Un po' di Italia (e di calcio) nel Pantheon francese: la storia di Rino Della Negra

la storia

Alberto Pontara

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Le spoglie di Missak Manouchian e della moglie Melinée sono state accolte nel Pantheon, il vero tempio laico della Francia. E’ la prima volta che uno straniero viene sepolto insieme ai grandi della patria. Manouchian, operaio e poeta armeno, fu il leader di un gruppo della Resistenza anti-nazista. Nel Pantheon è stata dedicata una targa anche ai loro compagni, tutti stranieri: tra essi anche 5 partigiani italiani, tra cui Rino Della Negra, calciatore dei Red Star

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“Ils étaient vingt et trois quand les fusils fleurirent

Vingt et trois qui donnaient le coeur avant le temps

Vingt et trois étrangers et nos frères pourtant

Vingt et trois amoureux de vivre à en mourir

Vingt et trois qui criaient la France en s'abattant.” 

 

“Erano ventitré quando sbocciarono i fucili,

ventitré che donavano il loro cuore anzitempo.

Ventitré stranieri, ma eran nostri fratelli

ventitré innamorati della vita da morirne,

ventitré che gridaron la Francia nel cadere”

 

Cantava così Leo Ferré da una poesia di Luis Aragon. La canzone si intitola “L’Affiche rouge”, il manifesto rosso. Quello che i nazisti stamparono in 15mila copie per criminalizzare quello che comunemente è chiamato il gruppo “Manouchian”, dal nome di Missak Manouchian, operaio e poeta armeno comunista che militò nei  FTP-MOI, i franchi tiratori partigiani -Mano d’opera immigrata. Tentarono, con quel manifesto, di screditare questo gruppo partigiano che combatteva contro l’occupazione nazista della Francia. Non ci riuscirono e anzi ottennero il risultato opposto, dando maggiore forza alla Resistenza. Il 21 febbraio 1944 i 23 componenti del gruppo Manouchian vennero giustiziati nel forte del Mont-Valérien tranne l’unica donna del gruppo, Olga Bancic, ghigliottinata a Stoccarda nel maggio del 1944. Tra di loro anche cinque italiani: Rino Della Negra, Spartaco Fontanot, Cesare Luccarini, Antoine Salvadori, Amedeo Usseglio. A distanza di ottant’anni, su iniziativa del Presidente della Repubblica francese Macron, le spoglie di Missak Manouchian, leader del gruppo, e della moglie Melinée sono state traslate nel Pantheon, il luogo in cui sono sepolti i padri della patria. E’ la prima volta nella storia che uno straniero viene accolto nel Pantheon, il vero tempio laico della Francia. Insieme a loro, una targa ricorda i loro compagni, compresi i nostri 5 connazionali.

Chi era Rino Della Negra, simbolo del calcio popolare

Cinque nomi italiani nel Pantheon, tra essi anche quello di Rino Della Negra. Nato in Francia nel 1923 da emigrati friulani, fu ucciso a soli 21 anni. Partecipò a diverse azioni contro l’esercito nazista. Ma è ricordato anche come calciatore. Giovane operaio, a 19 anni entra nei “Red Star”, formazione della banlieue parigina. Indossa la maglia numero 11 ed è una promettente ala. Nel 1943 si rifiuta di partire per il lavoro obbligatorio in Germania e si unisce alla Resistenza facendo parte del “Gruppo Manouchian”. Catturato, viene fucilato insieme ai suoi compagni il 21 febbraio 1944. Prima di morire, come si legge sul sito del Red Star, scrive: “Nella vita non ci sono spettatori. Si alza il sipario. Uomini, vi amo”. E al fratello manda una lettera con queste parole: “Manda un addio e un ciao a tutta la Red Star”. Nel 2004 è stato ricordato allo stadio Bauer di  Saint-Ouen-sur-Seine (casa dei Red Star) e gli è stata dedicata una tribuna. Nel calcio popolare francese Della Negra è un'icona. Per la tifoseria dei Red Star, antifascista e impegnata nelle battaglie anti razziste e anti sessiste, è un vero e proprio simbolo ancora oggi.

Le iniziative dei Red Star per ricordare Della Negra

In occasione della cerimonia al Pantheon, i Red Star hanno ricordato Della Negra. Una delegazione delle giovanili del club si è recata a Mont-Valérien, luogo della fucilazione dei 23 partigiani, per commemorare il loro sacrificio. La tifoseria del club ha dedicato al calciatore italiano una coreografia con la sua effige nell'ultimo match casalingo: "Una stella rosa non muore mai. Ieri, oggi e domani onoriamo l'Armata degli Eroi".