Psg-Inter giocata attraverso i bilanci: due mondi (quasi) all'opposto

Paris Saint-Germain e Inter rappresentano le due anime del calcio europeo: grande disponibilità economica e visione per investimenti. Due mondi diversi, ma non troppo, che questa settimana si guarderanno faccia a faccia e decreteranno, anche fosse soltanto per una sera, chi è il migliore. Entrambe sono in finale per la seconda volta negli ultimi sei anni , quindi non possiamo dire che sia un caso. E se a Parigi questo è sempre stato il grande obiettivo, perseguito con grande forza anche a suon di milioni all’Inter sembra essere più la forza di un progetto, di un gruppo di lavoro, della capacità di saper interpretare al meglio un percorso. La conclusione di un ciclo. Il PSG arriva in finale con ricavi monstre , una rosa dal valore superiore al miliardo, e un passato recente fatto di nomi, numeri e investimenti da far girare la testa. L’Inter, al contrario, è il frutto di un percorso di ricostruzione continua: ha tagliato, ha venduto, ha reinvestito. Si è reinventata ogni anno pur rimanendo la stessa. Ha continuato a crescere sotto la guida di una nuova proprietà, ha continuato a fare risultato anche in una situazione finanziariamente difficile. I numeri I numeri raccontano una distanza notevole. Il PSG ha generato 460 milioni solo da attività commerciali, grazie anche all’accordo tra la Ligue 1 e CVC. L’Inter si è fermata a 399 milioni complessivi, con appena 148 milioni da commerciale. Quindi è come se il PSG, semplicemente con i ricavi commerciali andasse oltre l’intero fatturato nerazzurro. Già questa è un’enorme differenza. E poi ancora: nonostante il ‘Parc des Princes’ abbia 27mila posti in meno rispetto al ‘Meazza’, il PSG incassa 170 milioni dallo stadio. L’Inter lo scorso anno ha guadagnato 75 milioni di euro. Il 19% del suo fatturato. È questa la differenza fra i due club, visto che per quanto riguarda i diritti tv le due società si equivalgono: 178 milioni per Parigi, 176 per Milano. Ma attenzione: la Francia è in piena crisi. A vederla così sembra una sfida totalmente impari. Un gap talmente importante da non poter non avere una ricaduta sul terreno di gioco. Come se davvero fossero due mondi a confronto. Stipendi, costi e sostenibilità La seconda frattura è nella gestione della rosa. Il PSG lo scorso anno ha speso 790 milioni, di cui 659 in stipendi. L’Inter 309 milioni, con un monte ingaggi fermo a 227. Il rapporto stipendi/ricavi segna un’altra differenza: 82% per Parigi, 57% per Milano. Anche se entrambi sono in netto miglioramento rispetto a due anni fa , è evidente che la direzione imboccata da Zhang prima, e da Oaktree poi, punta a un modello virtuoso. Ma è altrettanto evidente come le spese sostenute per avere a disposizione la rosa siano totalmente sbilanciate in favore dei francesi. Il costo della squadra è molto più del doppio rispetto alla costruzione della rosa nerazzurra. È vero che ci sono alcune variazioni rispetto alla stagione e al bilancio preso in considerazione : per esempio il costo di Mbappé, che non era banale, ora non è più in carico ai francesi. Ma la struttura rimane la stessa. Per avere questi giocatori a disposizione il PSG spende più del doppio rispetto all’Inter. E addirittur al’Inter è più virtuosa dei parigini: con un rapporto stipendi/costi, già in linea con le nuove direttive UEFA. Questo tipo di divario naturalmente si rispecchia anche quando andiamo a valutare le due rose. E forse qui troviamo le maggiori differenze. Sempre secondo i valori stimati da Football Benchmark la rosa del PSG vale oggi 1,03 miliardi, quella dell’Inter 691 milioni . Ma è il modo in cui sono state costruite a fare la differenza. A Parigi infatti hanno speso 932 milioni tra 2021 e 2024, con un saldo negativo superiore al mezzo miliardo per avere a disposizione questi giocatori. L’Inter invece è stata costretta a vendere, nel corso di questi anni , ma soprattutto non ha speso. È intervenuta sulla rosa con degli acquisti mirati, pur cambiando ha cercato di approfittare di occasioni di mercato a parametro zero o a cifre certamente basse. È vero che il PSG, ora sotto Luis Enrique, sta provando a invertire la rotta: meno superstar, più giovani. Ma è ancora un cantiere aperto. L’Inter ha dimostrato invece di saper cambiare interpreti, vendendo anche i migliori e di mantenere la stessa mentalità ed efficacia. In questi due anni, rispetto all’ultima finale di Champions, sono arrivati fra gli altri Pavard , Carlos Augusto e Josep Martinez , Arnautovic , Bisseck , Sommer , Thuram, Taremi e Zielinski , Zalewski in prestito. Mentre se ne sono andati i già citati Onana, Hakimi e Lukaku, oltre a Brozovic, D’Ambrosio, Bellanova, Handanovic, Gagliardini, Skriniar. C’è un abisso fra la conduzione sportiva dei club: la rosa del PSG vale poco meno del doppio di quella nerazzurra. Ma per realizzarla il PSG ha speso quasi un miliardo di euro in 3 anni, mentre l’Inter nello stesso periodo ha avuto un saldo positivo. Ecco perché a Monaco si guarderanno negli occhi senza avere paura l’una dell’altra! Le perdite Le due squadre hanno un comportamento simile invece per quanto riguarda le perdite: i bilanci sono ancora negativi, ma la tendenza è chiara. L’Inter ha chiuso a -27 milioni pre-tasse, un salto enorme rispetto ai -239 del 2020/21. Anche il PSG ha limitato le perdite a -56 milioni . Insomma entrambe si muovono verso la sostenibilità tanto che l’Inter stima un ritorno all’utile entro la fine della prossima stagione. La finale di Monaco non è solo una questione sportiva. È una cartolina del calcio che cambia. Il modello del nuovo magnate che cerca di accelerare i tempi con grandi investimenti e quello del private equity che cerca di vincere con la sostenibilità economica e con la forza delle idee. Uno che ha speso tanto e cerca ancora la sua consacrazione; l’altro che ha saputo ricostruirsi per tornare in cima. Questa è la partita dei conti e sembra già scritta. Vedremo quella vera, sul campo: quella dei contenuti.

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Luca Marchetti