Prima della partita vinta contro il Wolfsburg, i tifosi del Dortmund hanno dato vita all'ennesima spettacolare coreografia, questa volta con un messaggio romantico. Confermandosi "specialisti" di questo genere
Vittoria sul campo, vittoria anche fuori, sugli spalti. I tifosi del Borussia Dortmund ci hanno ormai abituato alle loro splendide coreografie e al famoso “muro giallo” capace di intimorire qualsiasi avversario, ma questa volta si sono veramente superati. Merito di quel tocco di romanticismo con cui hanno voluto onorare la loro fede e il modo in cui si trasmetta di generazione in generazione. “Da bambino mio padre mi ha portato allo stadio. Come il suo ha fatto con lui”, la scritta comparsa - prima del match casalingo contro il Wolfsburg - su due striscioni, sotto alla gigantesca immagine di un papà con la sciarpa del club al collo e il figlio al suo fianco, allo stadio.
Borussia Dortmund, i maestri del genere
Brividi al Signal Iduna Park, che vanno a sommarsi a quelli fatti correre sulla schiena di ogni tifoso (anche di altra fede) in tante altre occasioni. Ultima, la gara di ritorno degli ottavi di Champions contro il Tottenham, quando il muro giallo chiese alla squadra una coraggiosa rimonta “disegnando” con una fantastica coreografia l’obiettivo finale, la coppa dalle grandi orecchie tenuta da due giocatori in maglia gialla.
Altrettanto famosa, e ideata in un’occasione simile, quella che raffigurava un uomo che con un binocolo scorgeva la Champions, prima di un quarto di finale contro il Malaga nel 2013 (edizione in cui i tedeschi arrivarono a un soffio dall’obiettivo, perdendo la finale contro il Bayern); oppure quella esposta nel dicembre 2009 in occasione del centenario del club, raffigurante i giocatori che hanno fatto la storia del Borussia Dortmund; per non parlare del “semplice” BVB che viene spesso ricreato con i cartoncini colorati, nero su sfondo giallo. Coreografie sempre maestose, che rendono i tifosi del Dortmund dei veri maestri del genere.
Coreografie e sfottò
Guardando ad altre curve e ad altri club, l’elenco delle coreografie da brividi è lungo. Sfottò, celebrazioni, persino poesia: sono tanti i linguaggi del tifo. Partendo da quelle di casa nostra, a Milano in occasione dei derby si opta spesso per la coreografia che va a punzecchiare l’avversario dove fa più male: dal “tennista” rossonero che ricordava ai cugini il 6-0 nel “set” del 2000 al “3-1, 3-2, 3-3” con cui gli interisti rammentavano la notte di Istanbul ai milanisti. E ancora: il messaggio “Interista diventi pazzo” (con riprodotto l’urlo di Munch) o “Noi realizziamo i vostri sogni” con cui i tifosi rossoneri accoglievano gli interisti quando quella della Champions era un’ossessione per l’Inter e una bella abitudine per il Milan. Le risposte nerazzurre? Un enorme “Ti te dominet Milan” con tanto di gigantesca “madunina” nel 2012, oppure il mostruoso Freddy Krueger che ricorda agli avversari il fresco Triplete, un incubo per i rossoneri. Spazio alla poesia, poi, con il Milan che ha scomodato Dante con sfottò in terzine e l’Inter che ha risposto con Vasco: “e sorridere dei guai così come non hai fatto mai”.
Dipingere uno stadio
In casa Juve, la storia scritta dai bianconeri è stata scandita anche dalle coreografie dello Stadium: il messaggio “I love JU” in giallo su sfondo nero, nel 2013 prima di una gara di Champions contro il Bayern; l’enorme 102 apparso nel 2014 prima di una gara contro la Roma, a ricordare il primato di punti della stagione precedente; la scritta “Hi5tory” per festeggiare il quinto scudetto di fila nel 2016.
A Roma ci si scatena in occasione dei derby, con la Sud giallorossa che ideò il “Prendiamoli a pallonate” ricreando un biliardino gigante in curva, o il motto “Figli di Roma, capitani e bandiere, questo è il mio vanto che non potrai mai avere” con gli stendardi raffiguranti i capitani più rappresentativi della storia del club. La Lazio, negli anni, ha risposto con il poker (un uomo con poker servito in mano a ricordare i 4 derby vinti in una stagione) e con la maestosa aquila su sfondo biancoazzurro disegnata nel 2015, che occupava l’intera curva.
A tingere uno stadio intero ci pensarono i tifosi del Barcellona nel 2010, prima della semifinale di Champions della mancata remuntada, con il Camp Nou che si presentava completamente blaugrana. Intanto, nell’altra semifinale, i tifosi del Bayern spingevano i loro idoli in modo simile contro il Lione, confermando che anche il tifo può essere arte.