La malattia della madre e i gol al City: cosa c'è dietro le lacrime di Marcos Leonardo

Se l’Al Hilal di Simone Inzaghi ha battuto il Manchester City al Mondiale per Club lo deve anche - e soprattutto - a Marcos Leonardo. Un nome che suona familiare, in particolare per i tifosi della Roma. Contro i Citizens una doppietta e il gol decisivo nei tempi supplementari, che però valgono molto di più di un semplice quarto finale per l’attaccante brasiliano. La punta dell’iceberg della storia del classe 2003 la conosciamo, appunto, per il tentativo della Roma nell’estate di due anni fa di portarlo nella capitale. E il nome sembra quello di un imperatore. Lui gioca nel Santos, una delle squadre più titolare in patria, ma che in quel periodo è in piena lotta per non retrocedere: un po’ come se il Milan o l’Inter fossero in zona retrocessione nella nostra Serie A. Il presidente di allora, Andres Rueda, è consapevole della volontà del ragazzo di migrare in Europa, ma la posta in palio è troppo importante: la squadra di O’Rei Pelé non è mai retrocessa in 111 stagioni. Insomma, prima la salvezza e poi ne riparliamo. Marcos non la prende benissimo, tanto che per un periodo ad agosto sceglie di non giocare e allenarsi più con la squadra. Ma dopo la non-convocazione con il Fortaleza, gli animi si placano. Il Santos è pur sempre il Santos, come quella volta che porta a mangiare al McDonald’s tre piccoli tifosi presenti al centro sportivo dopo l’allenamento, e il figlio di ‘Joker’ torna subito a segnare. Non l’attore Joaquin Phoenix, è il soprannome del padre, talento incompiuto che tra i dilettanti aveva ricoperto qualsiasi ruolo in campo. Poi un lavoro da commesso nello stato di San Paolo, dove Marcos vive in un capannone di due stanze per un anno, ma in cui viene notato proprio dagli scout dei Peixe. Nelle giovanili del club segna oltre 100 gol e debutta in prima squadra a soli diciassette anni, firmando un contratto fino al 2026 in cui è presente una clausola da 100 milioni di euro. 13 gol in 31 presenze non bastano: il Santos retrocede per la prima volta nella sua storia. La Roma torna così alla carica nel gennaio del 2024, ma il Benfica sborsa ventidue milioni di euro e la prima tappa europea di Marcos Leonardo è il Portogallo. A Lisbona, però, rimane solo sei mesi: l’offerta dell’Al Hilal è troppo importante per rifiutare ripensando al capannone e il lavoro di papà. Dopo una stagione in Arabia condita da 25 gol, ecco il Mondiale per Club. E tutta l’altra parte dell’iceberg sotto la superficie, che viene fuori nell’intervista post-partita. Marcos scoppia in lacrime: “È stato un periodo molto difficile per tutta la mia famiglia. Mia madre ha trascorso 23 giorni intubata e più di 60 giorni in terapia intensiva. Poter essere qui, a segnare e qualificarsi, è ancora più significativo. Quando ho segnato, la prima cosa che ho fatto è stata pensare a lei. Ha potuto guardare la partita. Questo momento è per mia madre, per mia sorella, per la mia famiglia, perché senza di loro non sarei dove sono”. Non sono chiari i motivi di questi problemi di salute, ma Marcos Leonardo non si è nascosto, scalando l’Everest - come ha detto Inzaghi dopo la vittoria sul Manchester City - di un calcio sempre più freddo e distaccato dal mondo reale: “Mia nonna diceva che il calcio era roba da banditi e imbroglioni”. Forse lo è anche dei milioni sauditi, ma senza mai dimenticarsi le proprie radici e di essere umani. Proprio come quella volta al McDonald’s.

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