Dalla Juve al Toro: la maturazione granata di Iago

Serie A
Iago Falque esulta con la maglia del Torino
TURIN, ITALY - OCTOBER 02:  Iago Falque of FC Torino celebrates after scoring the opening goal during the Serie A match between FC Torino and ACF Fiorentina at Stadio Olimpico di Torino on October 2, 2016 in Turin, Italy.  (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Di gol in gol, Iago Falque meglio di Adem Ljajic anche grazie alla grinta di Mihajlovic. Lo spagnolo è alla ricerca della consacrazione in granata dopo un'esperienza nella Juventus Primavera

Se a soli 11 anni hai la possibilità di scegliere tra Barcellona e Real significa che tanto scarso non sei. "Iago, eliges (scegli) al Madrid" gli sussurrava la madre, con tono di chi ne sa. Perché lei, politica e portavoce del PSOE nel senato, era cosciente di quanto sarebbe stato tutto più facile, per una semplice questione di residenza. Ma il giovane gallego ha sempre e solo avuto il blaugrana in testa, questione di cuore ma anche di... idoli: in cameretta aveva il poster di Rivaldo. Incollato alla parete. E Barça fu nonostante le richieste assai pretenziose del padre: un lavoro con stipendio fisso, un appartamento adeguato per vivere con suo figlio, un taxi ogni mattina e biglietti d’aereo per la madre perché potesse andare e venire. E con soli 11 anni e sponsorizzato dalla Umbro già da tre, Iago Falque è diventato - al tempo - l’acquisto più giovane della Masia fuori dalla Catalunia. Iago gioca bene e vince tanto, in tandem con l'amico Bojan. Ma non convince chi di dovere perché 'fragilino e poco costante'. Luis Enrique e Guardiola non ci puntano e la chiamata giusta arriva dall'Italia.

Il bianconero della Juventus - "Iago, vieni alla Juve". Secco alza la cornetta, Ranieri lo aspetta. Perché nello spagnolo vedono quel che di raro, piuttosto unico nel suo genere. Baricentro basso, tecnica, velocità di esecuzione. Di colpi ne avrebbe tanti, tiro a giro 'alla Del Piero' compreso, ma troppo spesso gli resteranno in canna e… pace: trenta partite con la Primavera e quindici gol non bastano per la conferma. Sarà per la prossima? Maturerà?

Un Rayo di felicità - Almeria, Villarreal, persino Tottenham. Niente. Il giovane Iago si diverte e fa divertire solo qualche anno dopo nel Rayo Vallecano di Paco Jemez e Larrivey con ben trentuno gare giocate, tre gol e tre assist. Consacrazione personale e salvezza conquistata dal sapore di una Liga vinta. L'Italia chiamerà ancora, il Genoa di Preziosi lo riporta a pochi chilometri di distanza da dove, giovane, si allenava in bianconero. E Il rossoblu grifone gli dona che è un piacere tanto che Iago - in appena in un anno - si conquista il volo per Roma a suon di reti (13, record personale tra i professionisti) e numeri da favola: l'As Roma una vera e propria occasione capitale per la sua carriera. E? Flop. Tant’è che resterà solo un esperienza di passaggio.

Colpo Torino - Il salto vero e definitivo si colora di granata. Torino? Sì. Ma non Juventus. Torino Torino, e basta. In estate il club di Cairo era più che mai convinto, idee chiare, sul mercato: prendere sia Ljajic che Iago. L’ok del secondo arrivò in poche ore ma il primo sembrava tentennare indeciso. Ljajic meditava, corteggiato da più squadre; Iago aspettava, come se il suo destino fosse strettamente legato a quello del serbo perché o entrambi o niente. Ma la ‘promozione’ due in una (trattativa) alla fin fine funzionò. Adesso il Toro va, sesto a 25 punti dopo 14 partite. Vola grazie ai gol proprio del talento Ljajic. E Iago? Altro che ‘promozione’, è l’ennesimo affare del direttore sportivo granata Petrachi: tanto che lo spagnolo adesso segna più del ’10’ Ljajic con già sette centri.

Fattore Miha - Parte del merito va al ‘sergente’ Miha che per spronarlo in Toro-Chievo ha dovuto mandare a scaldare Boye, come ha confermato lo stesso Iago a fine partita: «Ho visto che Mihajlovic stava facendo scaldare Boyé. No, io non stavo giocando molto bene e la mossa dell’allenatore mi ha dato la scossa». Il secondo gol al Chievo, nel corso del 14.turno, è stata poesia vera: tiro ad effetto un po’ alla… Del Piero. A fine partita Mihajlovic ha spiegato ai microfoni di Sky: «Quando Suso ha fatto un gol del genere per il Milan nel derby con l’Inter settimana scorsa, il direttore sportivo Gianluca Petrachi mi ha detto che quello è un gol alla Iago Falque. Io però gli ho risposto di no, perché quei gol lì finora Iago li aveva fatti solo in allenamento. Finalmente ha fatto vedere a tutti certi numeri anche in partita». Finalmente maturato? Appuntamento a fine stagione, e l'ultima parola sarà quella di Iago.