Football, canottaggio, rugby e cinema: cosa rende speciale Craven Cottage e il Fulham

Nel 1905 il signor Archibald Leitch, quotato architetto scozzese, si era ritrovato con un bel problema. Stava lavorando al progetto per la ristrutturazione dello stadio del Fulham, ma nel terreno situato tra Stevanage Road e la riva del Tamigi, per quanti calcoli facesse, c’era spazio per le tribune ma non per gli spogliatoi. Sul punto di arrendersi, il buon Archibald notò una vecchia struttura in rovina, proprio adiacente il terreno destinato al gioco: il cottage fatto costruire nel 1770 dal Barone Steven Craven e, dicono storie non confermate, abitato nel diciannovesimo secolo anche dalla Regina Vittoria e da Sir Arthur Conan Doyle, l’inventore di Sherlock Holmes. Si trattava di una piccola palazzina ideale per le battute di caccia nella brughiera dei terreni circostanti, fino a quando non rimase danneggiata da un incendio nel 1888 e per questo mai più utilizzata. Archibald aveva trovato la soluzione al suo problema: il Cottage del Barone Craven avrebbe cambiato la sua destinazione d’uso e da palazzina di caccia si sarebbe trasformato negli spogliatoi del Fulham Football Club fondato nel 1879, il più vecchio sodalizio calcistico professionistico di Londra. Il resto erano le magnifiche tribune in mattoni rossi e coperte lungo Stevanage Road, mentre il nome dello stadio restò intitolato al Barone e alla sua palazzina, senza sapere per altro se a Steven Craven sarebbe piaciuto che dalla sua palazzina sarebbero usciti calciatori in maglietta e calzoncini anziché eleganti gentiluomini pronti a una battuta di caccia: quando sul suo terreno si cominciò a giocare a pallone il nobiluomo era ormai defunto da un secolo. Anche per queste ragioni, comunque, il Fulham e il suo stadio hanno contribuito al fascino del football inglese. Craven Cottage, non solo per la singolare sede del suo spogliatoio, resta nell’immaginario dello sport inglese. Opposta alla tribuna di Stevenage Road, dal 2005 intitolata a Johnny Hayes, il più grande giocatore della storia del club, quella situata sulle rive del Tamigi è uno dei punti di riferimento della ‘Boat Race’, la sfida remiera che dal 1829 stabilisce chi abbia i canottieri migliori tra le università di Oxford e Cambridge: i due equipaggi transitano da Craven Cottage meno di un miglio dopo la partenza da Putney Bridge, per essere attesi da uno sforzo di altre 3.2 miglia che li porterà al traguardo di Mortlake. Le nobili vicende legate al cottage di Craven e al canottaggio hanno così permesso di soprassedere su un piccolo particolare: in 145 anni di storia il Fulham non ha vinto neppure il fantasma di un trofeo, sfiorandolo soltanto in due occasioni. La prima nel 1975, quando raggiunse la finale di Fa Cup in uno dei momenti più suggestivi della più vecchia competizione mondiali: a guidare i Cottagers in campo c’era Bobby Moore, il capitano dell’Inghilterra nella vittoriosa coppa Rimet del 1966, arrivato al Fulham per il tramonto della carriera. Destino volle che a Wembley si trovasse di fronte proprio la squadra di cui era stata la bandiera più scintillante, il West Ham, che si impose 2-0, mandando in frantumi i sogni di quelli dello stadio sul Tamigi. Sarebbero passati 35 anni prima che al Cottage si presentasse una nuova occasione, quella volta grazie alla saggezza in panchina di Roy Hodgson. Il Fulham, in una stagione indimenticabile che la portò ad eliminare dal torneo la Juventus con un folle 4-1 al Craven Cottage, nel 2010 si issò sino alla finale di Europa League contro l’Atletico Madrid. Esito nuovamente infausto, e in maniera ancora più beffarda: la rete del gallese Simon Davies aveva pareggiato quella di Diego Forlan, ma un nuovo acuto dell’uruguayano a quattro minuti dalla fine dei tempi supplementari portò la coppa in Spagna. In assenza di titoli i Cottagers possono però vantare il legame con nomi che hanno fatto la storia del football e non solo. Compagni del già citato Johnny Hayes tra gli anni ’50 e ’60 erano Bobby Robson e George Cohen. Il primo, elegante mezzala, fu grande maestro di football e d’ironia, indimenticabile commissario tecnico dell’Inghilterra anni ’80 e capace di portare il piccolo Ipswich Town a clamorosi successi in Fa Cup e addirittura in coppa Uefa. Il secondo, che legò al Fulham l’intera carriera, era il terzino sinistro dell’Inghilterra campione del mondo nel 1966. Trentasette anni dopo, quando a vincere il titolo fu la nazionale di rugby, all’ala c’era suo nipote Ben, figlio di suo fratello: “Ci vuole sempre un Cohen per consentire agli inglesi di vincere qualcosa”, il suo stringato ma efficace commento. Football, canottaggio, rugby: c’è altro nella storia del Fulham? Si, il cinema, perché tra i più accesi supporter di Craven Cottage c’è Hugh Grant, lo stile inglese sui set di tutto il mondo. Con simili cast cosa volete che sia la mancanza di un trofeo?

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Nicola Roggero