Il 'Massimo' della Premier: José Mourinho

Premier League
Massimo Marianella

Massimo Marianella

mourinho_cover

Massimo Marianella ci racconta partite, personaggi, aneddoti e luoghi che hanno fatto la storia del calcio inglese. Uno di loro è stato davvero "speciale"...

In qualche frangente è andato un po’ sopra le righe, non è riuscito a vincere proprio sempre, ma su una cosa ha avuto dannatamente ragione da subito: “I’m a Special One!”. In modi diversi sono stati costretti a riconoscerglielo proprio tutti. I suoi sostenitori e quelli che lo hanno amato un pochino di meno. Nell’attimo esatto in cui ha dato il buongiorno alla Premier League ha stabilito una specie di confine. Il prima e dopo la sua firma a Stamford Bridge. Ha cambiato le dinamiche, la filosofia, i comportamenti nel calcio inglese e ne ha mutato la percezione nel resto del Mondo. Ha dato quel quid in più che aggiunto a quel tanto che il calcio inglese e la sua meravigliosa storia (oltre al potere economico) avevano già lo ha reso diverso. Più forte, più completo. Più… speciale. Perché ha travolto il football britannico come un uragano e a mo’ di un rodeo ha finito per dominarlo con le parole, i fatti e i trofei che ha vinto.

Questione di rispetto

Ha in parte cambiato il calcio di Sua Maestà e da quelle parti alla fine glielo hanno permesso perché con la sua arroganza dialettica e quell’affascinante cockiness che lo contraddistinguono ha vinto a suo modo, ma rispettando al tempo stesso la storia e quel mondo del calcio inglese che lo hanno reso un numero Uno. Quello stesso rispetto che, incredibilmente conoscendo il DNA del football britannico e delle sue tifoserie, non gli è stato restituito quando sarebbe stato non solo facile, ma anche doveroso. Al suo ritorno a Stamford Bridge dopo il secondo addio e nel momento di valutare il lavoro fatto al Manchester United.

Chi è veramente Mou?

Difficile capire se sia più un allenatore difensivo e uno offensivo. Ha vinto con il suo primo Chelsea sfruttando la trazione anteriore di una squadra che ha segnato nel suo primo biennio 144 gol nel solo campionato, poi ha dominato una Finale di Europa League col Manchester United letteralmente cancellando dal campo con la difesa un Ajax dal grande talento. In realtà la sua grandezza è stata quella di sapersi adattare all’avversario che ha affrontato in base alle qualità della squadra che aveva a disposizione.

Il padrone di casa

In casa poi le sue squadre semplicemente insuperabili. Ha perso solo 5 partite di Premier League in 7 stagioni a Stamford Bridge di cui 4 tutte nell’ultima ed in generale nell’estate 2010 quando era al Real Madrid ha visto arrestarsi per mano dello Sporting Gijon a 150 il record partite casalinghe, tra febbraio 2002 e l’aprile 2011, senza sconfitte. Numeri incredibili nel calcio contemporaneo.

 

Mourinho scherza durante la premiazione della Coppa di Lega 2015 (il primo trofeo della sua seconda vita al Chelsea)

I suoi record

Grande allenatore è quello che riesce ad estrarre il meglio dalle sue squadre e questo non vuol necessariamente dire vincere, ma avvicinare il massimo delle potenzialità. Preferibilmente con squadre diverse con rose diverse. Lui ha trionfato ovunque sia andato (ad eccezione degli Spurs). Con un’altra leggenda della panchina Ernst Happel l’unico a vincere il titolo e la coppa nazionale in 4 campionati diversi. Ha sollevato la Champions League con 2 squadre differenti per un totale di 25 trofei con Porto, Chelsea, Inter, Real Madrid e Manchester United.

Mourinho nel giorno della presentazione al Tottenham

E’ ancora lo Special One

Come Sir Alex Ferguson, come Bill Shankly, come Herbert Chapman, come Bob Paisley e forse in parte come Wenger ha cambiato il calcio inglese da manager. Mourinho ha estremizzato i mind games di Sir Alex, implementato i suoi allenamenti dinamici di 90’ e introdotto una psicologia all’interno del suo stesso spogliatoio prima sconosciuti. Con gli anni ha un pochino perso la sua ironia (ed è un peccato), ma è ancora lo Special One e nessuno deve dimenticarlo.