Fc Ryukyu Okinawa, la squadra in mezzo all'oceano

Tutti i ragazzi cresciuti negli anni Novanta si ricorderanno di ‘Holly & Benji’ – o ‘Capitan Tsubasa’, nella versione originale, per gli intenditori della cultura giapponese che pretendono la distinzione tra manga e anime – cartone animato di culto che raccontava la storia dei due protagonisti nel mondo del calcio, partiti come avversari da ragazzini fino a guidare da compagni la nazionale nipponica alla Coppa del Mondo. Una delle caratteristiche principali della serie, diventata negli anni un meme, erano i campi di gioco: lunghissimi, chilometrici ma soprattutto in pendenza, così grandi che i protagonisti impiegavano più di una puntata per attraversarli. Esiste un club di calcio, proprio in Giappone, che di ‘Holly&Benji’ e delle sue lunghe distanze ne ha fatto la sua filosofia, perché per ogni trasferta deve affrontare un viaggio di migliaia di chilometri. Questa è la storia del Ryūkyū Okinawa. Per prima cosa, serve dare i numeri. Anzi, le coordinate geografiche. Il Ryūkyū FC, club nato solo nel 2003, ha sede nella città di Okinawa, la seconda città importante e popolosa dell'arcipelago delle isole Ryūkyū, resa piuttosto celebre dall'ultimo grande conflitto mondiale. Le Ryūkyū sono situate tra l'isola taiwanese di Formosa e il restante territorio nazionale del Giappone, distante più di 600 chilometri. La squadra gioca nella J3 League, l’equivalente della nostra Serie C, pertanto è formata a tutti gli effetti da professionisti e come tale affronta un torneo a 20 squadre dove sono presenti formazioni di tutto il Giappone, senza distinzioni di tipo regionale o legate alle prefetture. Ogni trasferta del Ryukyu, insomma, è un'avventura: per raggiungere Maebari, città dove ha sede il Kusatsu Thespa Gunma, prima giornata della stagione 2025, la squadra granata ha dovuto viaggiare per quasi 1.650 chilometri tra aereo e mezzi via terra, per poi percorrerne altrettanti per far ritorno a casa il giorno dopo la partita. Distanza che si sarebbe potuta dilatare fino a sforare i 2.000 chilometri viaggiando via nave. La posizione geografica del Ryūkyū Okinawa, infatti, pone il club dinanzi alla sfida di dover affrontare per ogni incontro fuori casa delle trasferte letteralmente oceaniche. Perché a seconda della partita la squadra può optare anche per muoversi via nave, nel caso gli avversari non abbiano un aeroporto nelle vicinanze. E se magari lo stadio del Kagoshima United dista ‘solo’ 640 km e quello del Tegevajaro Miyazaki 713 km , tutte le altre trasferte iniziano ad essere più impegnative, con le tratte che superano abbondantemente il migliaio di chilometri da percorrere. Come fosse una trasferta da Milano a Lecce, ma per 19 volte a stagione . Già per la prossima partita fuori casa, prevista per l’8 marzo in casa del Nara Club, i chilometri da superare saranno per l’esattezza 1.203. Al contempo c'è da dire che la squadra granata, recandosi a Maebari, ha già compiuto una delle trasferte più lunghe di questa stagione di J3 League, ma ovviamente ce ne saranno altre altrettanto impegnative nel proseguo della stagione. Il Ryūkyū, per esempio, dovrà affrontare i due club di Tochigi , piccola città dell’omonima prefettura lontana 1.588 chilometri da Okinawa: una distanza leggermente superiore a quella che separa i beniamini dell’arcipelago da Sagamihara e Nagaro . Ma la data da segnare sul calendario sarà quella del prossimo 8 giugno, quando ci sarà la partita in casa del Vanraure Hachinohe, club della prefettura settentrionale di Aomori. In quel caso si tratterà di viaggiare per oltre 2.000 chilometri per raggiungere l'aeroporto di Misawa e, successivamente, di compiere i rimanenti 28 chilometri di asfalto per arrivare allo stadio. Una piccola curiosità per concludere. Al Ryūkyū Okinawa gioca anche una piccola, piccolissima, colonia di stranieri, due per l’esattezza: il portiere Seong-su Park, classe ’96, e il difensore centrale Eun-soo Jo, classe ’04, entrambi provenienti dalla Corea del Sud, distante solo un paio d’ore dall’isola. Certo, si parla sempre di distanza in aereo, non può essere altrimenti. I protagonisti di ‘Holly & Benji’ sarebbero fieri di voi.

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