Da un villaggio di pescatori allo scudetto: la storia del Mjällby, il Leicester di Svezia

Immaginate il Leicester di Ranieri. Ma su scala più piccola, molto più piccola. Poi rimpicciolitelo ancora un po’ e trapiantatelo nel sud della Svezia in un paesino di pescatori che riesce a censire poco più di mille anime, un puntino sperduto nel grande atlante del calcio che, oggi, è stato messo sulla mappa. Il Mjällby ha finalmente vinto. Il Mjällby è campione di Svezia e, signori, siamo di fronte alla favola dell’anno. Forse del decennio. Intanto, dove siamo: nella più piccola città di sempre campione nazionale in Europa. Un autentico twist narrativo alla storia del calcio che arriva da Hällevik, piccolo villaggio di pescatori nel profondo sud della Svezia: qualunque squadra arrivi a giocarci attraversa porti, fattorie e terre sperdute, finché non arriva allo Strandvallen, lo stadio da seimila posti, sei volte più grande di una popolazione locale che supera di poco i mille abitanti. Precisazione: il comune di appartenenza è Sölvesborg, e qui parliamo di circa quindicimila anime. L'ultimo campionato svedese lo avevano vinto nella Malmö di Ibrahimovic: trecentocinquantamila abitanti, ventitré volte più grandi. Cronologia di una squadra da serie C Poi c'è la storia del club, parla da sola: non una lunga tradizione e nessuna storia di petroldollari o cordate alla City Group che arrivano a rovesciare le sorti di una squadra e di un'intera città . Brevissima cronologia per dare una dimensione dell'impresa Mjällby: fondati nel 1939, arrivano alla A svedese per la prima volta solo quarant'anni dopo . Salgono e scendono di categoria per un decennio, poi salutano di nuovo la A svedese per tornarci solo dopo altri venticinque anni. Tra 2014 e 2015 — e siamo in tempi recentissimi — passano dall'alba al buio pesto, senza vedere alcun tramonto: doppia retrocessione fino alla C e rischio fallimento per problemi economici. Oggi, anno 2025, sono campioni di Svezia. Come diavolo ci sono riusciti? Il preside con la lavagna gigante Uno dei segreti è lui: l'allenatore che faceva il preside di un liceo che usa lavagne giganti per le istruzioni in corsa . Il mister per caso si chiama Anders Torstensson. Storia da romanzo di formazione: giocatore sì, ma fino a un certo punto: a metà anni Ottanta firma proprio col Mjällby non ancora dei miracoli, ma abbandona senza nemmeno riuscire a timbrare una presenza per trascorrere un decennio nell'esercito. Diventa allenatore del club per la prima volta nel 2007 in B, va e viene da quella panchina in tre diverse riprese e, in mezzo, fa il suo vero lavoro, cioè il preside di un liceo sportivo in una piccola scuola. Ad agosto gli viene diagnosticata una leucemia linfatica cronica, brutta storia, ma che non gli impedirà di vivere la propria vita e di allenare. Torna in panchina già a settembre e vince uno dei match cruciali verso il titolo con un 1-0 negli ultimi dieci minuti contro l'Halmstads. Otto minuti prima del gol partita sfodera una lavagna gigante per dare istruzioni tattiche ai suoi. Gol, vittoria, apoteosi. Il ds che lavora gratis e il capo scout postino Certo, questa è una storia che idealmente dovremmo iscrivere al genere letterario dell'ucronia, quella dei film di Tarantino, per intenderci: una trama basata sulla premessa che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello svoltosi realmente. Qui sta succedendo tutto per davvero. Nel 2020 tornano nell'Allsvenskan , perdono una finale di Coppa nazionale nel 2023 e oggi trionfano in campionato con una sola sconfitta stagionale. Il segreto è doppio: uno nei libri contabili, l'altro nello spogliatoio. Nel 2013 — raccontava il presidente Magnus Emeus all'Aftonbladet — il Mjällby aveva un preparatore dei portieri due volte a settimana, un magazziniere che lavorava gratis, un insegnante come medico e non c'era nessuna palestra. Oltre a un deficit di 4,5 milioni di corone svedesi. Da lì la pianificazione: più pubblico del previsto, più entrate dagli sponsor e risultati sportivi inattesi. Il ds Hanse Larsson dal 2016 ha lavorato tre anni senza stipendio, mentre a capo dello scouting c'è il signor Arvid Franzen che vive Eskilstuna, a sei ore di macchina dalla sede del Mjällby, e lavora dalle sei alle quindici come postino . Proprio il mercato è uno dei segreti: nelle ultime cinque stagioni il saldo acquisti-cessioni è sempre stato positivo, fino a un guadagno di cinque milioni di euro. Comprare a poco e rivendere a tanto, o quantomeno a cifre superiori. E poco importa se nella classifica del capitale sociale del campionato svedese il piccolo Mjällby era all'undicesimo posto , mentre il grande Malmö ne vantava uno diciassette volte più ricco: il campo ha rovesciato i libri contabili. L'attaccante del Gambia e quello da sei gol in C E poi il segreto nello spogliatoio. Nello spirito: passare sotto traccia, una partita alla volta, nascosti come i diamanti nei capelli della moglie di Joe Pesci in Casinò. Stipendi modesti, ma un mash-up di vecchi che si prendono cura dei giovani e giovani che stimolano chi ha qualche primavera in più. È la cultura del 'noi contro di loro', dell'underdog cantato dai Kasabian , del rovesciare i pronostici. Nessuno in rosa conta esperienza in Champions o Premier League. Due vantano gettoni in Europa League: tale Tom Pettersson, difensore centrale sorprendentemente quinto miglior marcatore della squadra, e il talentino trequartista numero dieci Jeppe Kjær, che ha giocato una dozzina di minuti col Bodø contro la Lazio lo scorso anno. Il portiere titolare è Noel Törnqvist, già preso dal Como ma lasciato in prestito in Svezia. E sempre parlando di segreti: i due capocannonieri stagionali sono Abdoulie Manneh e Elliot Stroud. Il primo è arrivato l'anno scorso da una squadra del Gambia, l'altro è stato firmato nel 2023 dopo che aveva segnato sei gol in ventotto partite nella C svedese. Storie mirabolanti di persone qualunque che un tempo nemmeno sognavano di poter sfidare i giganti di Svezia. Ora non solo lo fanno, ma li battono pure. E il prossimo anno c'è la Champions League. Ma ci pensate?

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Marco Salami