Thiago Silva si racconta. Dal suo presente al PSG al retroscena legato alla trattativa di mercato che lo portò lontano dal Milan: "Parigi è la mia seconda casa, discuteremo del rinnovo del contratto". E quando disse addio ai rossoneri Ibra lo chiamò per essere sicuro che andasse in Francia
Ormai la maglia del PSG è come una seconda pelle per Thiago Silva. Il difensore brasiliano dichiara tutto il suo amore per i colori del club e per la cultura francese a France Football: "Parigi non è una parentesi, fa parte della mia vita. È la mia storia e nessuno può portarmela via. Mi sento francese, oltre al passaporto. La mia seconda casa è Parigi. Penso di aver contribuito allo sviluppo del club. La mia volontà è quella di restare, discuteremo del rinnovo di contratto".
"Sarei potuto diventare un controllore"
Il classe 1984 rivela anche un retroscena del suo passaggio dal Milan al PSG nel 2012: “Ibra mi chiamò: 'Thiago, ma vai davvero al PSG ?' 'Si, è fatta, ho appena firmato'. Mi ha detto: 'Niente scherzi eh?! Se non ci vai, io non firmo. E se mi hai mentito, ti vengo a prendere'". Niente bugie quindi, Thiago Silva scelse il PSG. E se il difensore non fosse diventato un calciatore? Avrebbe potuto prendere una strada molto diversa: "Vengo da un quartiere povero in cui il crimine è una possibilità. Sarei potuto anche diventare un controllore, come mio fratello maggiore. Quando ero vicino all'idea di mollare il calcio, mia madre mi ha dato un ultimatum, dicendomi che se avessi rinunciato al calcio avrei lavorato come mio fratello. Ho lottato per raggiungere il mio sogno, quello di diventare un giocatore di alto livello. Se avessi fallito, sarei sicuramente seduto su un autobus oggi".