La Germania sportiva non è mai stata così in crisi. Ma l'eccezione si chiama basket

Non deve essere così facile avere alle spalle tanta gloria e tanta storia, esserne all’altezza. Da quando un kenyano ha vinto i Mondiali nel lancio del giavellotto imparando la tecnica da YouTube e due norvegesi l’oro olimpico nel beach volley facendo arrivare la sabbia nel giardino di casa, le élites hanno sentito l’aria della rivoluzione entrare nelle stanze. La cultura digitale ha favorito la trasmissione delle competenze e dei saperi, il mondo che studia avanza e chi si ferma va nel panico. La Germania, per esempio. Dev’essere nel pieno dell’epoca di quelle che Spinoza chiamava ‘passioni tristi’, un senso di precarietà e di debolezza che fa avvertire il resto del mondo come una minaccia. Così è bastato perdere in Slovacchia la prima partita delle qualificazioni ai Mondiali di calcio per percepirsi ai bordi di un burrone. La rivista Kicker ha scritto che il calcio del paese è pericolosamente vicino al fondo e che il Ct Julian Nagelsmann deve correggere la rotta, altrimenti si profila un Mondiale senza la Germania. Tutto in soli 90 minuti. Come per l’Italia dopo la Norvegia. La rotta è stata corretta da tre gol segnati all’Irlanda del Nord, ma il panico dopo una sola partita - in Germania come in Italia - è il segno di un trauma. Per noi i due Mondiali saltati, per i tedeschi la distanza abissale tra la condizione attuale e quella famosa frase di Lineker che li spacciava più o meno per invincibili. Sono andati fuori dopo il girone agli ultimi due Mondiali, non giocano una finale agli Europei dal 2008, non li vincono da trent’anni. Nei minuti in cui la Nazionale di basket diventava campione del mondo, nel settembre di due anni fa, la federazione calcio faceva sapere di aver esonerato Hansi Flick, appena battuto in amichevole dal Giappone per 4-1. Un tempismo infelice e rivelatore. Il calcio si diverte a prendere in giro le nostre certezze. Oggi Flick è l’architetto della ricostruzione al Barcellona, fra il novembre 2019 e il maggio 2021 aveva fatto la raccolta di tutti i titoli possibili al Bayern. Eppure in mezzo a queste due esperienze, in Nazionale è stato un passeggero sulla nave in burrasca, anziché il capitano che l’avrebbe condotta in porto. Così, mentre noi ogni tanto ci ripetiamo che andrebbe seguito il modello tedesco, i tedeschi si sono messi a piangere sul proprio e a cercarne uno differente all’estero, salvo scoprire che un modello servirebbe pure al nuoto, all’atletica leggera, alla maggior parte degli sport olimpici, tutti travolti dalle passioni tristi e da quel senso di impotenza di fronte al nuovo mondo che avanza. Nelle ultime due edizioni dei Giochi, a Tokyo e a Parigi, la Germania è rimasta sotto il tetto delle 40 medaglie raggiunto invece dall’Italia. Non era mai successo da quando il paese si è presentato senza più muri e barriere fra la DDR e l’Ovest. Il ricordo dell’inno tedesco suonato a ripetizione nelle piscine risale ormai ai Mondiali di Roma del 2009, da allora il medagliere è oscillato fra zero e un oro, fino al massimo di due dell’ultima edizione a Singapore. La mezzofondista Leonie Beck a un certo punto s’è decisa a trasferirsi a Ostia per allenarsi in un contesto più competitivo. Ha vinto tre ori mondiali e tre europei nelle acque aperte. Ai prossimi Mondiali di atletica di Tokyo, la Germania va per cancellare lo Schwarze Null del medagliere. Era la formula linguistica con cui si parlava dei conti pubblici, il vanto del paese, il bilancio statale senza deficit. È stata usata nei titoli dei giornali per le zero medaglie di Budapest 2023, la manifestazione con 46 paesi sul podio. Quarantasei, e non la Germania - che invece ad Atene 1997 era seconda dietro agli Usa. Succede che nel frattempo il governo federale ha fatto presente al comitato olimpico, DOSB, che il budget andrà ridimensionato. Del resto nel 2022 furono stanziati 180 milioni di euro per le federazioni, il doppio rispetto al 2013, ma i successi non sono aumentati. Quando i tedeschi riflettono sul rapporto tra i soldi destinati allo sport e i risultati, guardano l’Olanda e muoiono di invidia. Torsten Burmester, amministratore delegato del comitato olimpico tedesco, ha detto che il sistema assomiglia a una petroliera, lenta, lentissima, burocraticamente pesante, con sette passaggi in sette uffici diversi per decidere come e quanto spendere. “Non siamo abbastanza innovativi, dobbiamo diventare più digitali”, ha detto. C’è qualcuno che invita a imitare il modello italiano - e sembra un sublime paradosso pensando al calcio. L’idea che abbiamo della Germania andò in crisi durante gli Europei dell’estate scorsa, dinanzi ai molti disagi organizzativi. Ora si scopre che i tedeschi si lamentano pure dello sport a scuola: carenza di insegnanti, palestre fatiscenti, lezioni cancellate. Secondo un rapporto dell'emittente televisiva Ard, un impianto sportivo su quattro a Berlino è danneggiato, 57 sono completamente chiusi, servirebbe un miliardo di euro per ristrutturare gli impianti. A Colonia 18 scuole non hanno la palestra. La previsione di spesa su scala nazionale per rimediare a tutto questo tocca i 31 miliardi di euro. Almeno la metà delle lezioni nelle scuole elementari è tenuta da persone esterne, ha spiegato a Deutsche Welle Dominic Ullrich della Fondazione tedesca per lo sport scolastico. Kristof Wilke, ex campione olimpico di canottaggio, oggi fa l’insegnante e denuncia una serie di deficit motori presenti nei bambini e negli adolescenti. "Molti non sanno a camminare all'indietro o fare una capriola in avanti". Cammina invece all’indietro il medagliere, la pallacanestro è una specie di isola felice e quando la Nazionale di calcio prende due gol in Slovacchia un paese intero va nel panico. Il modello italiano. Solo che dopo, il giorno dopo, bisognerebbe rimettersi a studiare.

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La Germania sportiva non è mai stata così in crisi. Ma l'eccezione si chiama basket

Angelo Carotenuto