Elisa Bartoli di nuovo nella storia del calcio femminile: la sua carriera da record

"Questa vita milanese mi sta mettendo a dura prova”. Romana e romanista con il cuore che sfuma tra il giallo e il rosso, fa un certo effetto vedere in nerazzurro l’ex capitana della Roma, lei che da casa sua non si allontanerebbe mai. Anche se nella sua lunga carriera di scelte che l'hanno portata lontana da casa ne ha dovute fare parecchie, ma sempre con l’idea che “appena ho il giorno libero torno a Roma…”. Ha girato l’Italia in una carriera agonistica che ha scandito il percorso della storia del calcio femminile italiano. Tra fallimenti e conquiste, oggi Elisa Bartoli è una colonna portante dell’Inter di Piovani, seconda in classifica, con l’obiettivo di qualificarsi per la prima volta alla Women’s Champions League. E poi c’è quella maglia azzurra da portare con orgoglio agli Europei in Svizzera dove “sognare non costa nulla, noi ci crediamo e vogliamo vincere l’Europeo”. L’infanzia di Elisa Bartoli girava attorno alle partite della 'Magica'. In famiglia tifare per la Roma era una tradizione, tra gioie e delusioni. “La partita ha sempre cambiato l’umore di tutti a casa, soprattutto quello di mio papà: se la Roma perdeva il giorno dopo non aveva neanche voglia di andare al lavoro”. Il luogo dello sfogo di Elisa era invece il cortile di casa dei nonni dove dimostrava a tutti di saperci fare con il pallone tra i piedi. Lei, romana e romanista, l’orgoglio di papà, ex mediano di corsa e grinta. Caratteristiche ereditate da Elisa che ha avuto il sostegno dei suoi genitori per quella che è sempre stata la sua passione: il calcio. Poi arrivano i campi veri, quelli di una squadra tutta al maschile, la Nuova Milva, nel quartiere di Roma Nord. A 15 anni arriva, invece, la sua prima esperienza in una squadra femminile, la Roma CF, squadra che dalla Serie B, nel giro di due anni, conquista la promozione in Serie A. Dopo 6 stagioni, però, la Roma CF fallisce. “Con il fallimento ci mandarono in Serie C. Io ero già nel giro della nazionale e ci tenevo a restare ad alti livelli. Mi chiamarono la Torres e il Tavagnacco . Ho scelto la Sardegna, perché mi chiamò l’allenatrice Manuela Tesse e mi convinse. Alla Torres si andava per vincere e mi accorsi subito del cambio di mentalità. Però la prima notte a Sassari ho pianto, mi mancava tutto. Chiamai mia sorella Claudia dicendole che non ce la facevo e che volevo tornare a casa…”. Sì, questo è uno spoiler, perché alla fine in Sardegna ci è rimasta e per la prima volta ha vissuto l’emozione di vestire in una partita ufficiale la maglia azzurra. “Nel 2013 ho fatto il mio esordio in nazionale maggiore, in maniera molto particolare. Il Ct era Antonio Cabrini, che mi convocò un po’ a sorpresa per l’Europeo in Svezia nonostante non avessi giocato i primi tre mesi della stagione a causa di un infortunio al quadricipite. Ero già felice della convocazione, ma certa che non avrei mai giocato. E invece nel prepartita di Italia-Finlandia, arrivò di corsa Giorgia Motta in spogliatoio per dirmi che dovevo giocare . Andò bene e Carbini mi riconfermò anche per la partita successiva, giocai anche i quarti contro la Germania, dove però perdemmo 1-0. Fu un grande Europeo!”. A Sassari in tre anni vince uno scudetto e due volte la Supercoppa. Esordisce anche in Champions League. Ma come accade spesso in quel periodo dove il calcio femminile vive di alti e bassi, ancora una volta arriva un fallimento, quello della Torres. E così nel 2015 si trasferisce nuovamente, questa volta al nord, all’Atalanta Mozzanica. La sua permanenza a Bergamo dura solo un anno: “Fu un anno particolare, ci fu la scomparsa del Presidente che ci colpì molto, però facemmo un’ottima stagione, a 3 giornate dalla fine del campionato eravamo prime, poi ci superò il Brescia”. Poi arriva la chiamata della Fiorentina. Elisa non può dire di no, a due passi da casa, in una società che ha grandi ambizioni. La ACF Fiorentina venne, infatti, fondata nel 2015 e fu la prima squadra femminile a essere affiliata a quella maschile: una svolta per il calcio femminile italiano. Bartoli approda a Firenze nel 2016 e a quattro giornate dal termine del campionato, grazie alla vittoria in trasferta contro il Brescia, la Fiorentina conquista la prima storica qualificazione alla Women's Champions League. Il 6 maggio 2017 allo stadio Franchi, poi, davanti a quasi diecimila spettatori, la viola batte in casa il Tavagnacco per 2-0 ed è Campione d'Italia per la prima volta nella sua storia. “Conservo dei ricordi fantastici, l’ultima partita al Franchi del primo scudetto mi è rimasta nel cuore. Andai via dalla Fiorentina solo perché mi chiamò la Roma”. Aridaje… eccola di nuovo quella città di 4 lettere che significa casa. “Non ho mai avuto dubbi, quello era il mio posto. Ho vissuto i momenti più belli della mia carriera con la maglia della mia squadra del cuore. Da capitana”. Fascia al braccio e presentazione al pubblico per l’AS Roma femminile in una serata speciale. Era il 7 settembre 2018 e la società giallorossa aveva allestito una presentazione memorabile sia per la squadra maschile sia per quella femminile. Insieme. Teatro: la scalinata di Piazza di Spagna. Ogni giocatrice era abbinata a un giocatore. Elisa Bartoli a Daniele De Rossi. Il padre di Elisa dall’emozione non riuscì nemmeno a scattare una foto come ricordo. “Casa mia è a Roma, me la sono comprata in zona Valle Muricana, di fronte a una riserva naturale. Sto a 15 minuti dai miei genitori, che sono più vicini alla città. Ma a 20 anni quando sono andata in Sardegna mi sono innamorata della natura e della pace che ho vissuto lì e così non volevo tornare nel caos cittadino. Ho scelto una zona che mi permetta di essere vicina alla mia famiglia, ma di stare anche immersa nella natura”. La prospettiva di Elisa Bartoli era senza dubbio quella di terminare la carriera nella sua Roma, dove negli anni ha visto crescere una squadra che aumentava le proprie ambizioni fino a diventare assoluta protagonista del calcio femminile italiano. Le tappe della sua avventura in giallorosso coincidono con avvenimenti che rimarranno nella storia del club, a cominciare dalla prima qualificazione in Champions League nel 2022. Poi il 21 marzo 2023, da capitana, la sfida rimasta nella storia tra Roma e Barcellona all’Olimpico con 39.454 spettatori paganti. Ma non solo, a fine aprile 2023 battendo 2-1 la Fiorentina con il gol prima di Giada Greggi e poi con la rete decisiva di Elisa, la Roma di Alessandro Spugna vince il primo scudetto della sua storia. Il totale è di due scudetti, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane. Questo il bottino che Elisa Bartoli ha infilato di fretta e di furia in valigia nell’estate del 2024, quando con la società giallorossa non c’è più stata intesa. “Ho lottato per tenermi stretta la maglia della Roma… perché sapevo che lasciarla sarebbe stato molto triste. Ma per trovare un accordo, bisogna appunto essere d’accordo. In due. E così non è stato”. Roma-Milano andata e ritorno. Appena può. L’Inter è un’occasione di ulteriore crescita per Elisa Bartoli che ha vissuto i primi mesi con qualche infortunio fisico, forse dovuto a una situazione emotiva non ancora risolta. Poi però la grinta e la tenacia che le ha trasmesso suo papà le hanno dato le energie per tornare a essere protagonista. E il destino le riserva ancora sorprese. E’ l’8 dicembre quando si gioca il primo derby femminile a San Siro, che segna un altro pezzo di storia del calcio femminile in Italia. Ancora una volta Elisa Bartoli ne fa parte. E non da semplice comparsa. Al 45esimo parte un’azione avvolgente dell’Inter sulla sinistra con Cambiaghi che mette in mezzo, Magull tocca per Bartoli ed è uno a zero per le nerazzurre. Il pareggio del Milan arriverà nel secondo tempo con il primo gol in stagione di Nadia Nadim, attaccante afghana con passaporto danese che ha tutta un’altra storia da raccontare. Intanto a Roma quest’anno le cose non stanno andando per il verso giusto: la squadra giallorossa è arrivata terza nella regular season, a meno 3 dall’Inter seconda e a meno 10 dalla Juventus capolista, e si giocherà le proprie chances nella poule scudetto. La Roma, fuori dall’Europa, resta in corsa per la Coppa Italia, mentre la prossima sfida sarà sabato contro il Sassuolo . Ma con la capitale Elisa ha tenuto rapporti stretti: “Ogni volta che torno a Roma rivedo molte delle mie ex compagne di squadra. A volte mi scrivono per chiedermi dei consigli, come succedeva quando ero la capitana. Questo mi fa pensare che forse avrei potuto tenere duro un altro anno , ma perché continuare in un posto dove non mi volevano più?”. Fa male dirlo, ma accettare la realtà è il primo passo per superare anche i dolori più profondi. “E poi mi sono data un’occasione per essere protagonista anche agli Europei. Soncin è una persona vera. Siamo un bel gruppo e, mi prenderete per matta, ma ho delle ottime sensazioni. Ho parlato con una mia compagna di Nazionale e le ho detto che dobbiamo andare a prenderci questo Europeo! Forse sarà il mio ultimo torneo con la maglia azzurra e farò di tutto per renderlo indimenticabile”. Elisa vuole continuare a scrivere la storia del calcio femminile. Rimanendo sé stessa, con la sua sincerità, a volte anche troppa, con il sorriso sempre acceso e la sua Roma nel cuore. Poi certo “Ora vivo a Bresso, immersa nel verde, a 3 km dal campo di allenamento dell’Inter. In macchina ci arrivo in un attimo. Mi viene da sorridere quando penso che a volta a Roma stavo anche un’ora in coda per raggiungere la squadra”. La mia è una visione apocalittica. Ma se accanto ad essa e all'angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare. - Pier Paolo Pasolini

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