Calcio, meno tifosi allo stadio. Ma non per la Tv

Serie A
Secondo i dati, gli spettatori per partita sono stati in media 21.457, il 4% in meno rispetto al 2010-2011 (Getty)
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Secondo una ricerca dell'Università Cattolica e della Fondazione per la Sussidiarietà, i motivi sono la bassa qualità del gioco in campo, l'organizzazione della competizione, le istituzioni di controllo che non vigilano abbastanza e gli scandali come Calciopoli e Scommessopoli

Pochi spettatori allo stadio? La colpa non è della tv. Secondo una ricerca dell'Università Cattolica e della Fondazione per la Sussidiarietà, i motivi del calo sono la bassa qualità dello spettacolo in campo, dell'organizzazione e gli scandali come Calciopoli e Scommessopoli.

Secondo l'analisi, nel girone d'andata della Serie A gli spettatori per partita sono stati in media 21.457, per una copertura del 55% dei posti disponibili, ben il 4% in meno rispetto alla stagione 2010-2011. Cifre che fanno preoccupare se paragonate alla situazione prima di tutto di Inghilterra e Germania, ma secondariamente anche di Spagna e Francia, dove gli stadi vengono riempiti per il 90% dei posti.

Cala anche la pay tv - Il calo degli spettatori, secondo la ricerca, non è dovuto solo alla massiccia copertura mediatica del calcio. Questo perché, negli ultimi anni, è stato registrato un calo del 4% anche nell'audience del campionato italiano per quanto riguarda la pay tv. Restano i picchi d'ascolto in occasione dei match più importanti come Juventus-Inter, vista su Sky e Mediaset da oltre 3 milioni e 700.000 persone, pari al 13,53% di share.

La qualità dello spettacolo è bassa - La ricerca ha indagato i motivi della disaffezione verso il calcio, formulando tre ipotesi. La prima è quella estetica, dovuta al deterioramento della qualità dello spettacolo fornito in campo e alla mancanza di servizi adeguati negli stadi che per il 44% sono stati costruiti prima del 1949.

L'organizzazione e le istituzioni di controllo - La seconda è di natura "organizzativa": le società calcistiche italiane non si sono dimostrate all'altezza dell'organizzazione dello spettacolo e le istituzioni di controllo non avrebbero saputo garantire una efficace vigilanza sul sistema calcio. In Italia l'anomalia, rispetto al resto d'Europa, è rappresentata dal fatto che i ricavi dipendano per il 60% dai diritti televisivi e media. Una circostanza che si è rivelata fattore di rischio per la tenuta del sistema stesso. Aumentano i fatturati, ma anche i casi di società professionistiche che non vengono iscritte o subiscono penalizzazioni per mancato rispetto delle norme sul fair play economico (56 punti di penalità nel 2014/15 rispetto ai 28 del 2013/14 e ai 24 del 2012/13).

Calciopoli e Scommessopoli - La terza e ultima ipotesi, avanzata dalla ricerca, è quella "etica": i ripetuti scandali, come ad esempio Calciopoli e Scommessopoli, hanno prodotto una crisi di credibilità del sistema e una perdita di fiducia del pubblico.