L'ex Roma e Milan, oggi nella seconda squadra della capitale francese, rispolvera i ricordi al PSG di Carletto: "Adoravo il suo lato umano. Veniva alle tue grigliate, si metteva a discutere qua e là e poi a cantare davanti a tutti". E quelli alla Roma: "Che bella sorpresa, conoscere il vero Totti"
Giro del mondo e ritorno a casa. Turchia, Messico, ora di nuovo a Parigi: la maglia è quella del Paris FC (club di Ligue 2), ma alla soglia dei 32 anni Jérémy Menez non ha nessuna intenzione di smettere di fare gol. "Non ho paura del giorno in cui dirò basta", racconta il fantasista, 5 centri in stagione, nel corso di una lunga intervista rilasciata a France Football. "Per ora mi sento in forma, quel giorno verrà ma non ci penso affatto. Certo le generazioni crescono: non sono più quello del PSG". Tra 2011 e 2014, l'inizio del ciclo vincente del club di Al-Khelaifi: il primo anno di Menez, con Carlo Ancelotti in panchina, è stato quello della svolta. "Adoravo lavorare con lui", risponde Jérémy quando gli viene chiesto quale allenatore l'ha segnato più. "Soprattutto il suo lato umano: nel calcio è più importante della tattica. Quando riesci a gestire un gruppo, ad avercelo con te, hai vinto tutto". Soprattutto fuori dal campo: "Quando Ancelotti viene ai tuoi barbecue si mette a discutere qua e là e inizia a cantare davanti a tutti. E' veramente bravo", Menez rivela l'aneddoto. "Resta sempre l'allenatore, ma sa non fartelo pesare. Con lui esiste sempre un confine. E tu non vuoi superarlo".
La Roma, Totti e quelle partite a poker
Poi è il momento di passare agli ex compagni. "Non voglio dimenticare Zlatan, Thiago Silva o Verratti", spiega Menez. "Ma un giocatore che mi ha veramente stregato è Francesco Totti". La prima avventura italiana del classe '87: "Arrivo alla Roma, ho 21 anni, vedo il re della Città Eterna. Mi sentivo veramente in soggezione". Poi però la sorpresa: "Ho scoperto una persona molto semplice, di grande classe. E mi ha preso subito sotto la sua ala protettrice, così come i suoi genitori. Abbiamo instaurato un vero rapporto di amicizia: mi faceva troppo ridere". A prescindere da quale fosse il gioco. "Facevamo un sacco di partite a poker con tutta la squadra", ricorda Jérémy. "Ci divertivamo. Poi in campo Totti era impressionante, metteva tutti in porta con un tocco. E mi coinvolgeva. Gli piaceva giocare con me".