Rin-correre: da sempre la missione di Gattuso in Nazionale

“Ai pescatori di Schiavonea: il loro ricordo mi fa sentire sempre il mare dentro”. Arriva un’onda a Coverciano, e deve cancellare le delusioni scritte sulla sabbia negli ultimi quattro anni, senza andare troppo in là nel tempo. Una delle dediche con cui si apre la su autobiografia, forse ci racconta Rino Gattuso più degli aneddoti che seguono quelle prime pagine. Mai dimenticarsi da dove si arriva: senza un punto di partenza sempre in testa, il rischio di smarrirsi è altissimo. Quel mare dentro se l’è sempre portato in giro per il mondo: unico altro azzurro ammesso tra i colori della sua vita. Ora l’impeto di quel mare Gattuso deve riportarlo in Nazionale. ‘Se uno nasce quadrato non muore tondo’, era il titolo di quella divertente autobiografia del 2007, che oggi meriterebbe di andare in ristampa con un sottotitolo inedito: se uno nasce azzurro per l’azzurro ci muore, tondo o quadrato che sia. È un consiglio di lettura spassionato che diamo ai convocabili: conoscersi è il presupposto di ogni buona relazione. Rino Gattuso non poteva dire no alla Nazionale: lui no, non riusciamo a immaginarcelo. L’Italia chiamò e almeno nel suo caso non trovò occupato, e se anche lo fosse stato lui sarebbe riuscito a smarcarsi per l’Azzurro. Se diciamo che Gattuso in Nazionale ci va di corsa, non è solo per dare l’idea del suo entusiasmo, ma perché è quello che ha sempre fatto per l’Italia: correre. Stavolta c’è da ‘Rin-correre’, parola perfetta non solo perché è la crasi tra il soggetto e il suo predicato verbale preferito, ma perché la classifica del girone di qualificazione dice proprio questo. Che l’impegno sia di ‘vitale’ importanza per il nostro calcio, a proposito di nascita e di morte, non è neppure il caso di ricordarlo. Saltare tre Mondiali di fila è un pensiero impossibile da realizzare per noi, figurarsi per chi tre Mondiali li ha giocati e uno lo ha pure vinto. Che serva qualcuno sufficientemente coraggioso e altrettanto matto per convincerci tutti che si può fare, andare in America si può fare, idem. Se la Federazione cercava un cuore da mettere in panchina, più che una testa, lo ha certamente trovato. Non che Ringhio non ce l’abbia, la testa, ma se da quasi 30 anni lo chiamiamo così, Ringhio, è per quella sua attitudine a pulsare al ritmo di una sfida, a tirare fuori i denti, in campo, in panchina e nella vita, solo quando ce n'è bisogno salvo poi rifugiarsi in una timidezza spesso scambiata per ombrosità. Quale sia la chiave con cui rientrerà a Coverciano aspettiamo di sentirlo dalle sue parole, per ora possiamo immaginarla. Ancora una volta il suo vecchio libro ci viene in soccorso. “La prima regola del calcio è non credersi mai superiori a nessuno, e soprattutto non credersi mai più forti di quello che si è in realtà”. Lo scriveva a pagina 128, ma sembra un appunto di ieri pronto per domani, perfetto per raccontare un meccanismo perverso che forse ha condizionato le ultime Nazionali più di scelte tecniche, avversari, sorteggi e congiunture astrali. Che sia o no la scelta migliore lo sapremo a marzo. Il contesto negativo in cui Gattuso muoverà i suoi primi passi da Ct autorizza i dubbi. Ha l’esperienza tecnica per questo impegno? Sì, ha allenato Milan e Napoli, Valencia e Marsiglia, tanto per citarne alcune, in Italia e in quell’Europa a cui ora chiedere un posto per il Mondiale. Ha l’esperienza emotiva? Da vendere, anche se stavolta deve regalarla ai suoi ragazzi: per inseguire un sogno bisogna prima sapere com'è fatto e Gattuso non solo lo sa, ma ha la voce giusta e autorevole per spiegarlo. Rispetto ai primi due nomi in lizza, ovvero Ranieri e Pioli, certamente ha una conoscenza della Nazionale e delle sue dinamiche più profonda, che non può non essere un valore. Cosa gli manca? Forse quella diplomazia che certi ruoli, specie se venati di istituzionalità, richiedono, ma che potrebbe aver affinato con le ultime delusioni. Accettare di smussare certi spigoli, farsi tondo anche quando la sua indole gli ordinerebbe di restare dritto, dando spazio a tutti gli angoli del suo forte carattere, sarà indispensabile in questo nuovo ruolo. Fare quadrato, attorno alla maglia Azzurra, più che farsi quadrato: tanto in fondo a Rino Gattuso è sempre importato poco della forma e tanto della sostanza. D’altronde il mare forma non ne ha: si adatta alla sabbia, si adatta agli scogli, e se serve li supera con un’onda.

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