Stando a quanto riportato dall'Equipe, il contratto del classe 1987 nei suoi due anni a Parigi avrebbe compreso anche un bonus etico che sarebbe finito nelle tasche del trequartista solo rispettando determinate regole. Puntualità e disponibilità con i tifosi su tutte
Con il suo talento, probabilmente, avrebbe potuto fare ben altro. Hatem Ben Arfa oggi ha 32 anni ma non una squadra. E' svincolato, la sua ultima gioia resta la vittoria della Coppa di Francia con la maglia del Rennes. Chi c'era dall'altra parte? Il Psg, con cui è stato sotto contratto per due anni (giocando pochissimo) e contro cui ha appena mosso un'azione legale, chiedendo un risarcimento pari a 8 milioni di euro. L'Equipe ha compiuto un'analisi sul contratto che legava il bad boy del calcio francese al club parigino e sono venuti fuori dettagli piuttosto particolari. Ben Arfa, infatti, non è un giocatore facile da tenere sotto controllo, tanto che il Psg ha provato a controllarlo toccandone il portafoglio. Già, da quanto emerso dalla ricerca del quotidiano, il classe 1987 guadagnava sei milioni di euro all'anno. Una cifra divisa in due parti, dal momento che vi era un salario netto pari a 430mila euro - intoccabile anche in caso di cattiva condotta - e un bonus etico pari a 70mila euro, che sarebbe finito nelle tasche del trequartista solo a patto che rispettasse determinate regole. Nemmeno severissime poi, perché era necessario solamente presentarsi in tempo agli allenamenti e non parlare male del club in occasione di interviste o altri eventi pubblici. E Ben Arfa, messo fuori rosa nell'aprile del 2017 per ragioni extra sportive, ha sempre ricevuto tale bonus eccezione fatta per il mese di dicembre 2017, quando attaccò il club senza giri di parole.
Il caso Neymar
Quella legata a Ben Arfa non è la prima inchiesta di tipo contrattuale portata avanti da un quotidiano francese. Le Parisien ha fatto lo stesso, infatti, anche con Neymar. Il brasiliano godeva di alcune clausole tanto strane quanto vantaggiose. Per esempio avrebbe guadagnato di più se si fosse fermato con i tifosi per firmare autografi o scattare foto. Inoltre avrebbe goduto di due fisioterapisti personali piuttosto che di quello aziendale. In partita poteva anche non tornare a difendere, così come i compagni non avrebbero dovuto effettuare entrate decise su di lui in allenamento.