Crisi di risultati e di gioco: la falsa partenza del Nizza

Il posto da solo vale il viaggio. Città di confine che ti fa sentire a casa ma che sa sedurti con un qualcosa di straniero. Un po’ Francia, un po’ Italia, di sicuro uno splendore: con il quartiere storico che scivola verso il mare, contornato dalla bellezza della Cote d’Azur. Ma in campo il cielo non è troppo azzurro e la squadra non splende come la città. Fossimo pochi chilometri più a sud, avremmo potuto parlare di falsa partenza. Non siamo a Montecarlo è vero, ma di sicuro è altrettanto vero che l’O.G.C. Nizza pare ancora una squadra in cerca di sé stessa. Non di quella grandeur che ha vissuto negli anni Cinquanta, ci mancherebbe: prima squadra francese a bissare un titolo vinto l’anno prima. 4 campionati in bacheca. I trionfi si sono fermati li. Una nuova impennata negli anni Settanta, ma i ‘miliardari della costa’ come erano chiamati, chiusero quel decennio inchinandosi in una finale di coppa al Nancy di Le Roi Michel Platini e senza vincere nulla. Poi sono arrivati i miliardari veri e il Nizza ha fatto fatica. Sceso anche in Ligue 2 è risalito ed ora prova a sognare di nuovo in grande. Ora cerca sempre semplicemente di tornare al livello che le compete. Sempre in salita L’anno scorso ha chiuso il campionato al quarto posto , posizione che in panchina è valsa la conferma a Franck Haise, che sembra quasi divertirsi a partire piano e sistemare le cose in corsa. Tra le cose che dovrà sistemare, ci sono i suoi numeri in Europa League, quasi da brividi: 0 vittorie in 10 partite giocate, record negativo tra gli allenatori della competizione. E la squadra in stagione ha più perso che vinto. 2 successi e 5 sconfitte totali . Soprattutto ha subito tantissimo: in Ligue 1 9 gol in 5 partite, nei preliminari di Champions 4 nel doppio confronto con il Benfica, costato la discesa in Europa League. Al momento il Nizza viaggia nella parte bassa della classifica, dodicesimo posto con 6 punti. Già a meno 6 dalla zona Champions e con un misero più 2 su quella retrocessione. Ma più che i pochi punti, a preoccupare sono le tante occasioni concesse alle avversarie. L’ultima il Brest. Il viaggio in Bretagna è stato disastroso. Il Nizza si è sciolto praticamente al fischio d’inizio. Ha sofferto tantissimo la forza fisica di Ajorque e ha pagato il solito inizio molle: dopo 9 minuti era già sotto 2-0. Due gol che hanno praticamente archiviato la partita e contemporaneamente fatto salire a già 5 il totale dei gol subiti nei primi 20 minuti nell’ultimo mese. Oltre alla fragilità difensiva, eccolo l’altro grande problema di questo Nizza di inizio stagione: l’approccio alle partite, spesso sbagliato. A Brest si è acuito il problema già mostrato contro il Le Havre e in Champions con il Benfica. La squadra va sotto troppo presto, e poi è costretta a sbilanciarsi per provare a recuperare, perdendo equilibrio. Il modulo di partenza è già molto offensivo, un 3-4-3 che lascia poca copertura ai difensori. A Brest, Haise ha anche provato a passare ad una difesa a 4 in corsa, ma le cose non sono migliorate. Ajorque e Del Castillo hanno continuato a fare malissimo negli spazi. Il Nizza rimane comunque una squadra ambiziosa, la società è ricca . Il 20 agosto si è dimesso lo storico presidente Rivère e al suo posto è stato nominato il Ceo Bouquet. Di sicuro, cariche a parte, l’obiettivo rimane continuare a vivere l’Europa il più a lungo possibile. Magari facendo meglio dell’anno scorso, quando chiuse la League Phase di Uel al trentacinquesimo posto, con tre pareggi, cinque sconfitte e 16 gol subiti, arrivando davanti solo al Qarabag per differenza reti. Gli oltre 100 milioni incassati dalle cessioni a titolo definitivo sono stati reinvestiti sul mercato, ma per ora chi è arrivato sta facendo rimpiangere chi se ne è andato. Guessand , il portiere Bulka, Bouanani, Laborde e Rosario. In porta è arrivato Diouf dal Reims ed è uno dei più criticati della squadra. Della sua insicurezza risentono i difensori, soprattutto i nuovi Bah e Peprah. Lì dietro probabilmente non è mai stata metabolizzata la partenza di un leader come Todibo. L’acquisto più oneroso è stato Jansson, esterno arrivato dal Rapid Vienna, ma per il momento è ancora in fase di integrazione. Così come Tiago Gouveia. Punti di forza Se dietro le cose non vanno granché bene, qualcosa che funziona meglio c’è: la fase offensiva. Dietro, la Roma dovrà fare attenzione. Alle geometrie del belga Vanhoutte alla spinta dell’esperto ex Marsiglia Jonathan Clauss, ma soprattutto agli attaccanti. Jeremie Boga lo conosciamo bene, e in qualche sessione di mercato la Roma ha anche pensato a lui come rinforzo. Terem Moffi è sicuramente l’uomo più temibile. Ventiseienne nigeriano che l’anno scorso è stato fermato dalla rottura del legamento crociato. È alla quarta stagione in Costa Azzurra, e nella stagione 23/24 era arrivato in doppia cifra. I due gol già segnati in Ligue dimostrano che è recuperato al 100%. Oltre a lui occhio allo spagnolo con origini nigeriane Kevin Carlos, arrivato dal Basilea per prendere il posto di Guessand. Era seguito anche da Pantaleo Corvino per il Lecce, e i gol li sa fare, anche se deve ancora sbloccarsi. Insomma, nel complesso una squadra che ha qualche arma per impensierire chiunque e che è giusto rispettare. Ma che sembra ancora in costruzione e di un livello diverso rispetto alla Roma. Che può anche contare sui precedenti. Il Nizza quando affronta un’italiana perde. È successo 5 volte su 5. Tre con la Lazio e due con il Napoli. Gasperini vorrà allungare la striscia, per dimostrare a tutti che la Roma parte da Nizza con l’ambizione di arrivare a Istanbul.

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Alessandro Sugoni