Lennart Karl e quella stravaganza 'Simpsoniana': è il nuovo volto dell'imbattibile Bayern

Il Bayern Monaco non ha ancora perso. Sedici partite ufficiali, sedici vittorie. Campionato, Champions League, Supercoppa, Dfb Pokal, il Bayern non conosce stop. Anzi, procede senza toccare nemmeno il freno. Un avvio di stagione da record in assoluto, mai successo in Europa considerando tutte le competizioni. A un passo dal record in Bundesliga, dove il Bayern può lottare solo con sé stesso: le 10 vittorie iniziali della stagione 2015-2016. 56 gol segnati, 11 subiti, una sensazione costante di controllo e superiorità. E dentro questa macchina perfetta, costruita da Vincent Kompany, c’è un volto nuovo che sta conquistando tifosi e i titoli: Lennart Karl, diciassette anni, trequartista, talento puro e sorprendente. Karl è nato nel 2008 a Frammersbach, in Baviera. È arrivato al settore giovanile del Bayern nel 2022, dopo aver fatto la trafila tra Viktoria Aschaffenburg ed Eintracht Frankfurt. Ragazzo serio, curioso, con una fame silenziosa. Ha sempre avuto un’idea molto semplice del gioco: toccare poco il pallone, spostarlo in avanti, prendere decisioni in un attimo. È quello che ha fatto il 22 ottobre 2025, nella sua prima partita di Champions League. Al quinto minuto contro il Club Brugge, controllo orientato e sinistro: gol. Quello che lo fa diventare il più giovane marcatore nella storia del Bayern in Champions. Un record che non rimane incastrato in un quel momento, ma che piuttosto racconta l’inizio di qualcosa. Perché pochi giorni dopo, Karl si ripete anche in Bundesliga, nel 3-0 al Borussia Mönchengladbach. In un Bayern che gioca e segna con una leggerezza feroce, la sua presenza è diventata quasi naturale. “Avevamo la sensazione che avrebbe segnato”, ha detto Christoph Freund, direttore sportivo del club. “Ma la cosa che colpisce di più è come si sa muovere in campo, come se fosse in questa squadra da anni”. Karl indossa la maglia numero 42, la stessa che fu di Jamal Musiala, e il paragone è inevitabile. Non ha però la stessa struttura fisica: è alto solo 1,68 m, rapido, mancino che sa calciare con entrambi i piedi, capace di un dribbling stretto e con una coordinazione che ricordano certi fantasisti sudamericani più che un prodotto del calcio tedesco. Fosse un cartone animato, sarebbe chiaramente Olly e Benji invece il suo nome ‘Lennart’ è un omaggio involontario a Lenny Leonard e Carl Carlson dei Simpson, di cui i genitori erano fan. Nel cartone, i due sono inseparabili. Lenny e Carl. Lennart Karl. Assonanza non casuale. Una nota di stravaganza in una carriera partita a ritmi altissimi. Ad aiutarlo certamente è un Bayern che funziona come un meccanismo perfetto: pressing alto, un calcio di posizione integrato in maniera totale con quello di relazione , in più grande fiducia nei giovani. “Non vogliamo dipendere da nessuno”, il mantra di Kompany, “ma costruire una squadra in cui ogni giocatore si senta protagonista”. Il risultato è evidente. In un contesto simile, splende ancora di più la grande qualità dei singoli: Harry Kane continua a segnare, Kimmich dirige, Upamecano comanda dietro, i giovani rinfrescano tutti i meccanismi del sistema. E qui torniamo a Karl, il volto più visibile di questa nuova generazione. A Monaco, il talento non è mai mancato, e il Bayern ha sempre saputo unire l’ambizione alla disciplina. Kompany, che conosce bene la gestione dei giovani dopo gli anni in Inghilterra e in Belgio, non vuole bruciare Karl. Lo usa con attenzione, ma sempre con grande fiducia. Arjen Robben, leggenda del Bayern, lo ha incontrato dopo la gara di Champions e gli ha dato il migliore dei consigli: “Goditi ogni minuto e ricorda che il calcio comincia davvero quando arrivano le difficoltà”. Karl ha tutto il tempo davanti per impararlo. Intanto sorride, parla poco, e quando segna sembra quasi il primo a stupirsi. Ma è anche il volto giovane di un Bayern che ha ripreso a correre senza guardarsi indietro. Ogni grande ciclo parte da una scintilla e in questo senso in Baviera hanno dimostrato di essere capaci di autorigenerarsi. Nel 2010 fu Müller, poi arrivò Musiala. Oggi tocca a Karl. È ancora presto per dire se arriverà a quei livelli e se il suo talento si trasformerà in quello che promette. Il suo nome può restare confinato in un singolo paragrafo o diventare un ricco episodio della lunga storia del club più vincente di Germania.

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Alessandro Sugoni