata, come può migliorarsi ancora il Pipita?

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Sembra ieri, eppure è già passato un anno: dodici mesi fa di questi tempi, sull’asse Napoli-Torino si sviluppava il più clamoroso affare di mercato dell’ultimo decennio, il passaggio di Gonzalo Higuain alla Juventus. Un affare storico, dato che il costo finale del suo cartellino – 90 milioni di euro – lo rese di gran lunga il più pesante della storia della Serie A (il record precedente apparteneva a Hernan Crespo dal Parma alla Lazio per 55 milioni nel 2000-01), nonché il quarto più costoso della storia del calcio dietro Paul Pogba (la cui cessione era il motivo per cui la Juve aveva così tanti soldi da spendere), Gareth Bale e Cristiano Ronaldo. Un affare incredibile e imprevedibile, specialmente considerando la stagione da cui era reduce “il Pipita”, capace di sgretolare un record – quello di 35 gol in un singolo campionato di Gunnar Nordahl nel 1949-50  – che sembrava semplicemente intoccabile. A maggior ragione, poi, avendolo fatto con la maglia del Napoli, principale rivale allo Scudetto dei bianconeri pur finendo a 9 punti di distanza alla fine. Quando si muove un giocatore del genere, poi, è inevitabile che si crei del “drama” attorno al suo trasferimento: la data ufficiale del passaggio di Higuain alla Juve è il 26 luglio, ma già diverse settimane aveva iniziato a circolare più di una conferma della trattativa, dovute anche alle visite mediche svolte in gran segreto dal giocatore a Madrid il 23 luglio e la telefonata di Marotta a De Laurentiis con la quale comunicava la volontà di pagare la clausola rescissoria del contratto di Higuain.

Un primo anno onnipresente

Alla conferenza stampa di presentazione, Higuain disse semplicemente: “È una scelta che dovevo fare”. A un anno di distanza, è difficile dargli torto: nel suo primo anno alla Juventus Gonzalo Higuain ha raccolto grandi risultati sia a livello personale (32 gol e 5 assist in tutte le competizioni) quanto a livello di squadra, vincendo Scudetto e Coppa Italia e arrivando in Finale di Champions. Vittorie e numeri che hanno giustificato un esborso monstre da 90 milioni di euro, accolto con un certo scettiscismo – almeno inizialmente – visto che la carta d’identità lo vedeva alla soglia dei 30 anni. Invece Higuain ha chiuso non solo come miglior marcatore di squadra (il secondo, Paulo Dybala, si è fermato a 19 gol), ma anche come il giocatore più utilizzato da Massimiliano Allegri con 55 presenze e 4.486 minuti, oltre 600 in più rispetto al secondo, Mario Mandzukic. Il Pipita è stato messo al centro del progetto tattico della Juventus e, per quanto lui abbia dovuto inserirsi in un ambiente sconosciuto, anche tutti gli altri hanno dovuto adattarsi al suo arrivo: il 4-2-3-1 che ha cambiato il corso della stagione bianconera è stato pensato per risolvere i problemi in mezzo al campo e per creare spazio nell’undici iniziale a Mandzukic, ma soprattutto per lasciare il fronte d’attacco completamente aperto per Higuain, modificando di fatto anche la posizione del suo “partner in crime” Dybala, spostato stabilmente alle sue spalle per fungere da raccordo con il centrocampo e playmaker offensivo. Come detto da Allegri durante la stagione: “C’è voluto un po’ di tempo per creare l’intesa giusta tra loro due. Cambiando sistema di gioco, Higuain ha iniziato a giocare più da solo, cosa di cui lui ha bisogno, mentre Dybala giocando dietro ha iniziato a capire come muoversi in funzione di Gonzalo. Sono stati molto bravi a capirlo”.

I gol non si contano, si pesano

Trentadue gol sono tanti per chiunque, e per quanto siano comunque meno rispetto ai 38 della stagione precedente, a volte i gol non si contano ma si pesano. E quelli di Gonzalo Higuain in questa stagione sono stati pesantissimi. Pronti-via, subito in rete all’esordio subentrando dalla panchina per vincere contro la Fiorentina a 15 minuti dalla fine. Poi altri cinque gol (due in dieci minuti al Sassuolo in uno spettacolare 3-1 allo Juventus Stadium) nelle successive sei gare, culminate nella doppietta contro l’Empoli. Quindi è arrivata una flessione, complice anche qualche problema fisico, in cui ha segnato solo un gol in otto partite, ma dal peso specifico incalcolabile: la rete del 2-1 in casa contro il Napoli, senza esultare, ma rimarcando ancora una volta la differenza tra la Juventus e il resto della Serie A.

Era il 29 ottobre, ma il meglio doveva ancora arrivare. Il periodo migliore della stagione di Higuain a livello di gol è arrivato tra dicembre e febbraio, non casualmente nel periodo in cui non ci sono le coppe a imporre il doppio impegno settimanale: 8 gol in sei partite, sempre a segno consecutivamente, con le perle della doppietta nel Derby con il Torino (ribaltando quasi da solo il vantaggio siglato da Andrea Belotti) e il gol della vittoria casalinga contro la Roma (forse il più bello di tutta la sua annata). Tre gol fondamentali nell’economia della stagione dei bianconeri, tre gol in grado di coprire anche le lacune tattiche di una squadra che sarebbe arrivata alla “quadra” del 4-2-3-1 solo dopo la sconfitta di Firenze del 15 gennaio, in cui un suo gol a mezz’ora dalla fine non servì per evitare la quarta partita persa in campionato (ma solo la seconda con lui da titolare dopo quella di Milano col Milan). Da lì in poi ne è arrivata solo una, quella ininfluente di fine anno a Roma contro i giallorossi, mentre Higuain ha allungato il suo periodo d’oro fino al gol contro il Palermo del 17 febbraio, portando il suo score a 12 gol in 10 presenze, con una sola partita a secco nella vittoria interna contro l’Inter.

Il finale di stagione: raggiunto Trezeguet e i gol nelle semifinali

Nel finale di stagione Higuain ha rallentato un po’ in campionato (5 gol nelle ultime 13 partite) ma ha comunque mantenuta intatta la sua “clutchness”, segnando un gol pesantissimo contro il Torino per agguantare il pari dopo la punizione di Adem Ljajic (mantenendo così a distanza le rivali a tre giornate dalla fine) e chiudendo comunque come il miglior realizzatore juventino da diversi anni, raggiungendo un certo David Trezeguet con 24 gol nel 2001-02, l’anno dello Scudetto del 5 maggio. Higuain in primavera ha concentrato, un po’ come tutta la Juventus, le maggiori energie per le coppe: in Coppa Italia è andato a segno sia all’andata che al ritorno contro il “suo” Napoli, segnando la doppietta che ha chiuso i giochi al San Paolo dopo il 3-1 dell’andata. Nell’altra semifinale, quella di Champions League contro il Monaco, ha indirizzato la doppia sfida già all’andata segnando due volte allo Stade Louis II del Principato, i primi gol nella fase a eliminazione dopo essere rimasto a secco contro Porto e Barcellona (nei gironi aveva segnato tre gol in cinque presenze). Di fatto, al suo primo anno Higuain ha mancato un solo appuntamento con il gol pesante, quello nella finale di Cardiff: aveva provato a mettersi subito in partita andando al tiro dopo pochi minuti e servendo poi l’assist per l’incredibile gol di Mandzukic, ma poi come tutta la squadra non è riuscito a fare la differenza nel secondo tempo, l’ennesima delusione in finale della sua carriera. Ma oggi, a 30 anni ancora da compiere il prossimo 10 dicembre, c’è ancora tutto il tempo per rifarsi: la Juve riparte dal suo centravanti per provare a confermarsi e a fare ancora meglio rispetto alla scorsa annata. “Il mio primo anno alla Juve è stato bellissimo, vincendo due titoli e facendo 32 gol” le sue parole ieri a Sky Sport 24. “Non è stato semplice, ho iniziato un po’ in difficoltà ma poi ho finito bene: speriamo di migliorare ancora”.