"Fuga per la vittoria": viaggio nella rinascita dell’Ipswich Town

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Massimo Marianella

Massimo Marianella

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Massimo Marianella ci porta a Suffolk per ripercorrere la storia del glorioso Ipswich Town: un campionato, una coppa d’Inghilterra e una Coppa Uefa nella sua bacheca, ma anche il crollo nella terza divisione inglese e la rinascita fino alla vetta del Championship. Oltre a un tifoso illustre che ne è stato anche sponsor (Ed Sheeran) e due suoi giocatori finiti nella mitica squadra del film ‘Fuga per la Vittoria’…

Suffolk. Un’oretta abbondante di treno ad Est di Londra nel cuore dell’Est Anglia. Una zona dell’Inghilterra poco glamour e molto rurale. Campagna inglese, pascoli e villaggi medievali. Una terra vera. Di valori antichi e agricoltura. S’incontra gente simpatica che ti saluta, ti sorride e ti stringe anche la mano. Una cittadina piccola con qualche chiesa e costruzione in pietra medievale più, a 2 passi dal centro, un Riverfront grazioso con yacht di qualche pretesa, barche a vela, bar e ristorantini sulla cornice. 

la città di suffolk

C’è anche un’università discretamente famosa in Inghilterra, ma soprattutto una squadra e uno stadio di cui da quelle parti sono tutti orgogliosi: l’Ipswich Town. Portman Road

Portman Road

Centoquarantaquattro anni di storia di un club non sempre vincente, ma con momenti, personaggi e squadre entrati nel mito del calcio inglese e mondiale. Due manager leggendari, entrambi insigniti del titolo di Baronetto per meriti sportivi, che hanno firmato due epoche vincenti negli anni ‘60 e a cavallo fra il ’70 e l’80. Sir Alf Ramsey e Sir Bobby Robson col primo che ha anche guidato l’Inghilterra da Ct a vincere il suo unico mondiale nel 66. Assieme hanno invece creato la bacheca del club di Portman Road. Un titolo vinto all’esordio nella massima divisione inglese nel 1961 e uno perso per un soffio nel 1980 per mano dell’Aston Villa e per colpa di una sconfitta a fine stagione in casa con l’Arsenal 0-2. In vetrina c’è però anche e soprattutto una Coppa Europea, la Uefa del 1981, prima di una lenta discesa, rallentata solo da due fugaci apparizioni in Premier League dal '92 al '95 e dal 2000 al 2002. 

Manifesto fuori stadio Ipswich

Nel 2019 addirittura la retrocessione nella League One, il terzo livello del calcio inglese. Nell’aprile di due anni dopo però un gruppo americano guidato dall’imprenditore di LA Brett Johnson rileva il club, ne cambia le possibilità economiche e inizia la risalita anche se più per meriti e scelte sportive che per i soldi investiti sul mercato. Spese folli non sono arrivate, ma la promozione nel Championship la scorsa estate sì. Oggi i “Tractor Boys” dividono con il Leicester di Enzo Maresca il primo posto in classifica e, dopo aver eliminato il Wolverhampton con un elettrizzante 3-2 in rimonta, sono pronti a sfidare un’altra squadra di Premier in Coppa di Lega; il Fulham. 

L’obbiettivo principale è quello di tornare in Premier con una squadra che gioca un bel calcio moderno con un 4-2-3-1 dinamico fatto di verticalizzazioni, possesso palla e costruzione da dietro. Non ci sono grandi star. L’australiano Massimo Luogo che ha firmato con un gol bellissimo il 4-3 sul Blackburn quest’anno, l’ottimo difensore mancino Brandon Williams in prestito dal Manchester United e il guizzante Omari Hutchinson di proprietà del Chelsea probabilmente quelli più amati. Un team che potrebbe far materializzare i sogni di questo club ingialliti troppi anni fa, ma forse non ancora pronto a rivaleggiare sentimentalmente e in un “impossibile paragone” con quella degli anni ‘70/’80 che ha vinto FA Cup e Coppa Uefa regalando con Robson in panchina un calcio fantastico. 

Un bellissimo mix di fisicità inglese di quegli anni lì con una fantasia e un talento scelto, forgiato e disegnato da Sir Bobby. In porta c’era un atletico Paul Cooper, difesa a 4 (allora rigorosamente si giocava 4-4-2) col capitano Mills il roccioso Butcher (poi protagonista anche in nazionale) l’elegante Russell Osman e lo scozzese Burnley che avrebbe poi fatto bene anche da manager del club. A centrocampo due fantastici stranieri, tra i primi ad arrivare in Inghilterra, gli olandesi Thijssen e Muhren, più esterni Wark (centrocampista scozzese dal gol facile) a destra e il velocissimo, piccolo Eric Gates dall’altra parte con davanti il fenomenale Paul Mariner aiutato dai movimenti di Alan Brazil. Una squadra che ha avuto un percorso europeo esaltante, che ha davvero fatto sognare (in una piccola nota personale, a me tantissimo) e regalato notti europee d’altri tempi a Portman Road. 

La statua di Bobby Robson fuori da Portman Road

Un mito tenuto vivo oggi dalle foto e le scritte che abbracciano oggi con orgoglio l’esterno dello stadio. Davanti allo stadio anche 3 statue che aggiungono mito ad un luogo di sacralità calcistica per un club che, oltre alla maglia biancoblu, ha aggiunto scintillanti lustrini del glamour dello spettacolo nel suo abito internazionale. Perché negli ultimi anni l’Ipswich è stato più famoso per avere un tifoso celebre come Ed Sheeran a tenere alto il nome del club che per i risultati in campo. Molti concerti con la maglia della squadra sul palco e, per un anno, anche sponsor sulle divise di gioco. In questa stagione, tra l’altro, è ancora a roster con la maglia #17. Nonostante l’Ipswich sia un classico club di provincia con radici rurali, quello di Sheeran però non il primo legame col mondo dello spettacolo internazionale. 

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Se tutto sommato deve sorprendere poco che un cantante nato nella regione abbia legato il suo nome da tifoso al club, più inatteso che i giocatori di quella squadra degli anni ‘80 abbiano praticamente, come attori o come controfigure, bussato alla porta di Hollywood nella pellicola “Fuga per la Vittoria”. Wark e Osman avevano addirittura un ruolo loro, mentre Kevin Beattie (una delle statue a Portman Road) ha impersonato per le scene di campo Michael Caine e Paul Cooper addirittura Sylvester Stallone

Momenti, foto, filmati che sottolineano la grandezza di una piccola società. Un club che si è ora dato una struttura agonistica, anche col bravo manager Kieran McKeanna in panchina, per tornare grande. Per rientrare nell’etile del calcio inglese ed Europeo passo dopo passo. Perché i “Suffolk Punch”, i cavalli bianchi che spiccano nello stemma, possano tornare a cavalcare nelle praterie della Premier League