Quando il palco diventa uno stadio: la grande sfida tra i teatri d'Europa

Qualcuno lo saprà di certo, altri lo scopriranno soltanto adesso. Ma esiste una rassegna continentale di calcio nella quale le squadre partecipanti se le suonano di santa ragione, eppure nulla turba in campo l’armonia del gioco. I calciatori eseguono i piani tattici come se seguissero delle note su uno spartito. E nei due tempi di gioco riescono ad adattare i propri ritmi all’andamento delle partite: ora lento, ora adagio, ora fortissimo. Giocatori che quando perdono hanno il morale comprensibilmente comunque sempre allegro, ma non troppo. Perché l’amarezza non può essere scacciata via, ma in fondo ritrovarsi su un prato verde a correre dietro a un pallone è pur sempre un momento di gioia, in particolare se comandati a bacchetta da un allenatore che è un amico, un collega, uno del gruppo. E quando si vince tutta la comitiva su sente un po’ Eroica… Okay, lo ammetto, ci ho giocato un po’ su. Ma onestamente non è semplice presentare al mondo dei tifosi e degli appassionati una squadra vincente come quella dei Campioni Europei del Teatro, per quattro volte già vincitori del prestigioso Torneo Europeo dei Teatri, in essere da cinquantacinque edizioni. Una rappresentativa nazionale che ci rende orgogliosi non solo della qualità dei nostri rappresentanti artistici nel mondo del balletto, dell’opera, della musica, ma anche delle capacità sopraffine del mondo della cultura italiana quando abbandona buca e palcoscenico e si trasferisce in spogliatoi umidi e che puzzano di piedi e fango. Per indossare scarpini e calzoncini. Come l’ultima volta è accaduto a Vienna, in Austria, dove si è giocato l’European Theatre Football Championship. E dove la squadra del Teatro alla Scala di Milano, in finale ha dato una sonora lezione agli omologhi sloveni del Teatro di Maribor. Ciliegina sulla torta di un evento che è regolarmente calendarizzato tra le attività dell’European Football Confederation of Theaters, una confederazione nata nel 1970 con l’obiettivo di incrementare le relazioni fra i teatri di tutta Europa, oltre che attraverso i normali scambi professionali, anche attraverso lo sport. Segnatamente il calcio. E al quale fino ad oggi hanno preso parte -nel corso dei vari campionati- poco meno di centocinquanta formazioni di tutto il continente. La EFCT, da sempre animata da princìpi di unità, solidarietà e di fair play, annualmente, ai primi di maggio organizza il trofeo in una sede diversa. Con regolari gironi di qualificazione, semifinali e finale. Ma se la storia dell’EFCT risale al 1970, in realtà la storia del calcio fra le ‘segrete quinte’ del Teatro alla Scala di Milano è anteriore e risale invece al 1968, allorquando il Maestro Claudio Abbado, nominato alla Direzione Musicale de ‘La Scala’ -incarico mantenuto fino al 1986- pensò di promuovere delle vere e proprie sfide calcistiche internazionali concomitanti con tournée e date di ospitalità, anche per poter dare sfogo alla propria grande passione di tifoso e calciatore. Non era un mistero che tifasse in modo a dir poco sfegatato per il Milan, essendo nato all’ombra della Madonnina da una colta e ottima famiglia autenticamente palermitana trasferitasi al Nord, e che impazzisse per il pallone tanto quanto per il baton, con il quale dirigeva in maniera straordinaria dal podio. Memorabili le sfide di Abbado, all’ultimo cross, contro gli avversari irriducibili del Teatro Bol'šoj di Mosca e le lunghe chiacchierate con gli amici sulla passione calcistica del grande compositore Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, incallito supporter dello Zenit di San Pietroburgo. Da Abbado in poi, anche il calcio è diventato per ‘La Scala’ una tradizione. Il cui anno di battesimo è il 1974. Nel corso del mezzo secolo che verrà, il teatro milanese non vincerà solo quattro edizioni del torneo europeo ma anche due Coppa Italia di Calcio per Teatri. Fino a quando non matura, nel 2000, la decisione di iscrivere una squadra dell’istituzione in pianta stabile a un vero e proprio campionato, per fare così del calcio una attività costante e parallela a quella artistica. È così che maturano i titoli continentali del 2002, del 2022, del 2023 e del 2025. Tanti trionfi Quattro titoli europei in trentanove anni non è davvero male, vuol dire statisticamente un trionfo per decade, anche se in realtà nell’ultimo quadriennio ‘La Scala’ domina in lungo e in largo. A Vienna, l’ultimo torneo disputato era stato organizzato dalla società del Parco Prater, ‘K.J. Wojtyla’ ed erano presenti quattordici squadre. L’Italia era rappresentata dal Teatro alla Scala, dai Teatri di Roma, dai musicisti di Santa Cecilia, da quelli dell’Opera e dall’Associazione Gaspare Tirincanti di Riccione il cui capitano era comunque il sassofonista de ‘La Scala’ Mario Marzi. Poi c’erano gli sloveni del Teatro di Maribor, gli svizzeri di quello di Losanna, gli austriaci del Teatro di Graz, la Wiener Staarsoper e gli artisti del Burgtheater di Vienna. Poi c’era una All European Stars per i musicisti che non disponevano di rappresentative numericamente sufficienti, capitanata da Luca Infante del Teatro Regio di Torino. E ancora dalla Spagna i debuttanti del Teatro Municipal di Saragozza. Un bel parterre di professori e di professionisti per divertirsi e per divertire il pubblico, che di sicuro non si è mai annoiato. Partite combattute e nelle quali tra orchestrali e macchinisti, coristi e amministrativi si cementa ancora di più il senso del gruppo che poi si ripropone nell’allestimento di spettacoli più complessi di un match di calcio. I soli ai quali è precluso poter partecipare all’attività ludico-agonistica sono i ballerini e il motivo è evidente a tutti, non c’è alcun bisogno di spiegarlo. Non un problema per allestire l’undici del Teatro alla Scala, il cui listone dei selezionabili conta fino a sessanta elementi. Dopo un cammino abbastanza agevole nella fase eliminatoria, in semifinale la formazione milanese ha battuto a fatica gli austriaci del glorioso Teatro di Graz in un match terminato ai calci di rigore. Poi, in finale, ecco i temibili sloveni del Teatro di Maribor, decisi a conquistare una coppa già sfuggita loro per due anni consecutivi nelle edizioni 2023 e 2024. Ma gli scaligeri non si sono lasciati impressionare e per la terza volta di seguito hanno rispedito in quel di Marburg an der Drau gli avversari a becco asciutto. Costringendoli a dover continuare a vantarsi con i visitatori di avere una splendida università e la più vecchia pianta di vite del mondo, ma non ancora il trofeo dell’EFCT in bacheca. Il due a zero finale non concede appelli. A sollevare il premio il primo capitano millennial de ‘La Scala’, Indro Borreani, violinista, classe 2000. Per Borreani, talentuoso cuneese, un terzo primato personale , poiché rimane uno dei musicisti più giovani mai assunti nell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Inutile dunque sottolineare la gioia dell’attuale responsabile dell’archivio storico del teatro scaligero, Andrea Vitalini, circondato nel suo ufficio da riconoscimenti, trofei, gagliardetti e fotografie dell’edificio riedificato dall’architetto Giuseppe Piermarini sui resti del Regio Ducal Teatro. Vitalini, presidente della società calcistica del Teatro dal 2000 ed all’occorrenza esperto portiere, è custode della memoria della struttura e anche di questo spazio sportivo che volle Abbado, ma che anche il Maestro Daniel Harding amò incondizionatamente. Harding, da buon britannico, non avrebbe potuto non amare il football da diporto. Tifosissimo com’era del Manchester United, fu subito entusiasta della stanza dei trofei quando vi entrò nel 2005, arrivato a Milano per dirigere l’Idromeneo di Wolfgang Amadeus Mozart nella serata di inaugurazione della stagione lirica 2005/2006 del Teatro alla Scala, a seguito delle dimissioni a sorpresa e burrascose del Maestro Riccardo Muti, infastidito da un lungo articolo pubblicato sulla testata ‘Il Foglio’ i cui contenuti non aveva apprezzato. Harding per la verità aveva già giocato una partita indossando i colori scaligeri. Era accaduto in Giappone durante un torneo. Poi a Milano si lasciò trascinare e quando conobbe anche l’ebbrezza del gol mise da parte il caratteristico ‘aplomb britannico’ impazzendo di gioia. Uno dei ricordi più belli e dei quali Vitalini è più orgoglioso è però il premio ricevuto direttamente dalle mani di Mukhtar Tileuberdi, il ministro della cultura del Kazakistan, al termine di un incontro di rivincita fra la squadra del Teatro alla Scala e l’Opera di Astana. Era il 2017 e l’occasione fu data dalla tournée che portò le note di Giuseppe Verdi in Asia Centrale. L’orchestra del teatro più importante italiano, diretta da Zubin Mehta, eseguì il Falstaff nei giorni dell’Expo ospitato dalla capitale kazaka. In quel match, perso malamente dagli scaligeri, tuttavia, non si presentarono in campo gli omologhi del Teatro Opera di Astana ma una selezione del Governo e del Ministero della Cultura Kazako. In ogni caso Vitalini fu premiato come miglior giocatore in campo… Derby d’Italia e calcio femminile Come ogni ‘mondo parallelo calcistico’ che si rispetti, anche nel mondo del football dei teatri italiani c’è il derby d’Italia. Ed è quello che oppone -quando si incontrano- le squadre del Teatro alla Scala di Milano e del Teatro La Fenice di Venezia. C’è un rapporto particolare che unisce le due realtà e ormai anche la sfida sportiva è entrata a far parte della tradizione. La Fenice vinse a ‘San Siro’ al primo ‘Trofeo La Scala del calcio’, nella rivincita disputata al ‘Pier Luigi Penzo’ di Venezia, però, i milanesi si presero la soddisfazione di andare a conquistare un successo esterno per 5-3. L’anima di questo rapporto fu per lungo tempo Mauro Roveri, un violoncellista e direttore d’orchestra allievo del Maestro Ludmil Descev, oggi vicepresidente della Filarmonica La Fenice. Adesso il trait d’union è Enrico Graziani, che gestisce la squadra dei Teatri di Roma. Dal 2017 l’anima calcistica del Teatro alla Scala ha anche una squadra di calcio femminile, ovviamente non aperta alle danzatrici per gli stessi motivi del comparto maschile , grazie ad alcune lavoratrici della struttura. Il 27 novembre 2021, nel corso dell’evento ‘Un gioco da ragazze’, organizzato dal Comune di Milano in occasione della ‘Giornata Mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne’, c’è stato il debutto ufficiale Nel 2022 a San Siro hanno poi vinto un triangolare contro le squadre femminili di Comune di Milano e Polizia Penitenziaria. Ma fra i ricordi più vividi di Vitalini c’è quello del tenore palermitano Giuseppe Bellanca, una voce del coro molto apprezzata e un amico di tutti, molto appassionato di calcio. Nel 2019, alla vigilia di una tournée in Finlandia , Bellanca aveva chiesto a Vitalini di organizzare un incontro. Poi, purtroppo, proprio poche ore prima della partenza, in un incidente con la sua moto, una Honda Hornet, era stato travolto da un camion in piazza Ovidio a Milano. Due giorni dopo i finlandesi organizzarono una partita indimenticabile in memoria del tenore scomparso, con tanto di inni nazionali, marcia trionfale dell’Aida e telecronaca. In quella partecipazione così commossa e sincera c’era tutto il senso di quell’unità, solidarietà e quel fair play promossi dall’EFCT attraverso le sue iniziative. Un senso di fraternità, come lo sport sempre dovrebbe trasmettere. E la musica accompagnare. E l’arte arricchire. E l’amore custodire.

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Lucio Rizzica