La storia dello stadio di calcio più antico del mondo. Che è anche in pendenza

Coltelli, posate, lame… a Sheffield si trova di tutto. E facilmente. Ma non fraintendiamo. Non è una questione di violenza di strada o di combattimenti all’arma bianca. Più semplicemente Sheffield è la ‘città dell’acciaio’ per eccellenza, un centro importantissimo a livello planetario ancora oggi, sebbene le industrie della metallurgia siano in forte crisi in Europa, a causa della enorme sovrapproduzione globale e della concorrenza spietata da parte della Cina. Un dato certificato dalla WSA, la ‘World Steel Association’ qualifica infatti lo ‘Zhongguo’ come l’attuale più grosso produttore del mondo. Ciò non toglie che la città del South Yorkshire mantenga tuttora il punto di orgoglio di essere uno degli otto centri che costituiscono l’English Core Group. E lo esplicita nel suo monumento più famoso: le ‘donne d’acciaio’, che in realtà è un’opera in bronzo, posizionato proprio al centro della città, in Barker’s Pool. Per la verità c’è un altro motivo di vanto e di orgoglio della cittadina che sorge sul fiume Sheaf, che attraversa aree come Dore, Abbeydale e Heeley prima di confluire nel River Don e riunirsi alle acque che bagnano anche l’East Yorkshire. E mi riferisco in particolare allo Sheffield Football Club, che a oggi è riconosciuto come il più antico club di calcio del mondo, nato il 24 ottobre del 1857, e che nulla ha a che vedere con il settore metallurgico, se non per la buona parte di suoi tifosi che lavora nel settore industriale. È per questo - e non soltanto per questo - che Sheffield è definita anche come la città ‘culla del football’. Non a caso, tre anni dopo la nascita dello Sheffield F.C. - il 4 settembre - nacque infatti anche l’Hallam F.C., il secondo club più antico di sempre. Anche per questo gli inglesi sono convinti di avere inventato il calcio, con buona pace dei giochi con la palla già praticati in Cina e in Grecia più anticamente. Per onestà - dunque - si deve ad alcuni membri dello Sheffield F.C., team che è ancora in attività nella Northern Premier League Division One South, l’ottavo livello del campionato inglese di calcio, il primo torneo non basato ancora su regole ufficiali, che si svolse addirittura due anni prima della fondazione del club e cioè nel 1855. Per poi mettere nero su bianco il loro sogno di ‘inventare’ una squadra, magari in attesa che ne nascesse almeno un’altra da sfidare. Sir Nathaniel Creswick e William Prest condividevano la stessa passione. Il primo si occupò di stilare le cosiddette ‘Sheffield Rules’, primo esempio di ‘regolamento calcistico’, mentre il secondo - nativo di York e figlio di un ricco imprenditore vinicolo - si dibatteva tra il nuovo gioco e il suo amato cricket. Finché un giorno venne individuata una serra come sede ideale della nuova impresa e si decise di coinvolgere nel progetto le varie public-school nelle quali -ognuna con proprie regole - già si calciava un pallone. Il sogno di sfidare qualcuno si concretizzò quando nacque l’Hallam F.C., attualmente militante nella Northern Counties East Football League Premier Division, il nono livello del campionato inglese. Un club che ancora oggi gioca nel suo stadio originale, con quell’attaccamento alla tradizione e alla storia che solo i britannici sanno di avere: il Sandygate Road, riconosciuto dal ‘Guinness dei primati’ come “il più antico campo di calcio della storia”. E fu proprio al Sandygate che il 26 dicembre 1860 si giocò il primo derby della storia del calcio. E Sir Nathaniel Creswick diventò il primo calciatore di tutti i tempi a segnare un gol ufficiale. Il ‘Rules derby’ oppose i biancoblù padroni di casa dell’Hallam Football Club ai biancorossi dello Sheffield F.C. E, come nelle migliori sceneggiature hollywoodiane, gli ospiti vinsero 2-0. In campo scesero sedici uomini, a violare il sacro terreno nato nel 1804 per il cricket, ora diventato campo di calcio. Tutto questo accadde centosessantacinque anni fa. La prima storica giornata di Premier League e di tutte le altre serie. Su quel campetto di Sandygate, che sorge ancora alla periferia occidentale della città di Sheffield, con una suggestiva vista su quello che oggi è il parco nazionale del Peak District. Un campo di calcio però molto particolare. In discesa nel senso della lunghezza, al punto da condizionare anche le tattiche delle squadre. Un anno dopo, per il bis, i due team si sarebbero presentati con quattordici giocatori per parte. Ma in quel giorno del 1860 ancora nessuno poteva anche solo immaginare di essere lì a dare il proprio contributo nell’avviare un giocattolo che non si sarebbe mai più fermato. Quel 26 dicembre c'era la neve, l’aria era pesante e poco respirabile e presto il cielo si sarebbe illuminato dei bagliori delle fornaci e delle officine. Era di certo un altro mondo. Ed era anche un altro calcio. Vecchie regole Il pallone poteva ancora essere preso con le mani quando arrivava di rimbalzo e da poco grazie alle Sheffield Rules era stata modificata la regola che permetteva il placcaggio sulla falsa riga del rugby. Ma a Sheffield presto - nel 1867 - nacque anche una terza squadra, lo Sheffield Wednesday F.C., che milita attualmente nella Football League Championship, ovvero la seconda serie calcistica in Inghilterra. Anche i gufi, o come li chiamano gli inglesi ‘the owls’ sapranno farsi strada e onore nella storia del calcio britannico, diventando nel tempo uno dei club professionistici più vecchi del mondo e mantenendo la loro ‘base calcistica’ al Bramall Lane, costruito nel 1855 e ancora agibile. Molto più giovane del Sandygate, ma altrettanto ‘storico’. Ma non quanto quel primo confronto in assoluto che la stampa dell’epoca descrisse scrivendo… «sarebbe sgradevole menzionare singole giocate, perché tutti i signori in campo hanno fatto la loro parte». Che fair play! Il Bramall Lane, nel 1867, entrò negli annali quando l’Hallam F.C. vi conquistò un altro record, riuscendo a vincere la Youdan Cup, la prima vera competizione calcistica della storia, battendo in finale il Norfolk. Mentre nasceva una rivalità sportiva fra Sheffield United e Sheffield Wednesday che continua ancora oggi. E che si esplicita in uno dei grandi derby di Inghilterra, noto come ‘Steel City Derby’ o anche come ‘derby delle sciabole’, perché all’inizio entrambi i club avevano come soprannome ‘The blades’. Lo Sheffield F.C. promosse nel tempo la successiva codifica di innovazioni tecniche quali la traversa, il calcio d’angolo e la punizione a seguito di un fallo di mano. E anche lo stadio di Hillsborough, nuovo terreno di gioco del Wednesday sorto nel sobborgo di Owlerton, quando il club approdò al professionismo, entrò a suo modo nella storia, ma per un tragico evento: la morte di 96 tifosi il 15 aprile del 1989, durante una semifinale di FA Cup. In campo c’erano Nottingham Forest e Liverpool. Ai supporter dei ‘reds’ era stata assegnata la West Stand, anche denominata ‘Leppings Lane’, la via retrostante sulla quale affacciava, con poche vie d’ingresso rispetto alla tribuna opposta. Quando, per smaltire la calca, la polizia aprì il Gate C, un’orda di tifosi si riversò nell’imbuto del West Stand, capace di ospitare solo 2000 spettatori. Molti furono schiacciati verso le recinzioni , altri si ritrovarono imbottigliati nel tunnel di accesso. I poliziotti lì per lì non capirono e caricarono. E ne derivò una vera Apocalisse, oggi ritenuta la più grande tragedia dello sport inglese. Nessuno nel secolo precedente avrebbe mai immaginato le derive di un calcio che stava appena nascendo. E non c’è molto di cui essere orgogliosi a Hillsborough, nel raffronto con la storia romantica di Bramall Lane e Sandygate. Purtroppo. Ma in particolar modo di quel Sandygate Road che era nato come pitch per celebrare i campioni del cricket e poi diventato una vera e propria attrazione, anche per la sua prospettiva del tutto anomala. Messo in piedi con sacrificio al centro del vecchio quartiere di Crookes, nel sobborgo di Crosspool, quattro chilometri a ovest dal centro di Sheffield, oggi area residenziale della middle class cittadina, là dove si dominano le valli di Porter e Rivelin, non lontano dallo svincolo della trafficata A57, a tutti nota come ‘Manchester Road’. Ultimo sobborgo prima delle verdi campagne che circondano la città. ‘The oldest ground in the world’ ha una capienza di circa settecento persone con solo poco più di 200 posti a sedere nell’unica tribuna coperta, la Shed End. Nel 2010, per festeggiare i 150 anni dalla prima partita, lo storico incontro venne ripetuto nello stesso stadio e ancora vinse lo Sheffield F.C., stavolta con il risultato di 1-2. A Crosspool basta fare il nome di Roger Bell per far rivivere emozioni tenute in serbo nel cuore dei tifosi di tutto il quartiere e far schiattare di invidia i rivali dello Sheffield F.C. che hanno base al Couch and Horses Ground di Dronfield. Nel 2011 il ricco signor Bell morì da tifoso dell’Hallam F.C. lasciando nel suo testamento in eredità al club, secondo alcune fonti locali, una cifra vicina ai 300 mila euro. Un discreto gruzzolo che venne utilizzato per restaurare alcuni locali, sistemare e poi adeguare il terreno di gioco, realizzare una club house e ristrutturare la sede del club. Eppure il Sandygate Road Stadium rimane ancora oggi dal 1860 perennemente storto e in pendenza. L’erba è in condizioni perfette ma ci sono gibbosità e dune un po' ovunque. Il prezzo di ingresso resta assai abbordabile e si può portar al seguito anche il cane, volendo. Ma quella pendenza rimane inspiegabilmente lì. Ed è molto ben visibile anche nel film ‘Sabato nel pallone’ di Maria Giese, con Sean Bean, Pete Postlethwaite ed Emily Lloyd, che venne girato nel 1996 con la produzione di Christopher Lambert. Il film la cui trama racconta di Jimmy Muir, un lavoratore della ‘Stones Brewery’, che viene notato prima dai dilettanti dell’Hallam F.C. e poi dallo Sheffield United Football Club che vorrebbe metterlo sotto contratto e soffiarlo agli avversari. Un modo come un altro per tenere viva l’antica rivalità cittadina anche sul grande schermo. E brindare a un successo o consolarsi di una sconfitta nell’ottimo ‘Club house bar’ dove si vendono torte e bevande calde e si servono drink. Un mondo a parte. Un piccolo paradiso lungo un pendio a monte della valle Rivelin, sempre pieno di persone amichevoli. Uno dei posti più gradevoli nei quali trascorrere un sabato pomeriggio… …e sfuggire a quella Sheffield così opprimente e grigia che George Orwell -l’autore del distopico ‘1984’ descrisse senza pietà nel suo ‘The Road to Wigan Pier’ scritto nel 1937. «Sheffield, I suppose, could justly claim to be called the ugliest town in the Old World…», ovvero «Immagino che Sheffield possa giustamente ambire al titolo di città più brutta del Vecchio Mondo». Brutta ma in grado di mettere in piedi tra febbraio e marzo del 1867 il ‘big bang del football mondiale’, quella Youdan Cup -poi vinta dall’Hallam F.C.- che tra il Sandygate e il Bramall Lane vide scendere in campo e sfidarsi ben 12 squadre: Broomhall, Fir Vale, Garrick, Hallam, Heeley, Mackenzie, United Mechanics, Milton, Norfolk, Norton, Pitsmoor e Wellington. Un trofeo inventato in onore dello sponsor locale, l’impresario teatrale Thomas Youdan, che l’Hallam fece suo finché non venne trafugato o, qualcuno dice, perduto. Ma che nel 1997 l’Hallam riacquistò da un collezionista scozzese, riportando a casa la coppa originale per una cifra pari a quasi 2000 sterline. Un po' per tenere viva la memoria di Youdan e un po' per la propria gloria, essendo il solo club originale dell’epoca rimasto ancora in vita ed essendo il solo vero trofeo mai conquistato nella storia del club. Il premio a una bella intuizione di un uomo appassionato di calcio e proprietario di un teatro a Sheffield, che si era reso già conto allora chele sole partite amichevoli fossero diventate noiose. Un trofeo sparito per 130 anni, ma grazie al quale si creò il pretesto per fare nascere la ‘Sheffield Football Association’ e quindi poter accedere alle competizioni organizzate dalla ‘London Football Association’, che sarebbe nel tempo diventata la odierna ‘Football Association’. E attraverso il quale sperimentare il meglio delle ‘Sheffield Rules’, appena riviste e ricodificate. Nuove regole Eliminazione diretta, gare della durata di 90 minuti e -nel caso in cui il punteggio fosse rimasto in parità- un’ora di tempo supplementare nel quale avrebbe vinto il primo club che metteva a segno una rete , altrimenti il match si sarebbe rigiocato. Quando la coppa sparì nacque la leggenda del furto messo a segno da parte dei Peaky Blinders della FA Cup. Un alone di mistero che fece aumentare e di molto il reale valore del cimelio, che oggi -secondo Steve Basford, ex presidente dell'Hallam F.C.- avrebbe un valore non solo affettivo ma anche ‘effettivo’ di quasi 400 mila euro, stando ai periti dell’assicurazione interpellati. Basford ha anche precisato, a margine, che il trofeo comunque ‘non è in vendita!". Ricevendo il plauso del nuovo boss del team Richard Pillinger. Oggi lo stadio di Sandygate, aperto per il cricket nel 1804 e nel 1860 convertito in campo da calcio, è meta turistica oltre che sportiva. Quella sua pendenza così innaturale per un terreno di gioco lo rende unico, oltre che carico di fascino e di storia. Visitarlo è un’esperienza unica e irripetibile per gli appassionati di calcio. Un po' curiosa, un po' allucinante, giacché la pendenza offre un vantaggio evidente alla squadra che attacca verso la discesa, in quanto la palla tende a correre più velocemente e il gioco viene favorito dal terreno ondulato. Ma si tratta di un pezzo di storia e giocarci sopra non è solo gratificante ma fa sentire parte di un racconto lungo centosessantacinque anni, là dove tutto è nato. Là dove nulla è stato toccato, là dove l’erba si è fatta monumento a quella passione che coinvolge il mondo intero. Il football, nato nelle periferie inglesi nei pressi di una valle che incanta. Là dove tutto è cambiato intorno, ma la memoria è rimasta viva. Un diario di emozioni che ognuno porta per sempre con sé, una volta calpestata l’erba verde di Sandygate.

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La storia dello stadio di calcio più antico del mondo. Che è anche in pendenza

Lucio Rizzica