Pululu, il goleador della Conference che è pieno di sorprese

Con quel nome esotico sembra quasi un personaggio di un gioco. Ed in effetti se si prova a digitare Afimico Pululu in rete, le prime corrispondenze rimandano proprio ai vari giochi esistenti. Perché lì era già una star. Ora lo sta diventando anche sui campi veri. Magari con un po’ di ritardo rispetto alle attese. Nato 26 anni fa a Luanda, in Angola, da genitori congolesi, cresciuto in Francia e calcisticamente in Svizzera, Pululu ha cominciato presto a girare il mondo. Senza mai trovare veramente il suo posto, fino a due anni fa. Eppure è partito da una squadra abituata a lanciare i giovani: il Basilea, che lo ha notato ad un torneo di bambini, quando viveva a Moulhouse. “Avevo 8/9 anni - ha raccontato lui - ed erano presenti ad un torneo in cui giocai benissimo, segnando tanti gol. Mi volevano portare subito in Svizzera, ma ero troppo piccolo e ho dovuto aspettare di essere un under 13”. Negli anni il Basilea non lo ha perso di vista, nel 2012 ecco il primo trasferimento del piccolo Afimico. L’impatto con la Svizzera è buono e a livello giovanile i numeri sono ottimi. Dopo i 14 gol in 19 partite della stagione 17/18, si guadagna un prestito al Neuchatel Xamax e poi la promozione in prima squadra. Ma lì cominciano i problemi. Pululu è veloce ma non altissimo, viene schierato spesso come ala. E la produzione offensiva crolla. Appena 5 le reti in due stagioni e mezza. Gli rimane un anno di contratto, ma capisce che la sua storia in Svizzera è ai titoli di coda, così a gennaio 2022 accetta la chiamata del Greuther Furth. Anche in Germania però le cose non vanno meglio. Il Greuther Furth è ultimo in Bundesliga e retrocede. Lui fa avanti e indietro tra prima e seconda squadra. La cosa certa è che non ha mai rimpianto quella scelta: “Ho avuto la fortuna di giocare in stadi fantastici come l’Allianz Arena di Monaco di Baviera, e di vivere un campionato in cui ho imparato tantissimo”. Non vive mai la gioia di un’esultanza in Bundes, fa appena un gol l’anno successivo in Bundesliga 2. Ma con la seconda squadra, in Regionalliga, di gol ne segna 8 in 10 partite. Il Pululu di oggi nasce da lì, il resto è storia recente. Estate 2023, lo cerca lo Jagiellonia, squadra polacca sconosciuta ai più. E veramente anche a lui. “Non sapevo nulla né della squadra né della Polonia”. Logico affidarsi ad Internet, che gli ha fatto scoprire un Paese in cui la religione ricopre un ruolo molto importante. Per un credente come lui, che ama leggere la Bibbia, questo ha trasmesso subito energia positiva ed è stata una molla importante. Il resto lo hanno fatto vedere i video in cui emergeva tutta la passione della tifoseria della squadra e lo stadio di Byalistok, che lo ha conquistato. Nemmeno lui era obiettivamente conosciutissimo, al punto da far nascere qualche perplessità nei tifosi. Soprattutto perché chiamato a sostituire Marc Gual, nome che dirà poco da noi, ma che da quelle parti era una certezza: uno dei tanti spagnoli in rosa, capocannoniere dello Jagiellonia 22/23, che aveva deciso di non rinnovare il contratto in scadenza e di andarsene al Legia Varsavia. Compito decisamente difficile per Afimico. Che però ha sempre amato le sfide. Schierato da attaccante puro, ha ritrovato quel feeling con la porta che dentro di sé ha sempre avuto. Giocatore veloce, rapido e forte nelle gambe, con i suoi scatti e i suoi 12 gol, ha trascinato la squadra dal quattordicesimo posto dell’anno precedente addirittura alla conquista del primo storico titolo. Diventando una specie di mito. E se possibile, quest’anno ha fatto ancora meglio. Perché la galleria dei suoi capolavori è diventata l’Europa: 8 gol in 11 partite lo hanno consacrato fin qui capocannoniere della Conference. Ma capolavori non è una parola a caso. Spesso i suoi non sono gol, ma opere d’arte. Due di tacco, contro Copenaghen e Petroclub, con un gigante del calcio africano a fargli venire l’idea: “Ho visto spesso uno dei miei idoli, Didier Drogba, fare gol di tacco e mi sono chiesto, perché non provarci?”. Prova andata benissimo. Il Cercle Bruges invece lo ha punito con una fantastica rovesciata, e lì chissà a chi si sarà ispirato. Dopo l’Europa, è arrivata anche la nazionale. Non quella che avrebbe sognato, il Congo, ma quella che lo ha corteggiato di più, l’Angola: “Sogno la chiamata della Repubblica Democratica del Congo – raccontava solo qualche mese fa- Sono cresciuto ascoltando in casa musica congolese e parlando il lingala ”. L’Angola però lo provava a chiamare da qualche anno e alla fine lui ha deciso di dire sì. In attesa di esordire, continua a voler stupire. La sua Europa non è ancora finita: nonostante lo 0-2 di Siviglia, lo Jagiellonia vuole provare a stupire ancora. Insieme ad Afimico. Prima di salutarlo. Perché per lui già c’è la fila. Aek Atene, Olympiacos, Besiktas e Wolfsburg si sono iscritte alla corsa per prenderlo in estate. E forse stavolta ci siamo davvero. Afimico Pululu è pronto a diventare una star.

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